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Davide contro Golia

Davide contro Golia

è davvero la storia di Davide contro Golia quella di Aldo Bozzi: un solo piccolo avvocato contro la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell' Interno. Chi avrebbe mai detto che ce l' avrebbe fatta?

Domenica, 29/12/2013 -  Otto anni. Otto anni di discussioni, critiche, definizioni discutibilmente connesse alla fauna, ma soprattutto otto anni di infantile scaricabarile e deviazione dell’attenzione. E alla fine, quando tutti sono distratti dalle già fissate e consumistiche luci di Natale da un lato, e dall’elezione fin troppo democratica di un nuovo temporaneo leader dei democratici, ecco che appare sulla scena un 79enne avvocato milanese che, piccolo passo dopo piccolo passo, fa annullare quello che i parlamentari succedutisi sulle poltrone in otto anni non sono stati capaci di modificare: una legge elettorale che meritava di essere macellata al suo primo natale. È davvero la storia di Davide contro Golia quella di Aldo Bozzi: un solo piccolo avvocato contro la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Interno. Chi avrebbe mai detto che ce l’avrebbe fatta? Chi avrebbe mai detto che l’ipertrofica burocrazia italiana sarebbe riuscita ad arrivare a tanto? È proprio vero che non c è limite all’incredibile.

Ma l’ironia è che, dopo questa eclatante e altresì storica pronuncia della Corte Costituzionale italiana, i politici e i parlamentari italiani non fanno passare un secondo prima di tornare a discutere. Probabilmente perché l’unica cosa che sanno davvero fare bene è discutere. E allora via a dire quanto la Corte abbia fatto bene o male, via ad urlare quanto chi siede sulle loro belle poltrone dovrebbe alzarsi perché illegittimo, via a precisare che se è illegittimo uno sono illegittimi tutti, compresi gli stessi giudici che quella pronuncia l’hanno scritta, via a rilanciare la palla su quale legge elettorale sia in vigore adesso (dimenticando l’ovvio, tra parentesi, e cioè che la Corte non ha annullato l’intera legge ma solo una parte di essa), e soprattutto via ad invocare nuove elezioni, subito.

Bisogna dire che quest’invocazione è, negli ultimi anni, assai ricorrente: non si fa in tempo ad uscire dalla cabina elettorale che subito c’è chi invoca nuove elezioni. Non credo proprio che fosse questa l’idea dei padri costituenti: saltellare da un’elezione all’altra. Ma non sarà perché i politici italiani riescono davvero bene ad estrinsecare le loro doti solo durante la campagna elettorale? Sarà che evidentemente la propaganda elettorale è un modo particolare di discutere, anzi proprio di litigare, visto che non c’è giorno in cui qualcuno non mandi a quel paese (voglio essere garbata) qualcun altro. Campagne, propagande, proclami, promesse, per non parlare di contratti con gli italiani, spettatori impotenti e anestetizzati da una classe dirigente che ha perso di vista, ammesso che lo abbia mai saputo, qual è il suo lavoro. Che pensi che il suo lavoro è quello di utilizzare i mezzi di comunicazione di massa per litigare? Che pensi che il suo lavoro è quello di sfruttare al meglio i propri privilegi sociali ed economici, imbambolando il cittadino-spettatore con risonanti – solo nel nome – decreti del fare, governi delle larghe o chiare intese, nuove coalizioni, dei quali al povero cittadino- spettatore importa davvero poco?

Perché il cittadino-spettatore è quello che conta i centesimi alla cassa del supermercato, è quello che passa le ferie in casa ad aggiustare il termosifone rotto, è quello che le ferie non le ha proprio perché non ha un lavoro, o ha un lavoro irregolare, è quello che per pagare l’imu sulla propria casa, che ancora è in parte proprietà della banca, risparmia sui regali di natale per i suoi figli. È quello e tanti altri ancora. Il cittadino-spettatore è anche la moglie vedova dell’imprenditore suicidatosi per una cartella di equitalia. E cosa volete che gliene importi a quella donna della legge elettorale, o di un nuovo partito, o di una nuova coalizione? A lei non importa proprio nulla di infruttuose discussioni su chi deve fare cosa, perché lei ha bisogno che qualcosa si faccia.

Ma forse è solo un sogno, un vana speranza che qualcosa in Italia si faccia veramente. Aldo Bozzi ha vinto il suo ricorso, il suo nome verrà iscritto nei manuali di diritto costituzionale come l’uomo che ha fatto porchetta del porcellum, e poi? E poi chi ha – non ‘avrebbe’, ha – il dovere, l’incarico, l’obbligo lavorativo morale e sociale, di far andare avanti questo strano paese non farà nulla. A parte continuare a discutere. O magari inviterà Davide in Parlamento e gli offrirà l’ennesima poltrona.

C’è da sperare che l’Europa, o il mondo all’unanimità, decida di chiudere l’Italia e annetterci, che so, alla Slovenia. Perché, guardandomi intorno, dubito altamente che i precisi svizzeri ci vorrebbero, tantomeno gli austriaci, i francesi dell’Italia al massimo si prendono Carla Bruni, ed escludendo il Vaticano, il cui nuovo Papa probabilmente non ha mire imperialistiche per la ri-creazione dello Stato della Chiesa, rimane solo la Slovenia. Ma forse siamo talmente messi male che neanche loro ci adotterebbero.

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