Lazio/ Consultori - Una proposta di legge regionale stravolge i consultori e la loro filosofia, riducendoli ad ambulatori generici ed assistenziali in cui le donne sarebbero anche schedate
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2005
Una proposta di legge che, intervenendo sui consultori, intende minare alla base la 194. Di ciò si dibatte in queste settimane in vari luoghi nella Capitale. Di questo le donne della Regione Lazio sono costrette ad occuparsi nel terzo millennio. La questione che sta provocando tante reazioni e un livello di allarme altissimo è la proposta dell’amministrazione Storace di sostituire la vigente legge dei consultori con un’altra che stravolge completamente l’organizzazione, l’impianto, le finalità e la filosofia di questo servizio. Secondo la proposta di legge i consultori si ridurrebbero a luoghi di intervento genericamente assistenziale, sarebbero privati del fondamentale compito di informazione e prevenzione, gli operatori e le operatrici sarebbero obbligati a svolgere un ruolo di dissuasione nei confronti delle donne che si rivolgono al consultorio per chiedere l’interruzione di gravidanza (anche attraverso una sorta di schedatura), si insedierebbero dei comitati consultivi nominati dalla Giunta regionale in rappresentanza di associazioni sociali o sindacali che “perseguono finalità compatibili con quelle della legge”. Quali sono queste finalità? “Educazione al rispetto della vita umana fin dal concepimento”. Questo, ad esempio, è uno dei nuovi obiettivi attribuito ai consultori. Questa ipotesi, accanto ad altre che ampliano le possibilità di gestione per i privati e che consentono attività di consulenza a figure professionali esterne, prefigurano un tipo di servizio che stravolge completamente l’essenza stessa dei consultori e le ragioni che ne hanno consentito la nascita.
La mobilitazione delle donne in difesa della vigente legge regionale dei consultori non si è fatta attendere: dalle università, al sindacato ai quartieri il tam tam è cominciato e l’attenzione si è fatto subito altissima. Accanto alle molte iniziative spontanee attivate dalla rete delle donne romane, cominciano a giungere anche segnali a livello istituzionale, come l’iniziativa proposta di recente dal Comune di Roma e da Luisa Laurelli, consigliera comunale e presidente della Commissione consiliare permanente Politiche sociali e servizi alla persona. “La creazione dei consultori rappresenta una delle più importanti conquiste democratiche delle donne degli ultimi anni che oggi viene messa in discussione, anche se mai attuata nella sua pienezza. Basti pensare infatti che la legge prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti e che attualmente a Roma sono solo 51. Negli ultimi 5 anni ne è stato inaugurato soltanto uno nel quartiere Laurentino all’interno di locali di proprietà del Comune di Roma, mentre molti sono stati chiusi con pretesti di varia natura. Sappiamo che i servizi di prevenzione erogati all’interno dei consultori hanno contribuito ad una drastica riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza – continua Laurelli - ed oggi, a causa di mancati finanziamenti e ristrutturazioni, scarsezza delle attrezzature, blocco delle assunzioni, sono destinati ad una lenta morte per asfissia. Occorre ricordare che i consultori sono luoghi dove si pratica la prevenzione e dove le donne possono trovare sostegno grazie agli interventi rivolti alla menopausa, alla sterilità, all’educazione alla sessualità, e consulenza psicologica e psicoterapica. La nuova proposta dell’amministrazione Storace contrasta totalmente con la legge statale in quanto equipara i consultori pubblici a quelli privati tanto da proporre l’ingresso di associazioni private pagate con i soldi pubblici. Ciò sta a significare che i fondi, già oggi insufficienti, saranno ulteriormente ridotti e così le altre risorse necessarie al loro funzionamento. La proposta è inaccettabile anche perché i consultori sono l’unico luogo in cui è prevista la partecipazione, la consultazione e il controllo diretto degli utenti attraverso l’assemblea delle donne che promuove una procreazione libera e consapevole nel ‘rispetto delle convinzioni etiche di ognuno’, come recita la legge n. 15/76 attualmente in vigore. I consultori sono strutture uniche nell’offerta sanitaria nazionale e per questo tanto più preziosi e anche fragili”. Nella prestigiosa Sala della Protomoteca in Campidoglio, numerosi interventi hanno contribuito alla riflessione collettiva e hanno messo a fuoco l’impatto che la proposta di legge avrebbe sul servizio. “Questa proposta di legge nasce da una vera e propria ossessione della destra, che immagina le donne incapaci di intendere e di volere, quindi come soggetti che vanno guidati nelle scelte. Due gli obiettivi che esprime la proposta di legge che intende modificare la gestione dei consultori nel Lazio: la volontà di intervenire nell’autodeterminazione della donna per la maternità e di controllarla nella sua scelta attraverso gli operatori dei consultori”. Giulia Rodano, consigliera regionale non ha dubbi e sostiene che “la proposta non è modificabile in quanto non è condivisibile tanto nella premessa quanto nell’impianto. Sono entrambi l’opposto della logica della legge 194 poiché si pongono l’obiettivo di contrastare le donne ed interferire nel loro diritto alla scelta. Inoltre ponendo sotto controllo come previsto il lavoro degli opereratori si decreta la morte della loro professionalità”. Condivisa ampiamente dalla platea la convinzione che si tratta di una proposta inaccettabile e pericolosa che occorre fermare, anche perché, come ha ricordato Anita Pasquali, “i consultori sono un’invenzione delle donne, che hanno chiesto ed ottenuto un servizio a misura delle loro esigenze. Sono luoghi in cui si può costruire cultura in quanto, proprio perché opposto delle strutture di trasmissione dei saperi medici, sono luoghi aperti all’interlocuzione”. Un altro aspetto di più ampia visione politica lo ha sottolineato Mariella Gramaglia, Assessora alle Politiche per la semplificazione, la comunicazione e le pari opportunità, rilevando che “ci troviamo di fronte ad una modalità di legiferare del centrodestra che assume forme di ‘patologia istituzionale’ in spregio del corpus giuridico e del rispetto istituzionale”. La Gramaglia ha anche osservato, sotto il profilo istituzionale, di guardare “con preoccupazione a questa sorta di ‘parodia della qualità’ messa in scena declinando il concetto di controllo dei livelli di qualità al servizio dell’ideologia”. Mentre da più parti le donne ricordavano che il consultorio è l’unico servizio sanitario di tipo orizzontale che è ancora gratuito al quale certamente si rivolge un tipo di utenza che va tutelata perché è la parte più debole della società, Patrizia Prestipino, consigliera del XII Municipio ha sollecitato il centrosinistra a trovarsi unito contro questa proposta di legge “scellerata”, in difesa dei consultori pubblici che devono essere finanziati e messi in condizione di funzionare con priorità rispetto a quelli privati.
La parola - e le iniziative necessarie a tenere vivo, estendendolo, il dibattito e l’attenzione su questa pericolosa proposta - è ora al Comitato Promotore in difesa dei consultori che si è costituito e che ha già lanciato una petizione popolare cittadina che chiede di bloccare l’approvazione della nuova legge (punto di raccolta delle firme è la Casa Internazionale della Donna di Roma) e che pretende dai partiti del centrosinista di inserire questo argomento tra i punti programmatici nelle prossime elezioni.
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