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Dal serbatoio al piatto ...

Dal serbatoio al piatto ...

Donne & Consumi - ... mais, soia, riso OGM per tutti i gusti!

Conti Viola Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006

Sembra un paradosso, ma è sempre più difficile conoscere la provenienza di ciò che portiamo in tavola. Il rischio di nutrirsi di cibo geneticamente modificato è reale. Soia, mais, riso stanno entrando nei mercati europei, nonostante vi siano serie preoccupazioni derivanti dai possibili rischi per la salute umana nel lungo periodo. Il business non si può fermare e le biotecnologie impiegate nei diversi comparti produttivi sono una realtà che dovrebbe essere conosciuta anche dai consumatori. Dopo la Bayer, che da poco ha richiesto l’autorizzazione ex post per il suo riso Ogm LLRice601, è giunta la notizia che la Syngenta, la più grande industria di prodotti biotecnologici per uso agricolo, ha richiesto all’ormai famigerato Dipartimento per l’Agricoltura degli Usa e alle competenti autorità europee e sudafricane l’autorizzazione alla commercializzazione del suo mais Ogm. La richiesta copre praticamente ogni uso possibile: industriale, animale e umano. Studiato originariamente per migliorare la produzione di etanolo per autotrazione, il mais della Syngenta contiene un enzima (amilasi) che ne accelera la fermentazione e la cui dannosità per l’organismo umano è altamente probabile, in ogni caso non esclusa dalla documentazione fornita dalla Syngenta. Quella della produzione di biocombustibili è l’ultima frontiera nel settore delle energie rinnovabili e sta raccogliendo l’interesse di molti operatori economici visti i continui rialzi del prezzo del petrolio e il potenziale di abbattimento dell’inquinamento da biossido di carbonio che si potrebbe ottenere. Il problema è che le industrie biotech, pur avendo dimostrato ampiamente l’incapacità di controllare l’immissione di sementi Ogm nella catena alimentare e nell’ambiente, non vogliono lasciarsi sfuggire l’occasione di guadagno aperta dai biocombustibili e stanno tentando di convincere governi e autorità di controllo dell’innocuità del consumo di prodotti ingegnerizzati per avere un uso industriale e non alimentare. Il pericolo per i consumatori sarà, quindi, ancora più grande se verranno le autorizzazioni alla commercializzazione dei prodotti biotech, avvantaggiando solo queste ultime attraverso l’ottenimento di un salvacondotto contro le richieste di danni derivanti dall’inevitabile contaminazione. Il peso delle conseguenze, invece, come sempre, sarà sopportato solo dalla collettività. A questo punto, sarebbe opportuno che le autorità europee intervenissero, senza lasciare gli interrogativi ai consumatori, convinti magari di mangiare “sano”.

* Federconsumatori

(6 ottobre 2006)

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