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De-constructing University* - Due buone notizie

De-constructing University* - Due buone notizie

#Differenze – Gli atenei italiani, tristemente noti per la scarsa attenzione verso gli studi di genere, non scoraggiano gruppi di studenti e studentesse che, insieme ad alcuni professori, cercano di cambiare lo stato delle cose.

Giovedi, 10/04/2014 -
Chi pensa che le Università italiane ignorino gli studi di genere ha ragione. Lo dicono i numeri: esistono solo 57 corsi, quasi tutti attinenti all’area umanistica e sociologica (impartiti da docenti che sono per l’87% donne) che costituiscono lo 0,001% dell’offerta formativa complessiva attiva negli atenei italiani. Questi dati e molti altri sono contenuti nella ricerca condotta da Francesco Antonelli, Giada Sarra e Roberta Sorrentino, che fa riferimento all’anno accademico 2011/2012 ed è piena di spunti interessanti. Ad esempio è da rilevare che l’Università di Bologna da sola copre il 64% dell’offerta universitaria di gender studies, il che rende ancora più evidente quanto siano carenti gli altri atenei. È noto però che, anche nei momenti di maggiore difficoltà e silenzio, è nei luoghi deputati alla condivisione e alla trasmissione del sapere che qualcosa ancora vive e ribolle. E così, fuori da ogni schema precostituito o calato dall’alto, gruppi di studenti e di docenti si danno da fare e creano occasioni di confronto e dialogo sulla teoria queer e sui gender studies, ritenendoli, a ragione, molto stimolanti per chi intende leggere e vivere la contemporaneità partendo dal corpo e dai suoi desideri. Qui due esempi di iniziative partite dal basso (o per meglio dire dall’alto di una consapevolezza), non senza difficoltà.



Oggi a Torino al via un nuovo ciclo di seminari sugli studi di genere, organizzati dal collettivo Altereva con il patrocinio del CUG dell’Università (Comitato Unico di Garanzia, versione rivisitata del vecchio Comitato Pari Opportunità) in continuità con un percorso avviato dallo stesso collettivo nel 2012. A seguito del primo ciclo era stata presentata una petizione al Senato Studenti dell’Unito che aveva suscitato apprezzamento per l’iniziativa ma che, di fatto, non ha prodotto alcun cambiamento. Nessun corso ufficiale attinente all’area dei gender studies è stato inserito nell’offerta didattica dell’ateneo. Il collettivo Altereva ha deciso di andare comunque avanti e in questo nuovo ciclo di incontri si tratteranno temi di stringente attualità come il transgenderismo, l'intersessualità, il sex-working. Tutto organizzato senza il minimo aiuto da parte dell'Università, che sembra non gradire o quantomeno ignorare questa iniziativa. Le iscrizioni di studenti provenienti da molte facoltà differenti, sono oltre settanta e potrebbero anche diventare di più. “Avevamo richiesto un’aula grande, da un centinaio di posti” – spiegano dal collettivo – “ma al momento non ce l’hanno concessa e ne abbiamo una da cinquanta. Molti potrebbero restare in piedi”. E se il problema dell’aula forse si risolverà in corso d’opera, nessuna risposta ufficiale è arrivata sul riconoscimento di crediti formativi per la frequenza di questo ciclo di incontri. Alcuni studenti proveranno a farle passare sotto il cappello “attività altre”, ma quasi nessun Consiglio di corso di laurea ha deliberato la sicura assegnazione di crediti formativi. In altre parole, molti studenti potrebbero ritrovarsi ad aver seguito un ciclo di seminari solo per cultura personale, come se il corso formalmente non esistesse, pur svolgendosi in un'aula dell'Università.



Idee seminate e fiori che sbocciano: la primavera queer esploderà dal 28 aprile fino al 9 maggio a Chieti, grazie all'iniziativa di un gruppo autonomo di studenti e studentesse dell’Università D’Annunzio, che fanno parte dei collettivi “Laboratorio Le Antigoni” e “La Mala Educacion”. Hanno risposto ad un bando del 2013 per le attività socio-culturali degli studenti, presentando un progetto di autoformazione, incontro e discussione intorno alla teoria queer. Il progetto è stato selezionato e finanziato nonostante loro abbiano scelto, al momento della presentazione della domanda, di restare autonomi, auto-organizzati ed estranei alle gerarchie evitando di costituirsi in un’associazione. Questa scelta non ha reso loro la vita facile. Per presentare il progetto, hanno dovuto raccogliere cinquanta adesioni da parte di altri studenti (e lo hanno fatto ad agosto visti i tempi del bando), necessarie per sostenere la validità dell'idea e avallare la loro candidatura come soggetto proponente. Il programma del corso, a cui verranno attribuiti dei crediti formativi (sicuramente da tutti i corsi di lettere, beni culturali, filosofia, scienze della formazione e psicologia) lo hanno preparato insieme, scegliendo i docenti, alcuni noti a livello internazionale, tra i propri contatti personali e le suggestioni provenienti dai testi della loro "piccola biblioteca queer". 





*Chiunque, appartenente a un collettivo universitario o gruppo auto-organizzato, desideri parlare della situazione del proprio ateneo rispetto allo studio delle tematiche di genere e/o volesse raccontare delle attività che il suo gruppo svolge, può contattare la redazione di Noidonne scrivendo alla nostra pagina Facebook o alla mail silvia.minavagante@gmail.com.



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