Martedi, 08/03/2016 - Dalla storia di ieri le ragioni dei conflitti di oggi
In ricordo di Romana Guarnieri
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Questo 8 Marzo voglio festeggiarlo ricordando la parola quanto mai attuale, di Romana Guarnieri, storica e beghina, come lei stessa amava definirsi, ovvero una donna consacrata ma che non vive in convento.
Ormai sono un po’ di anni che è venuta a mancare, dal 23/12/2004 e ci manca, ma non sono venuti meno i suoi insegnamenti.
Romana Guarnieri raccomandava che per comprendere quanto sta accadendo oggi bisogna guardare indietro nel tempo. Riguardando alla storia, a cominciare da quella religiosa, che è ricca di episodi.
”Guardando le immagini della decapitazione del prigioniero americano ad opera dei terroristi islamici il mio pensiero è andato a quelle tramandate dall’arte sacra come quella di San Giovanni decollato. L’utilizzo di immagini forti per la trasmissione di messaggi è dunque stato usato con frequenza proprio per raggiungere il maggior numero possibile di persone. Non possiamo quindi parlarne come di un’invenzione odierna, quello che abbiamo oggi è solo il mezzo con il quale diffondiamo queste immagini che è molto più potente e ci permette di far circolare tutto più rapidamente”.
A questo punto la riflessione da fare assume un respiro più ampio.
”Quello su cui dobbiamo riflettere ora è che in realtà non ci rendiamo più conto che noi stessi usciamo da una storia fatta anche di violenze esibite al fine di far prevalere le nostre posizioni, e questo non dobbiamo dimenticarlo. Semmai quello che si può fare oggi è capire come superare tutto questo, ma non è facile perchè occorre un profondo cambiamento culturale”.
Così rispose ad una giornalista di Conquiste del lavoro che le chiedeva se era il caso di mostrare, come fanno, nell’era della comunicazione globale, tutte queste immagini violente, come la decapitazione, in diretta, del prigioniero americano ad opera dei terroristi islamici.
“Un viaggio a ritroso - mostra come l’uso della violenza come mezzo di trasmissione di determinate convinzioni sia sempre esistito.” Ha sottolineato Romana Guarnieri
.
Per Romana una possibile via d’uscita da questa spirale di violenza arriva da ciascuna/o di noi.
”Possiamo difenderci solo con una coscienza diffusa e praticata da ognuna/o basata sul convincimento che si può vivere insieme in pace senza uccidere una volta che invece uccidiamo e quindi legittimiamo l’uso della violenza creiamo una situazione nella quale ci fa gioco credere che quello sia il giusto mezzo per affermarci e per portare avanti le nostre idee, ma è solo una lettura strumentale”.
Romana Guarnieri aveva già 91 quando tracciò quest’ analisi lucida e attenta sulla violenza. Grazie Romana da tutte Noidonne.
Romana Guarnieri nata all’Aja, in Olanda, nel 1913, in una famiglia atea, da madre olandese e padre italiano, ha vissuto sempre a cavallo di più culture, di più mondi. Trasferitasi a Roma, dove si laurea in letteratura tedesca, incontra nel 1938 don Giuseppe De Luca, con cui avvia un lungo sodalizio spirituale e culturale. Collabora con lui alla fondazione delle Edizioni di Storia e Letteratura, occupandosi in particolare all’«Archivio italiano per la storia della pietà», che dirige a partire dal 1962, dopo la morte del sacerdote lucano. Di lui dà il primo profilo biografico (Don Giuseppe De Luca tra cronaca e storia, Bologna 1974, in seguito Cinisello Balsamo 1991), mentre alle proprie memorie dell’impresa comune dedica gli scritti sulla rivista «Bailamme» - la rivista di cultura e politica che ha riunito diversi intellettuali di diverse provenienze politiche- poi riuniti nel volume Una singolare amicizia. Ricordando don Giuseppe De Luca (Genova 1998). Numerosi e spesso fondamentali sono i suoi studi sul movimento del Libero Spirito nonché sulla storia della pietà e della mistica femminile, molti dei quali ora raccolti in Donne e Chiesa tra mistica e istituzioni (Roma 2004). I suoi “sguardi sull’oggi” dalle colonne di varie testate giornalistiche danno origine al suo ultimo libro. Con gli occhi di beghina (Genova 2003). Muore a Roma, alla vigilia di Natale 2004.
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