Editoriale Aprile 2012 - 'L’obiezione di coscienza è diventato un fenomeno di massa non avendo incontrato alcuna opposizione da parte delle dirigenze sanitarie né tantomeno della politica'
Bartolini Tiziana Lunedi, 02/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012
Si fa avanti una nuova branca nella ginecologia: quella dei ‘resistenti’. Come altro definire i medici che si ostinano a rimanere non obiettori nonostante un vento, anzi una bufera, anti-abortista stia spazzando via uno ad uno i presidi ospedalieri in cui è possibile praticare l’interruzione volontaria di gravidanza o l’aborto terapeutico. La tecnica è subdola: erodere i presupposti su cui si basa l’applicazione della legge 194, a partire dalla decimazione dei medici non obiettori. Non si allude, naturalmente all’eliminazione fisica, ma al sottile e mai ufficializzato messaggio ‘se vuoi fare carriera o anche se solo vuoi vivere ‘in pace’ la professione diventa obiettore di coscienza’. I tagli lineari alla spesa sanitaria completano poi l’operazione sopprimendo reparti e chiudendo ospedali, magari assicurando sulla carta - e quindi solo formalmente - la possibilità di accesso all’IVG nel Sistema Sanitario Nazionale come prescritto dalla legge. Le liste di attesa per una lastra o per un esame endoscopico sono fastidiose se il controllo è preventivo e diventano insopportabili se l’esame è imposto da una urgenza, ma per affrontare un aborto il tempo per l’attesa non c’è. Non può esserci, perché è la legge ad essere perentoria e perché il tempo biologico non lo ammette, senza considerare la sofferenza fisica e psicologica che accompagna le donne in quella circostanza. Quante sono costrette a tornare alla clandestinità, oppure a cercare all’estero quello che in Italia non ottengono? Le statistiche ufficiali non forniscono dati, anzi neppure contemplano l’ipotesi che ciò possa avvenire. Da tutta questa complessità il Sistema Sanitario Nazionale non è neppure lambito, considerato che il ‘pacchetto’ legato alla salute riproduttiva e alla contraccezione, a chi non vuole figli e a chi una gravidanza la cerca, non è oggetto di particolari attenzioni. Cosa piuttosto singolare per un paese che brandisce la famiglia come una clava ogni volta che c’è bisogno di utilizzarla populisticamente, pronto ad ignorarla un attimo dopo se si tratta di passare dalle chiacchiere ai fatti. L’obiezione di coscienza è diventato un fenomeno di massa non avendo incontrato alcuna opposizione da parte delle dirigenze sanitarie né tantomeno della politica. Cosa ancor più grave, i medici non obiettori sono lasciati soli a condurre una battaglia che è ormai di prima linea. La loro è una autentica ‘resistenza’ alimentata da un credo profondo nel servizio pubblico oltre che da una ferrea tenacia. Questi ‘medici partigiani’ sono lasciati soli dal SSN, come se l’applicazione di una legge dello Stato, la 194, fosse una loro questione personale e non un compito precipuo delle strutture ospedaliere. Il 70% di obiettori è una realtà che spiega molto dell’Italia di oggi. A parte i credenti, che sono presumibilmente una minoranza degli obiettori, tutti gli altri non possono essere semplicisticamente liquidati come ‘cinici in carriera’. Il grande numero può ospitare un ampio campionario oscillante tra l’opportunismo e la superficialità, il disinteresse e l’ignoranza. Le responsabilità vanno rintracciate nell’inerzia della politica e nella inadeguatezza delle dirigenze, ma certamente i modelli che le istituzioni impongono non corrispondono alle esigenze delle donne. Sta a queste ultime trovare il modo più efficace per spiegare che così proprio non va. Magari il solo alzare la voce può aiutare a riflettere un po’ di più chi sta chiedendosi, davvero in coscienza, se obiettare oppure lasciar stare.
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