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Dalla parte del gatto, vita e morte di Enrico Mattei in scena a Genova - di Stefano Villa

Dalla parte del gatto, vita e morte di Enrico Mattei in scena a Genova - di Stefano Villa

Programmate serate a novembre e dicembre

Martedi, 25/10/2022 -

Un etto come una porzione di pasta, un panino, o qualche piuma che dice il film di Alejandro González Iñárritu pesa come l’anima, 21 Grammi. Per cancellare il nuovo modello di sviluppo e indipendenza energetica dell’Italia 100 grammi sono bastati, però di esplosivo Compound-B nascosti sull’aereo di Enrico Mattei. La carica sistemata dietro il quadro strumenti nella cabina di comando è esplosa quando il pilota ha azionato la leva del carrello per l’atterraggio. L’aereo scrive Enzo Biagi “precipita in mille pezzi, in cinque secondi, sommersi dal silenzio e dal buio” ma… gli aerei non precipitano senza un motivo” rileva Giorgio Bocca.

È successo sessant’anni fa, il 27 ottobre 1962. Alle 18.40 nel cielo piovoso sopra Bascapè, piccolo paese in provincia di Pavia vola il bireattore Morane-Saulnier 760. Lo pilota Irnerio Bertuzzi, ex asso della Repubblica sociale italiana e famoso capitano dell’Aeronautica con molte medaglie. Trasporta Enrico Mattei e il giornalista americano William McHale, responsabile della redazione romana della rivista Time. Il pilota comunica alla torre di controllo di Linate di essere in arrivo, poi più nulla.
Quei momenti drammatici e oscuri, fra misteri e sospetti ancora non dissipati tornano nello spettacolo del Teatro dell’Ortica di Genova Dalla parte del gatto: storia di Enrico Mattei, regia di Mirco Bonomi e testo del drammaturgo Ivano Malcotti.
Interpretato dagli attori Andrea Benfante e Paolo Drago racconta il protagonista straordinario e controverso del rilancio energetico e di nuove relazioni internazionali per l’Italia. “Un’occasione nel segno della storia per andare oltre l’agiografia” dice Malcotti che ha svolto un lungo lavoro di ricerca bibliografica e di contatti con persone che avevano conosciuto Mattei. Per Bonomi “l’intento è far conoscere un personaggio eclettico che grazie alle sue indubbie capacità fa carriera ovunque, senza mai mettere al centro l’interesse personale, corrompe anche politici di partiti diversi ma, in una contraddizione affascinante, sempre con un ideale di bene comune. Un uomo fuori dagli schemi che sosteneva l’uscita dalla NATO dell’Italia, che immaginava l’Italia a capo dei paesi non allineati insieme a Nasser, a Tito, a Fidel Castro pur non essendo assolutamente comunista.”. Sul palco un giornalista intervista Mattei sulla sua vita: da fattorino a direttore di una conceria in quattro anni, imprenditore a Milano che inizia con due operai diventati venti in tre anni. Gli ambienti della Cattolica dove incontra Dossetti, La Pira, Fanfani, Falck. La Resistenza, nel 1944 nel Comando generale del Corpo volontari della Liberta nel Nord Italia e alla Liberazione di Milano fra i sei capi con Parri, Longo, il generale Cadorna, Mario Argenton e Enrico Stucchi alla testa del corteo partigiano. Per Mattei “il patrimonio ideale della Resistenza deve essere la base della coscienza civile del nostro popolo, una scelta continua della lotta per l’indipendenza”.

