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Dagli insulti 'all'Elogio'

Dagli insulti 'all'Elogio'

Svolta femminista? - L'autodeterminazione delle donne a dispetto delle intrusioni della Chiesa nelle questioni politiche, etiche e private.

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007

Il mese scorso 'noidonne' ha pubblicato una lettera aperta indirizzata a Benedetto XVI richiamando l'attenzione del Pontefice su alcune questioni, gravissime, che riguardano le donne: violenze di ogni genere subite ovunque nel mondo, l'indifferenza della società e dell'economia per la famiglia e la maternità vissuta in solitudine e senza sostegni. Questioni ignorate dal Papa perfino alla vigilia dell'8 marzo. Dopo pochi giorni, il venerdì di Pasqua, la donna è stata protagonista della predica del padre cappuccino Raniero Cantalamessa in San Pietro e della meditazione del biblista Gianfranco Ravasi in occasione della Via Crucis. Alla sorpresa con cui insieme a tante altre donne abbiamo accolto il messaggio che il Vaticano ha veicolato in una ricorrenza così importante per i cattolici, si è aggiunta la soddisfazione, condivisa con le amiche che hanno sottoscritto la lettera aperta, di aver preceduto quel messaggio. Resta aperta la questione dell'interpretazione di quelle autorevoli riflessioni, e i commenti dei giorni successivi hanno mostrato diversità di opinioni. Considerata la polemica aperta sulle questioni della laicità, la Chiesa ha voluto recuperare sul terreno dell'immagine ? Oppure, rivalutando la donna, ha inteso avviare una rivisitazione di alcune sue posizioni?
L'evocazione dell'immagine del "mondo di madri, di figlie e di sorelle" che "si stringe attorno a Gesù fino all'ultima sua ora" è stata attualizzata e resa viva dal paragone con le odierne sofferenze delle donne: "Accanto a lui noi ora immaginiamo anche tutte le donne umiliate e violentate, quelle emarginate e sottoposte a pratiche tribali indegne, le donne in crisi e sole di fronte alla loro maternità, le madri ebree o palestinesi e quelle di tute le terre in guerra, le vedove o le anziane dimenticate dai loro figli". Donne che non si vergognano di mostrare il loro dolore e che "testimoniano a un mondo arido e impietoso il dono della tenerezza e della compassione". Perchè, ci si domanda, a quelle stesse donne, esaltate quali portatrici di valori sacri per l'umanità, la Chiesa non riconosce il diritto di scegliere la maternità?
L'invocazione di "un'era della donna" in opposizione alle tante dedicate al maschio (homo erectus, homo faber, homo sapiens) è stata giustificata dal fatto che "la donna contribuisce a salvare la nostra società da alcuni mali inveterati che la minacciano: violenza, volontà di potenza, aridità spirituale, disprezzo della vita". Poggerebbe dunque nella sapienza e nella saggezza insita nel suo essere la richiesta di "fare più spazio alle donne": il loro agire non potrebbe che migliorare il mondo e la società. Perché, ci si domanda, la Chiesa, mentre invoca la liberazione della donna "da antiche soggezioni", contemporaneamente la ammonisce se in Parlamento o al governo col dialogo e il rigore morale cerca l'incontro tra le diversità?
Questo "elogio della donna" entra in rotta di collisione con le intrusioni quotidiane della Chiesa in tutte le questioni politiche, etiche e private che riguardano le donne, la loro vita e la vita che vogliono dare. Intrusioni che, per accenti e modalità, suonano come veri e propri insulti alla capacità di autodeterminarsi che le donne non hanno avuto in dono, ma che hanno fatto valere con grande fatica. Non mancheranno passaggi in futuro che ci aiuteranno a capire se il Venerdì Santo è stato solo una formale correzione di marcia o se invece qualche novità sostanziale è in arrivo. In ogni caso la petizione rimane aperta a chi volesse sottoscriverla su http://www.noidonne.org/index.php?op=appello&app=appello_papa

(8 maggio 2007)

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