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Dal Libro dei mutamenti al palcoscenico

Dal Libro dei mutamenti al palcoscenico

“Entracte”, il lato oscuro del mondo - Con la sua ultima, impetuosa magia coreografica, Josef Nadj, acclamato coreografo francese di origine jugoslava, ha portato in Italia un esempio superbo e sconvolgente della ricerca più avanzata nel teatro danza

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2008

Con “Entracte”, la sua ultima, impetuosa magia coreografica, Josef Nadj, acclamato coreografo francese di origine jugoslava, ha portato in Italia un esempio superbo e sconvolgente della ricerca più avanzata nel teatro danza. Questa creazione, che lascia una scia di turbamento per la forza dell’espressione musicale e gestuale, figurava nel cartellone di “Teatro a Corte”, un nuovo festival inserito nel Patto per le attività culturali di spettacolo stretto fra stato e enti locali. La rassegna, alla sua seconda edizione (dal 30 giugno al 3 agosto) forse la migliore in Italia per ambientazione e qualità, sta richiamando dal teatro europeo meraviglie di visioni, suoni, colori degne delle incomparabili scenografie dei parchi e delle dimore sabaude in terra piemontese.
“Entracte”, che è stato allestito in un teatro della città di Torino per la complessità dell’apparato tecnico, è un’avventura scenica che si richiama al “Libro dei mutamenti”, un’antica raccolta letteraria cinese elaborato nei secoli e ispirata all’universo e alle sue diversità negative e positive. Josef Nadj porta in scena quattro musicisti e altrettanti danzatori (una sola donna, Cécile Loyer) per esprimere l’inesprimibile che si affaccia nella vita degli esseri umani. Dolore, impotenza, inquietudine, devastazione: è un impasto magmatico e devastante, evocato con impressionante energia. Convulsioni, contorcimenti, feroci intrecci e pause galleggianti: nella gestualità tutta scatti si percepisce l’inquietante proveniente dal lato più oscuro del mondo, le sue ambiguità, le crudeltà, gli inganni. Fuori del tempo, avvolta in un clima esaltato da sonorità inaudite e di violenta suggestione, l’azione si svolge in cubo nero che nasconde nelle sue profondità infernali intrecci di colpe senza scampo o redenzione. La predestinazione ineluttabile è suggerita sia dalle musiche impressionanti di Akosh Szelevenyl, sia dal movimento perfetto degli attori-danzatori, ora macchinoso e grottesco ora rarefatto fino all’astrazione pura, sia dalle immagini proiettate, indistinte e in continua trasformazione. Stile impeccabile e rifiuto di ogni volgarità, in questo aristocratico maestro della danza, che in tanto marasma offre limpidezza di stile e nitidezza della composizione coreografica, e che nella crudeltà di un racconto da incubo, convulso e atroce, sembra attingere alle vette più alte della spiritualità.
Teatri di strada grandiosi, delicate performance, mura di castelli che si mettono a suonare, spettacoli equestri ammirevoli, macchinari, fuochi, proiezioni stupefacenti persino una installazione lunga 50 metri, realizzata con alimenti dall’artista francese Dorothée Selz. C’è di tutto in questa vetrina regale. Il sito www.teatroacorte.it e la e-mail info@teatroacorte.it precisano tutti i particolari relativi agli spettacoli e agli eventi, in buona parte gratuiti, che il direttore della rassegna Beppe Navello sta portando sotto le stelle nel verde ad Agliè, Druento, Moncalieri, Pollenzo, Rivoli, Santona, Venaria reale.

(15 luglio 2008)

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