Cultura&Lavoro/3 - Continua la ricerca di chi sceglie la difficile strada della cultura. Gemma Messori si è trasferita all’Elba e coltiva il sogno di far vivere l’arte nell’Isola tutto l’anno
Antonella Iaschi Lunedi, 28/02/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2011
“C’è un giorno, nella tua vita, in cui puoi esprimere un desiderio, uno solo. Quello che non t’importerebbe fosse l’ultimo. Allora, quando avrai la certezza che sia giunto il momento, puoi chiederlo.” Questo l’inizio dello spettacolo di Gemma Messori “La notte dei passeri”. Per lei quel giorno è arrivato, il suo desiderio le ha trasformato radicalmente la vita. Nata in Venezuela, ha vissuto vari anni all'estero (Sud America, Spagna, Grecia). Dal 1991 al 2009 si è fermata in provincia di Modena dove è stata insegnante di ruolo di Lingua e Civiltà spagnola. Attualmente vive all'Isola d'Elba e fa l’attrice.
“Sono arrivata sull'isola due anni fa. Il primo anno passa senza che tu te ne accorga, soprattutto se hai deciso di reinventarti. Ho lasciato la scuola, il lavoro sicuro, per seguire quello che ritengo il mio ‘dono’ per gli altri...e se non lo fai a 50 anni, hai l’impressione che sia tardi. Si può ricominciare a qualsiasi età, ma quando senti che è il momento, meglio non aspettare. Che sarà difficile lo metti in conto. Ma anche stimolante. Non bisogna scordare che quello che si era costruito non va perso. Mantengo contatti sia d'amicizia che lavorativi dove vivevo prima, come qui fanno in tanti. Siamo ‘pendolari dell'arte’, ma privilegiamo l'isola dedicandole buona parte delle nostre energie. È un territorio che ha bisogno di emergere, non di vivere solo nella stagione estiva. Vogliamo che diventi un piccolo gioiello, un luogo magico per ambiente e stimoli culturali, e cerchiamo di farlo anche attraverso le associazioni del territorio. Io faccio parte di ArteElba, e grazie al lavoro veramente importante dell'amica Francesca Groppelli e di altre persone stiamo portando avanti il nostro progetto-sogno: unire artisti di vario genere, senza separazione di ruoli.”
Il sogno è una cosa, la realtà fa i conti con bollette da pagare e pasti da mettere insieme. Questo lavoro cosa ti offre di concreto per vivere?
Personalmente inizierò a breve un corso di teatro rivolto a donne. Credo nel teatro come mezzo di espressione privilegiato, che coniuga mente corpo ed emozioni. Il mio intento è regalare alle donne che faranno il corso e, successivamente uno spettacolo, la possibilità di esprimersi anche oltre quello che quotidianamente hanno la possibilità di fare. Senza giudizi e, nel momento di affrontare il pubblico, “protette” dalla finzione teatrale. C'è una frase, che da sempre anima il mio lavoro: l'attore è un corpo in scena che trasmette emozione. L'emozione al di sopra del virtuosismo tecnico, della perfezione formale, di tutto ciò che a volte diventa “stereotipo attoriale”. Con Francesca, poi, stiamo organizzando un laboratorio rivolto a ragazzi e bambini che risiedono sull’isola. Il laboratorio coniuga l'arte pittorica e plastica con il teatro e il movimento del corpo. Abbiamo in programma attività estive, per offrire ai turisti teatro e arte negli spazi naturali che l'isola ci mette a disposizione.
A due anni dalla tua decisione sei ancora convinta di aver puntato giusto?
Sì. Vivere su una piccola isola, reinventandosi a 50 anni, è una scommessa. Come ogni cambiamento, più è radicale, più è impegnativo. Qui il mondo d'inverno si ferma, si fanno progetti per la stagione che verrà. Ho passato il primo anno ad ambientarmi, a cercare, pensare, osservare. Ma l'isola, se ci approdi volontariamente, ti possiede, e dopo un po' decidi di metter radici nel suo mare, nell'aria. Le uniche radici di chi è, per nascita e per cultura, senza radici.
Quindi, a questo punto, ti senti parte della realtà locale?
ArteElba è realtà locale. Nata da un gruppo di donne è aperta anche a uomini e propone la collaborazione fra artisti di vari settori. Questo sfocia in lavori estivi e in inverno, regala momenti di unione. L'isola vive tutti i mesi dell'anno e la natura offre i suoi spettacoli anche quando le spiagge non sono affollate. Sono impagabili, le giornate di silenzio rotte dal rumore del mare e della pioggia. Sto scrivendo su questo. È ciò che so fare.
Se nella tua “notte dei passeri” tu potessi esprimere due desideri, l’altro quale sarebbe?
Vorrei che tutti avessero l'opportunità di passare qualche tempo su un'isola, fuori stagione. Capirebbero la differenza tra scrivere su face-book che “il silenzio avvicina all'anima” e viverlo quel silenzio. “Ti auguro tempo”, ho letto qualche giorno fa...e poi c'era l’elenco di tutte le cose che avresti potuto assaporare avendone il tempo. Ecco, questo si vive sull'isola d’inverno. Tempo. Anche per annoiarti. E ci si conosce subito, e “di più”. Capisci cosa vuol dire: “isola”. Capisci che quando è partito l'ultimo traghetto per il continente, sei su questo piccolo pezzo di terra, e fino a domani ci resti. E se perdi l'ultima nave per tornare, dormi fuori di casa. Quindi non puoi pensare di andare al cinema a Piombino, non potresti tornare a casa. È diversa, l'isola. Le persone sono più temprate che altrove. Hanno una coscienza diversa delle dimensioni, della durata delle cose. In tanti non siamo nati qui e vogliamo restarci, anche se è difficile. L'isola ci ha catturati. Allora proviamo a riunirci, per inventarci come vivere. E puntiamo sull'arte, perchè sarebbe la soluzione giusta. Noi restiamo qui, prigionieri volontari del nostro piccolo paradiso, e lo offriamo, arricchito dei nostri doni, ai turisti che vengono, assaporano i frutti, e tornano alle loro laboriose terre. Forse le possibilità sono proporzionali all'estensione della terra, e qui la terra è poca. Qui è mare, tutt'attorno. Possiamo solo creare.
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