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#Datecivoce: 4 donne su 17, non rappresenta l’Italia

#Datecivoce: 4 donne su 17, non rappresenta l’Italia

La lettera per Conte, Colao e alla task force per la ricostruzione: troppo poche le donne nei centri di decisione pubblica e collettiva

Lunedi, 13/04/2020 - Articolo di Daniela Poggio pubblicato il 12 aprile 2020 in La27maOra
“Basta”. E’ stato il grido unanime e un po’ esasperato che si è levato dai vari gruppi che si occupano a vario titolo e in misura diversa di parità di genere ed emancipazione delle donne di fronte all’annuncio della Task Force per la ricostruzione voluta dal Presidente Giuseppe Conte. Una levata di scudi corale che sembra davvero aver attraversato, seppur con sfumature diverse, il mondo femminile perché quattro donne su diciassette nomine davvero non lo si può accettare, soprattutto in una crisi che ha mostrato quanto le competenze, il senso pratico e l’attitudine alla cura delle donne possa costituire una risorsa preziosa e una leva per la ripartenza, non solo certamente ma anche per la maggiore resistenza da un punto di vista di salute. A pochi giorni distanza dalla lettera di Noi Rete Donne e NOIDONNE indirizzata a Cristine Lagarde e Ursula Von der Leyen per una Europa dei popoli solidale e delle donne, arriva ora direttamente dalla società civile un lettera indirizzata al premier per dare voce e rappresentanza a quella metà del Paese che insieme agli uomini, e forse più degli uomini in alcune dimensioni, ha “lottato, sopportato, subito, sperato e disperato”. E che può dare molto.

Qui il testo della lettera. Per firmare scrivere a datecivoce@gmail.com con nome e cognome

Lettera indirizzata a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio e al Governo. Per conoscenza a Vittorio Colao e ai componenti della “task force” per la ricostruzione.
L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza la forza ma anche la difficoltà del ruolo delle donne oggi in Italia. L’impegno in prima linea di infermiere, dottoresse, ricercatrici e farmaciste si è rivelato infatti da subito indispensabile per il nostro Paese, così come si sono rivelate determinanti per la tenuta sociale e la vita quotidiana le insegnanti, le volontarie, le lavoratrici, operaie e non, dei settori essenziali, dall’alimentare al sociosanitario, all’informazione, ai servizi pubblici.
Nelle famiglie, le donne si sono inoltre spese senza risparmio nell’accudire, curare, tranquillizzare, sedare le ansie degli altri oltre che le proprie, affrontando le nuove difficoltà di un lavoro di cura già abitualmente pesante e condizionante. Accanto a loro tutte le donne immigrate che sono presenti in tanti modi nella nostra società. Le donne hanno anche sofferto molto, certo per i lutti, la perdita del lavoro o per le preoccupazioni economiche, ma pure come vittime di quella violenza domestica che il confinamento ha solo peggiorato. Le donne, insomma, ci sono state in questa crisi, e hanno lottato, sopportato, subito, sperato e disperato. Insieme agli uomini, e forse, in alcune dimensioni, anche più degli uomini. Tutto questo, purtroppo, non ha trovato un’adeguata rappresentazione nei centri di decisione pubblica e collettiva.
Da più parti è stata osservata la mancanza di una adeguata presenza femminile tra i protagonisti politici e scientifici della crisi, rilevata in numerose occasioni, non ultima la nomina della Task force governativa composta da uomini per l’80%. Tra poco ci sarà il momento di ricostruire il Paese. Di certo, occorrerà affrontare enormi problemi economici, sociali, culturali, ci sarà bisogno di risollevare una popolazione disorientata, preoccupata, insicura.
Molti dovranno affrontare problemi di salute mentale e depressione legati sia alla gestione emotiva di una situazione così difficile sia alle preoccupazioni di carattere economico. Ci sarà quindi un enorme bisogno di cura che andrà affrontato con la stessa attenzione riservata all’economia, con competenze specifiche, senso di responsabilità e anche un sano “senso pratico”.
La crisi COVID-19 ha insegnato infatti come i problemi sociosanitari siano in grado di condizionare l’economia e viceversa. La ripartenza dovrà quindi avere questa maggiore attenzione, con il coraggio di sradicare i nostri meccanismi di riferimento, di avere uno sguardo nuovo nei confronti della scienza, della salute, della economia, della cultura, e della sostenibilità. In questo senso, il concetto di “cura”, storicamente relegata a dimensione domestica e familiare, deve quindi assurgere oggi come categoria interpretativa e salvifica del mondo, sia che si parli di persone, di economia, di scienza o di ambiente. In questa riscoperta di un nuovo approccio alla cosa pubblica, la voce di noi donne va ascoltata e considerata ad ogni livello decisionale. Non è un caso, ad esempio, che nei Paesi a guida femminile ci sia stata una risposta alla crisi COVID-19 mediamente più efficace, accompagnata a un’attenzione dichiarata al benessere psicologico e alla comunicazione, intesa anche come dialogo con i bambini e le bambine. Si è trattato infatti di un approccio femminile nato spontaneamente da chi questo tipo di cura l’ha praticata per secoli. Secoli in cui ci siamo emancipate, rompendo gli stereotipi in cui eravamo ingabbiate, ricoprendo via via incarichi sempre più importanti nella società, grazie alle nostre competenze, al forte senso di responsabilità e alla capacità di risolvere problemi pratici, spesso pagando un prezzo alto sia in termini personali che professionali. Una maggiore presenza femminile nei consessi politici ed economici nei quali si deciderà il futuro del Paese è quindi nell’interesse di tutti, e va riconosciuta: per il ruolo che abbiamo avuto e avremo nella crisi COVID-19 e per il diverso sguardo che sappiamo offrire, anche grazie a solide competenze che sono oramai sotto gli occhi di tutti e che non si possono davvero più ignorare.
La task force “Donne per un Nuovo Rinascimento”, promossa dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, è una iniziativa a cui guardare con apprezzamento, purché non sia l’ennesima iniziativa delle donne per le donne, ma un progetto delle donne per il Paese. Tuttavia, non basta. Chiediamo quindi che fin da ora, all’interno delle Commissioni e delle Task Force costituite e da costituirsi, si valorizzi il talento femminile e che sia inserito un adeguato numero di donne capaci commisurato alla rappresentanza femminile di questo Paese, che è la metà della popolazione. Quattro donne su diciassette, infatti, non solo è un mancato riconoscimento al patrimonio di competenze femminili, ma non offre nemmeno una rappresentazione della nostra Italia.
Vi abbiamo dato ascolto, ora #datecivoce

