SOS Filosofia - L’esperienza umana e religiosa di Antonietta Potente, che dalla Bolivia interpreta il trascendente attraverso l’amore, la cura e la responsabilità per l’ambiente
Francesca Brezzi Lunedi, 17/10/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2016
Avevamo terminato l’ultimo SOS Filosofia con il titolo di un’opera di Antonietta Potente (Qualcuno continua a gridare. Per una mistica politica,La meridiana Molfetta 2008) proponendoci di prolungare il tema della mistica, parola ascoltata delle donne, nel contesto contemporaneo in cui essa assume altri significati. Antonietta Potente è una teologa domenicana, nata in Liguria, è stata docente di teologia morale presso l’Angelicum di Roma e a Firenze. Dal 1994 ha vissuto in Bolivia sperimentando una forma di vita comunitaria con famiglie indigene e insegnato nelle università di Cochabamba e La Paz. Sottolineo questa esperienza vissuta di Antonietta Potente, la sua scelta di condivisione sociale in un altro luogo, con l'altro da sé, gli altri da noi, da cui la sua stessa ricerca teologica e di docente riceve linfa, offrendo all’Occidente una sapienza nuova. Il piccolo testo a cui facciamo riferimento, come molti altri i suoi scritti, è uno scrigno prezioso di intuizioni, verità, scoperte, ricerca di autentica prassi.
Mistica politica può sembrare un ossimoro, ma Potente - che afferma con decisione di parlare come donna e come teologa - è lontana da una concezione di mistica come pratica di perfezione per iniziati, disegnando in positivo un ri-posizionarci all’interno della nostra storia contemporanea e della realtà che ci circonda per recuperare tutti quei dettagli - anche chiaroscuri - della vita che sono presenti nel nostro cammino quotidiano. Dobbiamo costruire la storia e le nostre storie con modalità diverse, osare scelte di giustizia, gesti innovativi e solidali fuori dai modelli ufficiali o dalle forme di pensare consolidate. Infatti, se la Chiesa si è sforzata di tenere la mistica lontana dalla quotidianità, ora la dobbiamo riscoprire quale una trama segreta per sentire il calore del vivere, risvegliando la passione per l’esistenza.
Non solo, ma la mistica è presente nella post-modernità, in cui può trovare il suo terreno più adatto, perché il nostro è il tempo frammentato, ambiguo, complesso, in cui convivono estremi e paradossi, e nella mistica si riscoprono antiche dignità, si riscattano le radici profonde della nostra identità e ci apriamo alle vette del trascendente: “nelle radici e nelle vette - come affermava Meister Eckart - , dunque tutto quello che implica Dio, ha lì il suo centro”.
Intesa in tal modo, la mistica politica rappresenta ed esprime un’esigenza etica: si rifiuta un concetto di spiritualità quale contrapposizione alla corporeità e in accordo con altre teologhe contemporanee, in specie latino-americane, Potente invita a comprenderla come azione di trasformazione della società; non, dunque, in senso ascetico, ma come energia, non come chiusura in se stessi, ma come vitalità che opera nel sociale.
Mistica, quindi, come spazio etico di diritti e responsabilità, di necessità e iniziativa, espressione della dignità, sotto forma di cibo, acqua, indumenti, identità partecipazione, lavoro, casa ed è significativo che in un altro testo (Un bene fragile. Riflessioni sull’etica, 2011) Potente inviti i lettori ad entrare nella dimensione etica come in una casa e nel testo ci accoglie nella sua casa in Bolivia, descrivendola nei dettagli che la rendono simile alle abitazioni di ciascuno di noi, casa quindi come allegoria della dimensione etica che unisce la materialità di essa con il suo senso spirituale e politico.
Potente - ancora in consonanza con la riflessione femminista del sud del mondo - manifesta una tensione per il sociale e una intenzione ecologica, che rivela una ulteriore dimensione dell’amore per gli altri: la studiosa disegna una ecoteologia dell’ambiente, non per seguire mode o “profumi attraenti di una new age post moderna”, ma anzi per reinterpretare alcuni concetti classici, apparentemente inusuali come cosmologia, che va intrecciata con la teologia, dal momento che questa ultima può e deve assumere anche il compito - arduo ed impervio - di offrire un contributo alle sfide concrete della contemporaneità, per esempio in relazione al problema del gas, e Potente disegna - temerariamente - una ‘teologia del gas’.
Ne deriva - altro nucleo del suo argomentare molto originale - un ecofemminismo, ossia l’amore, la cura e la responsabilità per l’ambiente: bisogna lasciar riposare la terra e farla germogliare di nuovo, prestare attenzione alla gestazione, alla gravidanza collettiva della natura, dare tempo alla terra di ricreare.
Un’esperienza singolare ed unica deriva dalla lettura della teologia di Potente, eppure universale da affrontare con profitto, tanti, infatti, sono i sentieri, infinita la ricchezza delle suggestioni, molti i temi urgenti affrontati che si intrecciano formando infine ‘un tessuto di tanti colori’, per riprendere il titolo di un’altra opera di Antonietta Potente.
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