Login Registrati
Dalle ottobrate romane all'Indian Summer

Dalle ottobrate romane all'Indian Summer

Spigolando -

Ortensi Paola Venerdi, 02/10/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2015

Roma e l’America dei nativi, luoghi lontani per cultura, lingua e distanza chilometrica eppure incredibilmente legati da un filo verde forte come quello della terra e dell’agricoltura. Infatti eventi come le ottobrate e l’Indian Summer, in autunno, trovano le radici nella fine della vendemmia e nel raccolto presumibilmente di cereali. Nella Roma pontificia, in un tempo in cui - da Testaccio a Ponte Milvio, da San Giovanni a Monte Mario e Monteverde - orti e vigne partecipavano alla fine della vendemmia, a ottobre, di domenica e talvolta di giovedì, si faceva gran festa. Su carri e carretti i romani si preparavano per la scampagnata fuori porta alla ricerca delle fraschette, sorelle delle osterie e antesignane delle enoteche dell’oggi, che costituivano luoghi di bevuta, svago e allegria. Le donne si ornavano di fiori e, grazie al cibo e alle bevute, esplodeva il saltarello che le coinvolgeva con gli uomini in un ballo liberatorio pieno d’allegria. La tradizione vedeva ripetersi gli appuntamenti della giornata come riti consolidati: la danza, gli stornelli , il gioco a mora, gli alberi della cuccagna e il cibo che, protetto nei canovacci legati coi quattro pizzi del quadrato, comprendeva di base: gnocchi, funghi gallinacci, trippa, abbacchi e maccaroni.



Tutti piatti sostanziosi che andavano accompagnati al vino, anche novello, quale punteggiatura della festa. Infine il ritorno a casa firmato da quel chiasso e fermento che il nettare di Bacco garantiva a coloro che ne avevano fatto abbondante uso. Dei quartieri citati, tipici della festa, sicuramente Testaccio - e più precisamente Monte di Testaccio, discarica degli antichi romani dove i cocci di anfore formano una vera collina - costituiva il punto più significativo. Il montarozzo dei cocci, appunto, veniva usato per scavarvi delle grotte e conservarvi, al fresco, botti e damigiane di vino. Le feste, che qualche ricercatore collega a un ricordo degli antichi baccanali, sono proseguite fine alla fine dell’Ottocento circa, per lasciarci poi un messaggio legato alla bellezza delle giornate d’ottobre. L’ottobrata oggi evoca un cielo terso, il tempo tiepido, un tramonto dal rosa acceso e sfumature della natura che vanno dal giallo oro al marrone all’arancione al rosso vinaccio e ancora verdi intensi e sbiaditi; un tripudio e armonia di colori che Ottorino Respighi, il compositore che tanto amò Roma e le sue fontane, ha tradotto in musica. Una musica che chiudendo gli occhi come in un film ci racconta l’originale tavolozza delle ottobrate. Una musica che potrebbe fare anche da sottofondo a quelle immagini d’autunno che arrivano dagli Stati Uniti per la loro celeberrima “Indian Summer”, dove vediamo le foglie intrecciarsi in un sublime armonico rincorrersi di colori che emanano serenità e dolcezza e che staccandosi dai rami volano fino a posarsi per formare tappeti soffici e ricamati. Colori e tepori autunnali segnati poi alla vigilia dell’inverno da uno sprazzo d’estate, secondo la leggenda di San Martino, che divise il suo mantello con un povero per proteggerlo dal freddo ,determinando il miracolo del ritorno di sole, luce calore.







RICETTE

Gnocchi di patate, ispirandoci alle scampagnate. Bollire le patate di buona qualità, passarle fredde e mescolarvi farina (quanta ne assorbono, come dicevano le nostre madri) ottenendo un impasto compatto e morbido. Qualcuno ci aggiunge un uovo. Fare dei mucchietti, trasformarli in budelli col gioco delle mani e tagliare a quadratini facendo una fossetta col dito che, una volta cotti, aiuterà ad accogliere il sugo o di pomodoro semplice o con carne o guanciale. Aggiungere parmigiano o pecorino.

Gnocchi alla romana. Semolino cotto nel latte col sale; versato il tutto sulla” spianatora”, fatto freddare e tagliare a tondi, usando un bicchiere, mettere al forno con parmigiano e un po’ di burro.

Abbacchio. Alla cacciatora, a scottadito, braciolette a cotoletta, al forno, brodettato (cotto come uno spezzatino e alla fine ripassato per uno o due minuti in due o tre uova sbattute col succo di limone).

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®