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Dalla parte delle/dei sex workers

Dalla parte delle/dei sex workers

Prostituzione/2 - Cosa dicono le persone che conoscono e vivono il mondo della prostituzione dal di dentro

Lunedi, 19/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

Pia Covre, la segretario del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute (CDCP), una associazione no profit fondata da prostitute e non nel 1982 il cui obiettivo principale è “dare aiuto alle persone prostitute”, è molto preoccupata e arrabbiata per come il Governo sta affrontando il fenomeno della prostituzione:



“Se dovesse passare il provvedimento ‘Carfagna’ la situazione sarà peggiore per tutti: sia per chi sceglie di prostituirsi sia per chi è vittima di organizzazioni criminali. E questo perché la norma che si vuole introdurre criminalizza le prostitute e i clienti ma non gli sfruttatori colpendo così i settori più deboli. Cercando di allontanare le prostitute dalla strada non diminuirà il numero delle/dei sex workers ma si nasconderà il fenomeno con il risultato che aumenterà lo sfruttamento perché i contatti con il mondo esterno - e quindi anche le possibilità di chiedere aiuto - si ridurranno sensibilmente. Si propone di vietare la prostituzione in strada e così si spinge chi si prostituisce negli appartamenti, dove chi è sfruttato lo sarà ancora di più, invisibile per forze dell’ordine e per gli operatori sociali. Invece c’è bisogno di proteggere i diritti di chi svolge il lavoro sessuale e di chi è prostituita, di integrazione sociale - sostenendo il lavoro delle associazioni -, di contrasto delle reti criminali.”

Covre si spinge avanti e chiede rispetto per le /i tante/i lavoratrici/ori del sesso che vorrebbero vedere riconosciuta la loro libera scelta: “ci sono persone che non desiderano cambiare attività e che non ritengono accettabile la linea proibizionista che le vuole rendere criminali”.



E la domanda di ‘sicurezza e decoro’ dei cittadini?

La prostituzione, così come la conosciamo nel contesto attuale, è uno degli effetti collaterali dell'economia mondiale e della globalizzazione e di come si è capaci o incapaci di gestirla. Ogni nazione ne porta la responsabilità. E’ un fatto che in paesi che hanno una politica più aperta e pragmatica verso questo fenomeno (Germania e Olanda ad es.) il numero di persone che sono sfruttate è più basso. Bisogna imparare a governare il fenomeno. Le associazioni che lavorano da anni su questo tema hanno proposto delle soluzioni che salvaguardano, allo stesso tempo, la libertà dei prostituirsi e la richiesta di sicurezza: si tratta di individuare nei territori delle aree da destinare a “zoning flessibili” dove si possa liberamente incontrare la domanda con l’offerta, dove ci siano i requisiti per proteggere l’integrità fisica delle/dei lavoratrici/ori del sesso, attivare un lavoro di riduzione del danno con Unità di Strada per la prevenzione sanitaria e per conoscere il fenomeno e il contesto in cui si deve agire.





Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute


Il CDCP svolge attività finalizzate al miglioramento della condizione di chi si prostituisce, per suscitare un dibattito volto al rispetto della dignità e dei diritti delle/dei sex workers, realizza interventi formativi per l'empowerment delle donne prostitute e per migliorarne la qualità di vita.

Si è posto come interlocutore per le forze politiche che vogliono la modifica della legge sulla prostituzione ponendo come linea di principio: la depenalizzazione della prostituzione, il divieto di controlli sanitari obbligatori e di schedature di qualunque tipo, la lotta allo sfruttamento e al traffico delle persone obbligate ai servizi sessuali, il riconoscimento e la protezione dei diritti civili per le lavoratrici sessuali. http://www.lucciole.org/



(N.A.)



 

(19 ottobre 2009)

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