Intervista a Nicoletta Braschi - La tournée con ‘Tradimenti’ di Harold Pinter si concluderà il 10 marzo a Napoli
Mirella Caveggia Martedi, 02/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010
Radiosa fatina di Pinocchio, diavolessa maliziosa nel “Piccolo Diavolo”, commovente nella divisa a strisce di “La vita è bella”, arcigna applicatrice nel “Metodo Grönhold”, Nicoletta Braschi al Teatro Carignano di Torino è il vertice femminile del triangolo di “Tradimenti”. Con la regia di Andrea Renzi e l’interpretazione di Toni Laudario e di Enrico Ianniello, la bella commedia di Harold Pinter, che scava negli inganni tessuti fra moglie, marito e amante di lei e amico di lui, ha aperto in prima nazionale la stagione del Teatro Stabile di Torino.
La lunga tournée si concluderà al Teatro Nuovo di Napoli con repliche dal 3 al 10 marzo.
Con quella grazia e quel sorriso l’attrice potrebbe dire ciò che vuole, ma il suo tocco nella conversazione è leggerissimo. Non vuole scalfire nulla e nessuno e non vuole essere sentenziosa. Non che lasci correre le cose intorno a lei, ma le lascia scorrere. Il suo riserbo è fermo, è giusto accoglierlo. Ma del suo lavoro e del suo pubblico, che non saranno mai oggetto di tradimenti, parla volentieri.
È meglio il palcoscenico o il set? “Sono a mio agio in entrambe le situazioni. Ma l’atteggiamento è diverso: per il cinema bisogna avere un’idea completa del personaggio e della storia, tenendo sempre presente che questa sarà ricomposta mettendo insieme segmento per segmento. A teatro si può portare avanti tutto il disegno in una sola volta complessivamente. Sulla scena si sperimenta il presente con il pubblico. Dal momento della prima comincia il viaggio, un lavoro di scavo, di verifica e di approfondimento insieme agli spettatori”. In veste di attrice mette più testa o cuore? “Quando recito applico tutto: corpo, voce, cervello, tranne i miei ricordi, gli stati e i moti affettivi personali”. Harold Pinter specchia nei suoi drammi le nevrosi e i difetti della società contemporanea. Quali non sopporta? “Non sono una grande osservatrice. Potrei dire che quello che mi piace poco è l’ipocrisia, la mancanza di un confronto in totale chiarezza”. Cosa si trova alla radice del suo amore per il teatro? “C'è l'emozione profonda che mi hanno sempre dato i classici . Il loro mondo di meraviglie mi ha spinto agli studi dell'Accademia”. E per quanto riguarda il cinema? Qual è il suo film preferito? “Il film di Max Ophüls ‘I gioielli di Madame de’ con Danielle Darrieux e Charles Boyer”.
Recita bene e con naturalezza, l’Accademia di Roma ha lasciato un segno. Alla domanda se sono più vicini al suo temperamento i toni cupi e drammatici o quelli brillanti e comici risponde (sottolineando la parola “umilmente”) che vorrebbe avere a disposizione l’intera la tavolozza dei colori per dosarli tutti.
Nata a Cesena nel 1960, è contenta dei suoi 49 anni e mezzo, perché l’alternativa allo scorrere del tempo non è migliore. L’impronta emiliana le è rimasta. Ha fatto di tutto per non perdere l’accento romagnolo (“cerco di mantenere un po’ della mia cadenza semplice”) e anche se l’estroversione non prorompe, non ha di sicuro propensione per la malinconia: “Per indugiare in questo stato non ho il tempo, che vorrei invece impiegare in tante cose ‘splendide’, come passeggiare, leggere, vedere dei film delle mostre, stare con gli amici…Non si finisce più”.
La fedeltà, che in questa commedia è assente, è un valore o come ha scritto Oskar Wilde è “mancanza di immaginazione”? “Pinter racconta a ritroso la storia di tre persone che si fraintendono spesso, ricordano male e che viaggiano su livelli paralleli dove un confronto totale è impossibile. L’autore non si pone mai con un atteggiamento morale. Io così ho affrontato il testo”. Ma a volte i tradimenti avviano unioni felici. “È vero, ma non si può giudicare. Ognuno è un caso a sé”. E i costanti tradimenti in politica? “Non saprei come esprimermi. Credo che agli ideali si dovrebbe rimanere fedeli. In politica forse non si dovrebbe tradire, non è come nella vita privata dove negli affetti, nelle amicizie, nel lavoro i soggetti si cambia”. C’è nella sua memoria un punto luminoso? “Tutta al mia infanzia, che continua farmi luce”. E adesso parliamo di Roberto Benigni, sfiorando solo il tema del lavoro, che è quello che le sta a cuore. “Per ora non ci sono progetti in vista. Per me e la mia formazione è stato un compagno di lavoro straordinario. In trent’anni abbiamo costruito molte cose insieme. Sono onorata di avere lavorato con lui”.
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