Poi naturalmente la capacità imprenditoriale al servizio del Paese. Dovrebbe liquidare l’AGIP che nel fascismo ha trivellato molto senza trovare una goccia di petrolio, ma con l’aiuto del suo predecessore Carlo Zanmatti riapre un fascicolo secretato in guerra sui giacimenti di metano nel lodigiano e fa partire gli impianti, portando in pochi anni gas alle imprese e alle case. Nel 1953 è il primo presidente dell’ENI. Chiama al suo fianco Hjalmar Schacht, banchiere tedesco ai vertici finanziari nella Repubblica di Weimar, poi ministro dell’economia di Hitler, uscito nel 1951 dai processi ai quali era stato sottoposto. Schacht ha relazioni decisive che permettono all’ENI di stabilire rapporti con molti paesi del petrolio: è consulente di Nasser in Egitto, di Sukarno in Indonesia, di Nehru in India e lavorerà anche in Siria, in Iran, nelle Filippine, in Algeria. L’obiettivo è affrancarsi da quelle che Mattei ribattezza le Sette Sorelle, le grandi aziende angloamericane che si dividono il comparto petrolifero. Mattei fa saltare le vecchie logiche dello sfruttamento energetico. A partire dall’Egitto. “Con Nasser ci siamo intesi subito... L’ENI si fa carico delle spese di investimento, rischi compresi da rimborsare a metà solo in caso di esito fruttuoso delle ricerche…Nella nuova suddivisione si lascia il 75% al paese detentore dei pozzi e il 25% all’Italia contrariamente allo schema prevalente delle altre potenze petrolifere che facevano 50% a testa”. Impossibile fermarlo “se si convince che un’opera va realizzata in fretta per il bene del paese”. Da ragazzo aveva visto due cani enormi scacciare dalla loro ciotola un gattino affamato con zampate così violente da spezzargli la spina dorsale e Mattei nel ricordare la terribile scena dice “avevo già capito cosa volevo fare nella vita, soprattutto da che parte stare…dalla parte del gatto”.E dalla parte dell’Italia, ad ogni costo.

Così nel 1958 una delegazione Eni atterra a Mosca e firma un contratto: “Petrolio dall’Unione Sovietica in cambio di materiali e impianti”

Politicamente è una bomba e in Occidente non pochi definiscono Mattei “traditore della Nato”.

Inviso alle Sette Sorelle, alla mafia, a tanti per le sue idee politiche, Mattei è odiato anche dall’OAS l’organizzazione anticomunista francese nata nel 1961 contro l’indipendenza dell’Algeria. Tre mesi prima di essere ucciso riceve una condanna a morte, apparentemente proprio dall’OAS e arrivano altre minacce. Va in Sicilia dove l’Eni ha scoperto un giacimento di petrolio, per estrarlo serve il favore della popolazione e della politica locale. Mattei l’ottiene, ma sull’isola “si mette in moto il complotto che sarà fatale per la sua vita” nel volo di ritorno. Il ministro della Difesa Andreotti nomina una commissione d’inchiesta che esclude l’esplosione a bordo. “L’aereo ha preso fuoco solo al momento dell’impatto a terra” è precipitato “per un errore del pilota, le condizioni meteorologiche…, ma soprattutto le sue condizioni psicofisiche”

Per il Pm Santachiara al processo del 1966 la salute del pilota è “alterata visto che aveva una relazione extraconiugale con una dipendente dell’Alitalia” e “non è azzardato supporre che anche un tale stato di insicurezza sentimentale, di eccitazione passionale, abbia influito” sull’evento. La sentenza è non luogo a procedere perché i fatti non sussistono.

Fra dubbi e sospetti sul palco aleggiano le ombre di molte figure, fra cui il potentissimo e impenetrabile Eugenio Cefis, ex braccio destro di Mattei poi da lui licenziato e dopo la sua morte nuovo presidente ENI .“Un alto funzionario del ministero della Difesa” lo lega anche ai misteri della P2 scrivendo che fu lui a fondare la loggia e a gestirla “sino a quando è rimasto presidente della Montedison. Da tale periodo ha abbandonato il timone, a cui è subentrato il due Ortolani-Gelli”.

Trent’anni dopo si cerca ancora di far luce. Il 25 ottobre 1995 nelle salme riesumate di Mattei e del pilota Bertuzzi si ritrovano frammenti metallici con tipiche deformazioni da esplosione. Il Pm Calia scrive: “Le fonti di prova raccolte dimostrano che l’aereo venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè …è stato un triplice omicidio”.

Al processo partito nel 1999 l’accusa però, malgrado le 5.000 pagine d’indagine, 614 testi e 12 consulenze tecniche non riesce a dimostrare la tesi dell’attentato.

E siamo qui/nella storia di ieri/purtroppo qui/Stivale e misteri dice la canzone composta da Ivano Malcotti

Anche se nel 2012 la sentenza del processo sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro che indagava sulla tragedia del presidente ENI ha riconosciuto che Mattei fu vittima di un attentato.

Lo spettacolo va in scena alla Tosse il 25/10, al Teatro dell’Ortica il 2-3/12 e rappresentazione in Comune il 4/11 nel salone di Palazzo Tursi

www.teatrortica.it

 

 


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