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Dacia, Margherita e le altre

Dacia, Margherita e le altre

Libri/ “Come io mi voglio” - Nelle interviste di Giulietta Rovera, si compone un interessante affresco sociale sull’emancipazione delle donne

Giulia Salvagni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2005

“Ho partecipato a tutte le battaglie. Però non ho mai fatto cortei di femministe perché io amo l’uomo e quindi non ero d’accordo con quelle che volevano buttarlo via” racconta Valeria Moriconi, e c’è Selma Dall’Olio che parla dell’autostima: “Conosciamo bene i blocchi esteriori che impediscono di raggiungere l’apice della carriera, ma assai meno bene quelli interiori”. In “Come io mi voglio” la giornalista e scrittrice Giulietta Rovera raccoglie trenta interviste femminili unite a una galleria di ritratti-racconti di donne dello scorso secolo. Tale composizione sembra un grande affresco nel quale quasi non si distingue l’oggi dal ieri. È così che l’esperienza di Consuelo Suncin, compagna, musa e mecenate dello scrittore Antoine de Saint-Exupéry, sembra contemporanea a quella di Luciana Gentilini, moglie del pittore Franco Gentilini, o a quella di Ilaria Occhini, compagna di Raffaele La Capria.
Giulietta Rovera utilizza l’intervista come strumento di indagine sociologica e psicologica, come chiave per accedere ad un mondo conosciuto solo in parte. Un mondo abitato per lo più da donne famose, intelligenti delle quali tuttavia non si conoscono aspetti privati importanti. È interessante conoscere le motivazioni che hanno portato le protagoniste a scegliere i loro percorsi esistenziali, come l’innata giocosità di Lina Wertmuller o il gusto per il teatro scoperto poco a poco da Valeria Moriconi e ancora il piacere di narrare di Dacia Maraini, che inizia a scrivere raggomitolata su un letto a castello, poi in uno spazio ricavato dietro ad un armadio. Il grande successo di “La lunga vita di Marianna Ucria” arrivò dopo qualche anno. L’idea di quel romanzo, nata dall’osservazione di un ritratto di dama del Settecento e dalla lettura del diario di un nobile siciliano, venne ispirata dagli anni del femminismo.
“Ho incontrato Dacia Maraini la prima volta alla Rai, in viale Mazzini, quindici anni fa – scrive Giulietta Rovera -, parlammo proprio di discriminazione. Circolava a quel tempo una battuta: che la donna non aveva mai avuto la stessa riuscita del maschio perché non aveva mai avuto una moglie”.
Da quel dialogo nacque l’idea di una trasmissione andata in onda sulla prima rete della Rai in trentanove puntate dal titolo “Mogli e mariti”, condotta da Lietta Tornabuoni, e il primo abbozzo di questo libro. “Come io mi voglio” riserva alcune pennellate di colore anche ai partner, come Vitaliano Brancati, raccontato da Anna Proclemer, o Eugenio Montale, compagno di Maria Luisa Spaziani, ed ancora Massimo D’Alema, Marcello Mastroianni, Antonio Giolitti.
Rapporti, in alcuni casi, spontaneamente paritari al punto che non si usano i termini moglie e marito. Come quello tra il letterato Aldo De Rosa e Margherita Hack che racconta: “Ci si fa entrambi da moglie e marito: tra noi non esistono ruoli codificati. Lui poteva fare e faceva o non faceva. Ed io altrettanto”.
Rapporti, dove nonostante le differenze, si trova un sodalizio intellettuale fortissimo, come tra Goffredo Petrassi e la pittrice Rosetta Acerbi: “La musica è l’unica arte che riesce ad imprigionarmi e a fermare la mia fantasia, mentre la pittura ha sempre appassionato mio marito. Questo reciproco interesse per le scelte artistiche dell’altro ha fatto sì che il nostro incontro sia stato molto fortunato”.
Rapporti che invece hanno bisogno di crescere nel tempo e tra mille difficoltà, come quello tra l’attrice Ilaria Occhini e lo scrittore Raffaele La Capria, dove il lavoro di lei, le insicurezze di lui, la nascita della figlia hanno rappresentato altrettante realtà con le quali confrontarsi per maturare e giungere ad un equilibrio dove l’amore potesse esprimersi nel migliore dei modi.
In “Come io mi voglio” ciò che affascina, scorrendo il filo svolto dalla scrittrice, è la possibilità di osservare e di riflettere sui percorsi di donne intelligenti, coraggiose che, in un modo o nell’altro, sono riuscite ad auto-determinarsi raggiungendo traguardi significativi.

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