Valore Lavoro - Le difficoltà ci sono, ma le possibilità non mancano. Intervista a Orsola Balducci, imprenditrice con il cuore
Ortensi Paola Domenica, 10/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013
“La terra è come un figlio! Provo per lei un senso di protezione”. La frase di Orsola Balducci trova nel complesso delle sue parole e delle considerazioni fatte in questa intervista una conferma e un’autenticità indiscutibile.
Orsola conoscendoti so quanto sia ampio e complesso il tuo lavoro che parte dalla terra e arriva fino ad un laboratorio di analisi AGRI-BIO-ECO. Un nome un programma!
È vero dirigo… in verità il verbo più esatto è lavoro per la mia terra e per il laboratorio che “ho ereditato” ma che negli ultimi anni ho fatto crescere ed espandere. E ne sono molto orgogliosa.
Descrivici questa tua impresa di certo complessa…
A Pomezia, in provincia di Roma, ho un’azienda che viene dalla mia famiglia, dove lavorava mio padre e in cui sono subentrata all’improvviso, quando sono venuti a mancare prima i miei genitori e poi mio fratello che se ne occupava in modo totalizzante.
Se capisco parli di un’esperienza improvvisa difficile e direi coraggiosa?
Guarda, mi faccio i complimenti da sola. Non credevo neanche io di riuscire a farcela. Invece eccomi qua, in crescita e proiettata nel futuro! Tra le altre cose che bisogna pensare è che gli aiuti comunitari di cui oggi ci gioviamo diminuiranno in breve e gli agricoltori che resisteranno saranno quelli che hanno individuate nuove strategie.
Azienda e impresa, un binomio straordinario..?
Tra proprietà e affitto l’azienda è di circa 280 ettari e l’indirizzo produttivo prevalente è la cerealicoltura estensiva, ma 20 ettari li considero il mio gioiello. Si tratta di un laboratorio all’aperto sperimentale di erbe officinali destinate alla farmacopea, settore in cui si va espandendo il lavoro del laboratorio. Siamo riusciti a creare una connessione importante tra mondo vegetale, ambiente e salute umana.
Quindi c’è una sinergia fra il laboratorio e la terra?
Il laboratorio è nato fra l’84/85 per le analisi agrarie e per tutto quanto riguarda il suolo. Col tempo si è andato allargando alle analisi ambientali e alimentari e, naturalmente, allargando lo spettro a quelle nel settore agrario e zootecnico. Adesso lo spazio dei dispositivi medici e della farmacopea in generale e degli integratori alimentari sono la nuova frontiera su cui mi sto cimentando e a cui la terra deve fare da supporto. La garanzia è di poter lavorare con erbe officinali nostre, certificate da una totale tracciabilità. Terra e laboratorio sono interdipendenti nel mio progetto.
Dalla terra al laboratorio quindi?
La terra la sento viva come un figlio e sento di doverla tutelare e proteggere facendola vivere, perché la desiderano in molti per specularci. Del resto la mia terra deve molto al laboratorio, che ha rappresentato un’officina inesauribile di informazioni e di stimoli. Si sono sviluppati contatti con università e con ricercatori. Terra e laboratorio sono uno in relazione o addirittura in dipendenza dall’altro. Sono un po’ come una clessidra.
Della terra parli con amore davvero…
Non esagero perché la terra ha bisogno di professionalità, di essere lavorata guardandola come una vera impresa che si adegua permanentemente ai tempi. Ma ha bisogno anche di passione, amore, cura, rispetto. Sentimenti come fattori d’impresa. Penso sia un privilegio oltre che una responsabilità. Per me la terra rappresenta anche tanti ricordi. Sento forti le mie tradizioni, ma è importante mantenerle, modificarle e svilupparne di nuove.
Torniamo al laboratorio ….
Come dicevo prima sono lì a lavorare e trascorro la giornata con i miei collaboratori. Lo considero, oltre che il luogo di lavoro, una famiglia allargata con tutte le dinamiche del lavoro e delle relazioni. Formalmente sono l’amministratore, poi c’è un direttore che è una giovane donna bravissima. Inoltre mi relaziono ad alte professionalità, frutto di lauree specialistiche come è ovvio che siano in un laboratorio come il mio.
Quante sono le donne occupate in azienda?
Le donne ad AGRI-BIO-ECO sono super maggioranza assoluta e, senza nulla togliere ai lavoratori maschi, assolutamente affidabili. Devo dire che le donne in generale sono importanti per la maturità con cui risolvono i problemi e le definirei più determinate degli uomini. Vedo che è così anche fra le imprenditori agricole, che mi sembrano più disponibili al cambiamento, più curiose anche verso metodi scientifici che vanno ricercati con uno sguardo sul mondo. Tornando al mio laboratorio le donne che vi lavorano sono davvero una bella squadra e le ringrazio di questo.
Hai accennato alle imprenditrici agricole. È interessante saperne di più…
Sono la vice presidente della Confagricoltura di Roma e provincia, ultimamente ho pensato di cercare di mettere insieme e organizzare le imprenditrici agricole del nostro territorio in sintonia con il lavoro nazionale che si va sviluppando. Per altro proprio ‘noidonne’ in uno degli ultimi numeri ha intervistata Marina Di Muzio, la nostra rappresentante nazionale.
Per continuare a parlare di caratteristiche al femminile cosa dici di questo nuovo impegno?
Per la Confagricoltura organizzare le imprenditrici sarà, sono sicura, una dote di inestimabile valore. Le donne sanno fare rete, sono disposte al cambiamento, come dicevo prima. C’è bisogno di sinergie, di confronti, di ampliare la propria visione che guarda all’agricoltura del mondo superando ogni gelosia del proprio orticello e a questo le donne sono sensibili. Non si vergognano di mettersi alla prova e neanche di sbagliare e ricominciare. Sono sicura che nel prossimo futuro le aziende gestite da donne si consolideranno in maniera autorevole.
Viviamo un’epoca difficile per lo sviluppo e per l’occupazione. Quali le tue considerazione di persona che comunica un ottimismo della volontà che rinfranca?
Non nego che ci siano difficoltà, e tante, ma partendo dall’agricoltura ritengo sia un settore che al di là di quello che si pensa può offrire molti sbocchi. Non si deve immaginare l’agricoltura come un mondo statico, questo proprio grazie alla ricerca e alla sperimentazione. Se oggi un giovane percepisce che si può proporre un nuovo modo di fare agricoltura, in questo si può puntare ad ottenere un reddito e contemporaneamente fare un lavoro che piace. È perdente chi rimane legato al passato. Se si ha fantasia e voglia di mettersi in gioco, allora si può essere vincenti anche oggi. Tra l’altro l’idea di multifunzionalità dell’agricoltura permette davvero di attivare la fantasia e pensare a più tipi di sviluppo imprenditoriale agricolo. Ai giovani, iniziando dai miei figli e nonostante siano ancora dei ragazzi, dico fate innanzitutto cose in cui credete e per cui volete lavorare. Riuscirete a raggiungere dei successi, ne sono sicura!
Lascia un Commento