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Da Torino... Manifestazione da urlo - di Jolanda Bonino

Da Torino... Manifestazione da urlo - di Jolanda Bonino

Commenti dopo la manifestazione del 13 febbraio

Martedi, 15/02/2011 - È stato un successone. Che straordinaria la manifestazione di ieri 13 febbraio 2011, mobilitazione promossa dalle donne italiane, mortificate ed indignate dalla rappresentazione e dai discorsi sempre più umilianti e lesivi dell’immagine femminile ma anche furiose e determinanti nell’agire. Duecentomila persone a Milano, altrettanto a Roma, centodiecimila a Torino e migliaia e migliaia ovunque. Oltre un milione. E’ inutile che si cerchi di obnubilare l’evento, mistificando sul numero delle e dei partecipanti , è stato un successo reale, ovunque da incorniciare nonostante il Tg1 e altre reti lo abbiano messo in coda come qualcosa di trascurabile.

Del resto “la dignità è di tutti” , donne e uomini l’hanno urlato con foga e passione nelle 230 piazze in Italia e nelle 30 piazze straniere .

Nessun simbolo, nessuno striscione di partito, associazione o sigla sindacale, nessuna bandiera ed etichetta ma solo l’adesivo rosa “Se non ora quando” messo su giaccone o cappello delle manifestanti per rimarcare la spontaneità dell’evento e per dire che dietro di noi non c’era proprio nessuno, nè burattinaio che ci strumentalizzasse nè miliardario che finanziasse l’impresa.



C’erano però i politici, molti, tanti, impossibile elencarli tutti, ma come Di Pietro e Vendola , solidali ma discreti, tutti se ne sono stati in disparte perché lo sapevano, questa non era la loro manifestazione.

Per esempio a Torino, nessun politico ha cercato di posizionarsi per le telecamere, come di solito fanno, ma si sono limitati a salutare , guardando e fotografando da sotto i portici.



Abbiamo fatto tutto da sole. Siamo partite soltanto un paio di settimane fa e con un auto-organizzazione fantastica abbiamo fatto funzionare meravigliosamente il tam- tam on- line. Dopo le prime telefonate ed e- mail, dove invitavamo le donne a rispondere a questo degrado con una mobilitazione collettiva ecco che ognuna, nella propria città e nel modo più opportuno ha incominciato a contattare, notte tempo, un pezzo del proprio mondo, grande e piccolo, personale e professionale , politico e sindacale. Insomma tutta la rete delle nostre conoscenze è stata allertata e tutte abbiamo invitato donne di ogni gruppo, associazione , partito e sindacato ma anche gli uomini perché è con loro che vogliamo e dobbiamo costruire il futuro . Abbiamo aggregato gente di ogni età, status e colore politico. Abbiamo scritto su Facebook, su Twitter , sui blog, ovunque fosse possibile: insomma abbiamo tessuto una rete inestricabile , fitta , colorata e inviolabile.

Ed è proprio per questo che a Torino abbiamo preferito lanciare la mobilitazione chiedendo di portare in piazza, non le sciarpe bianche in segno di lutto come altrove, ma gomitoli ed ombrelli perché crediamo sia nato qualcosa che valga la pena valorizzare.

Abbiamo infatti voluto rendere visibile le nostra capacità nel tessere, nel disegnare e nell’unire le persone ed i gruppi, proprio ora , periodo in cui tutti si dividono, si sfaldano e spaccano il capello in quattro. Viceversa, noi, tramite i fili dei tantissimi gomitoli lanciati qua e là , a zig zag, legandoci una all’altra e unendoci tutte in una vorticosa e vivacissima rete, abbiamo dimostrato come sia possibile costruire una ragnatela di rapporti che potrebbe e dovrebbe far capitolare chiunque tocchi le donne!! Poteva sembrare una rete di fili ad alta tensione ma soprattutto era una rete di fili variopinti, a trama trasversale e diagonale, tipo filato Missoni che urlava “ premier DIMISSIONI” !!!

La rete raccogliendo ogni sfumatura e ogni grammatura di fili ha unito tante donne diverse fra loro, donne con percorsi di vita pesanti o troppo leggeri, dipende dal punto di vista, ma comunque donne che ci stanno aiutando nei nostri intenti.



Questo è stato anche il significato dei multi colorati ombrelli che ogni tanto si aprivano e si chiudevano proprio per simulare il gesto di scrollare tutte le indecenze piovute dall’alto, da destra e da sinistra. C’erano ombrelli verdi, a fiori, viola e gialli che simboleggiavano la primavera che è alle porte, ma anche gli ombrelli rossi dei comitati delle prostitute.

E’ stata una giornata da urlo!! All’inizio, dopo i primi 90 minuti di silenzio ecco una moltitudine di donne aprire l’ombrello come segno di protezione dal fango che ogni giorno ci piove addosso ed il grido liberatorio di un’immensa folla di gente che ha urlato “Adesso basta. Non ne possiamo più” Il grido di risposta allo sdegno ha così aperto la manifestazione con lo striscione “Vogliamo un paese che rispetti le donne, se non ora quando? “



Il corteo ha cominciato a muoversi alle ore 15. Piazza San Carlo di Torino era strapiena, colma di migliaia e migliaia di donne adulte, con rughe, con la pelle levigata, pensionate, donne belle, vivaci , studentesse, operaie, ricercatrici, impiegate, insomma era rappresentato ogni mestiere femminile, compreso le infermiere degli ospedali .

Eravamo tante donne, quelle reali , quelle che lavorano sul serio. C’erano anche persone estranee ai movimenti, persone che prima di ieri non erano andate mai ad una manifestazione.



C’erano parecchie famigliole, sposi con i passeggini e c’erano anche uomini soli, i padri, i compagni, i mariti, i nonni come non si vedeva da decenni. Eppure non era né l’8 marzo né il primo maggio.

La gente continuava ad arrivare ad ondate e molte persone hanno dovuto restare fuori tanto la ressa era fitta ed intensa. Mai vista tanta gente così, eppure sono una movimentista di lungo corso!!! Anche sotto i portici di via Roma e di via Po era difficile camminare spediti se non a zig e zag.



Eravamo talmente in tanti ed in tante che alle 16, la metà del corteo si trovava ancora in piazza San Carlo mentre già erano arrivati i primi gruppi in piazza Vittorio Veneto. Abbiamo saltato alcune tappe, come quella che doveva esserci di fronte alla RAI, perché il tumulto di gente ci ha travolto.



Ci è spiaciuto non vedere Luciana Litizzetto perché avrebbe avuto materiale su cui ironizzare. Peccato. Abbiamo dovuto accontentarci di leggere i cartelli scritti a mano che parlavano delle conquiste delle donne, ma soprattutto di soprusi, di vergogna, di corpi violati e di dignità. Tutti spiritosi, del tipo: “Sono una donna, non sono una santa…nchè!!” ; “Scopiamoli tutti : fuori dal Parlamento e dal Governo!!” “Papi, fai come lo zio: dimettiti!!” “le jolande son furiose” .. "non mi arrendo"

Ogni tanto applaudivamo a qualche slogan urlato, ma la folla era così fitta, immensa, oceanica da non respirare più e così qualcuno ha iniziato ad uscire dal corteo, alzando delicatamente i fili di lana che ci avvolgevano.



L’insostenibile leggerezza del premier nel trattare come oggetto le donne ha fatto nascere una vera trasversalità che ci ha premiato: ci siamo illuminate d’immenso ed ora sarebbe bene dare continuità alla forza e potere in divenire che hanno le donne!



Torino 14 febbraio 2011



Jolanda Bonino

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