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Da Venezia a Roma, molte cineaste in campo

Da Venezia a Roma, molte cineaste in campo

Il Festival del cinema di Venezia sbarca a Roma per l'annuale rassegna promossa da ANEC Lazio e Fondazione per il Cinema. Una forte presenza al femminile in molte delle opere più interessanti

Sabato, 15/09/2018 - È in corso di svolgimento nei cinema romani Da Venezia a Roma 2018, la rassegna dedicata al Festival del Cinema di Venezia, giunto all’edizione numero 75.
Promossa da ANEC Lazio, l’associazione degli esercenti cinematografici laziali, con la collaborazione della Fondazione Cinema per Roma, la rassegna propone un’ampia selezione di titoli provenienti dalle varie sezioni del Festival veneziano, tutti in versione originale sottotitolata. Oltre 40 pellicole, spalmate in sette giornate di programmazione (fino al 19 settembre), in ben dieci sale cinematografiche della capitale, distribuite in diversi quartieri.
Come ogni anno, la programmazione sarà arricchita da incontri con registi e attori protagonisti dei film presentati.
Dal Concorso ufficiale proviene The Nightingale, dell’australiana Jennifer Kent, che ha visto il protagonista, Baykali Ganambarr, ricevere il Premio Marcello Mastroianni: bella sinergia tra una cineasta e un attore aborigeno. Dalla stessa sezione At Eternity’s Gate, anche qui un’eccellente prova attoriale, quella di Willem Defoe nei panni di Van Gogh, premiata con la Coppa Volpi.
Interessante poi la prova dell’ungherese Laszlo Nemes, Napszálita (“Tramonto”), con una storia all’interno della Storia – il declino dell’impero austroungarico. Dagli States, invece, arrivano First Man – di nuovo il binomio di La-la-land, Damien Chazelle alla regia e Ryan Gosling protagonista – e What You Gonna Do When The World’s On Fire?, sulla discriminazione perpetua verso gli afroamericani del Sud.
La sezione “Fuori concorso” ha proposto molti film interessanti, tra cui un rilievo particolare assume – nel momento politico che stiamo vivendo – 1938. Diversi, documentario di Giorgio Treves che, a ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali ad opera del regime fascista, ricostruisce questa terribile pagine della nostra storia.
Dalla sezione “Orizzonti” arrivano opere molto diverse tra loro: da La noche de 12 años, sulla dittatura in Uruguay, al film del disegnatore Gianni “Gipi” Pacinotti (Il ragazzo più felice del mondo), fino ad un altro documentario, Arrivederci Saigon, firmato da Wilma Labate, su una vicenda tanto ignota quanto sbalorditiva, quella di una band al femminile, Le Stars, che si trovò invischiata in una assurda tournée durante il conflitto nel Vietnam…
Altra epoca, altra terribile guerra, quella siriana: dalla “Settimana della critica” arriva Still recording, dei registi Sayed Al Batal e Ghiath Ayoub.
Proiezione speciale, poi, per Sembra mio figlio, di un’altra regista di gran valore, Costanza Quatriglio, una storia sull’immigrazione a metà tra fiction e documentario.
Infine, densa come di consueto la selezione di film proveniente dalle “Giornate degli autori”, tra cui merita in particolare segnalare Joy, di Sudabeh Mortezai, che racconta la durissima vita di una ragazza nigeriana coinvolta nella tratta di esseri umani.
La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, alla presenza di Laura Delli Colli, vicepresidente della Fondazione Cinema per Roma, Piera Bernaschi, presidente di ANEC Lazio, e Francesco Ranieri Martinotti, curatore artistico delle Giornate degli autori a Roma, è stata particolarmente vivace quando si è fatto cenno alla polemica sulla vicenda Netflix: l’assegnazione del “Leone d’oro” al film Roma di Alfonso Cuarón, prodotto dalla nota piattaforma digitale, ha suscitato forti critiche da parte di autori ed esercenti perché in tal modo il premio più prestigioso del cinema si fa “veicolo di marketing della piattaforma Netflix che con risorse ingenti sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale italiane ed europee”. Insomma, non dovrebbero essere inseriti in concorso a Venezia film che non sono destinati alla visione in sala, in conformità a quanto deciso dal Festival di Cannes.
Come sottolineato da Martinotti, Netflix non paga tasse nei paesi né diritti d’autore: un dato impressionante conferma l’iniqua posizione dominante raggiunta da questo come da altri colossi dell’economia digitale: nel 2017 i principali operatori (da Google a Facebook, da Amazon a Uber) hanno versato in Italia la miseria di € 14 milioni di tasse, mentre gli autori cinematografici ne hanno versati ben 240…

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