Annamaria Abbinante - Partner Reply; Emma Amiconi; Giovanna Badalassi, ricercatrice; Roberto Barbagli; Elisa Campra, architetto, paesaggista; Daniela Colombo;  Marzia Camarda, Consigliera Piccolindustria, presidente Verba Volant ; Mariolina Coppola, Presidente nazionale Soroptimist International; Valentina Dolciotti; Emanuela Girardi, Presidente POP AI ; Patrizia Ghiazza; Costanza Hermanin, ispiratrice Prime Donne; Paolo Iabichino; Alessandra Lomonaco; Monica Lucarelli, CEO di Passoni; Darya Majidi, founder Community Donne 4.0; Cristina Muccioli ; MariaCristina Origlia - Presidente Forum della Meritocrazia; Valentina Parenti, Founder Gamma Donna; Paola Poli, Founder women-security e coordinatrice donne dirigenti Aldai; Minerva Federmanager; Luisa Rizzitelli; Daniela Poggio; Luisa Quarta - Responsabile Gruppo Donne Manager Manageritalia; Elena Kathleen Santambrogio - VP people and culture Emea Discovery inc.; Katia Scannavini; Azzurra Rinaldi; Laura Zanfrini - CEO Zala Consulting; Stefania Mancino - Dottore Commercialista; Francesca Parviero - Board Member ; Patrizia Loiola - Esperta di Pari Opportunità; Laura Tosto - President & CEO at Datacontact Srl; Maria Chiara Roti - Managing Director Fondazione Ronald McDonald; Veronica Diquattro - Executive Vice President DAZN Sud Europa; Francesca Devescovi, CEO; Luisa Brembilla - Sales Executive; Irene Boni - E-commerce and Digital Executive; Mara Pilla, Dottore Commercialista; Giusy Cannone, CEO acceleratore di startup; Valentina Dolciotti, Founder & Editorial Director DiverCity magazine: Monica Martinelli, edizioni Settenove; Daniela Carlà, Noi Rete Donne; Tiziana Bartolini, direttora Noi Donne ; Federica Thiene artista artway of thinking; Marcella Mallen, Presidente Prioritalia; Monica B. M. Pontiroli, National Program Manager Prioritalia; Silvia Zanella - Manager, autrice; Francesca Maria Montemagno; Pari e Dispare; Rosanna D’Antona; Luisa Melara; Viviana Corsi; Luigia Mirella Campagna; Marinella Marino; Mara Giovannini; Carla De Bernardinis; Laura Tedeschini Lalli; Paola Codato; Elvira Grilli; Francesca Rocchi; Laura Barbieri; Roberta Berbabei, Presidente Ass. Culturale EOS; Amina Iacuzio; Flaminia Barachini

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