Lunedi, 03/03/2014 - Le sorti di un Paese dipendono da tanti fattori, da tante responsabilità, spesso difficili da individuare e soprattutto da assumere. Chi ci prova è ostacolato, anche quando tenta di farlo senza quell’onnipotenza che sembra caratterizzare il mondo politico. Nel caso in cui quest’ultima fosse invece ostentata, le bucce di banana su cui scivolare sarebbero certamente maggiori! Chi ha trascorso gli anni della giovinezza tra le manifestazioni del ’68, ora forse si trova a convivere con la perdita sempre maggiore dell’idealità. Non si può biasimare la disillusione dei giovani, la tendenza a consumare il peggio di questa maledetta cultura della “fuga dall’Io” attraverso sostanze che rendono il presente e il futuro apparentemente meno doloroso. Purtroppo per chi non lo sa o non ci crede, mai come ora il dolore potrebbe invece restituire all’essere umano quella dignità e quella coscienza pesantemente vilipesa da governi di menzogne e ripetute azioni asociali. La sequenza degli avvenimenti contraddittori, disdicevoli e violenti stanno colpendo l’anima individuale e di popolo. Mai come ora le persone non alterate da malattie degenerative o dall’uso di sostanze stupefacenti si sono sentite così in pericolo, o a dir poco seriamente preoccupate nel vivere in una realtà che sembra ignorare le norme basilari del rispetto reciproco o di una minima e sana progettualità sociale. Nella corsa alla sopravvivenza e all’individualismo sfrenato si dimentica che l’individuo è un’utopia se isolato dal suo contesto sociale. Si esiste perché qualcuno ci riconosce e viceversa. Purtroppo la logica dei poteri forti ama sopraffare la dignità delle persone, come se l’altro non fosse un riconoscibile, fino alla sopraffazione dei popoli. Il despota non nasce nel vuoto, e la simpatia che molti di noi possono ancora provare nel super uomo della politica, nel leader, o capo salva-popolo in difficoltà, ci dice soltanto quanto sia incontenibile il nostro disgusto, fino a eleggere la semplificazione e la mediocrità come verità assoluta. Una difesa molto pericolosa, perché la democrazia non si garantisce con movimenti populisti, semmai con una politica di “grandi architetture di massa”. La realtà è complessa e le invasioni militari che stanno umiliando il popolo ucraino dovrebbero farci riflettere molto seriamente sul pericolo di restare isolati.
A proposito di sostanze che permettono un senso di apparente benessere suggerirei a qualsiasi politico o governo di puntare sulla conquista della bellezza, come impulso verso sane difese e una riconciliazione con il senso del dolore, necessario nella vita. Ultimamente se ne parla anche seriamente della bellezza, da Sanremo con Fazio e Littizzetto fino alla vittoria dell’Oscar per il miglior film straniero con “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. L’arte può ancora salvare il mondo, se si scopre la sua grande potenza creativa. Altri Paesi ci riconoscono questo talento, e sarebbe utile iniziare anche noi ad accorgercene!
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