Intervista a Teresa Mannino - 'Sono una che ogni tanto va in televisione e invece di parlare coi vicini parla con tante persone contemporaneamente'. Intervista a Teresa Mannino
Mirella Mascellino Domenica, 19/12/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2010
Teresa Mannino è considerata una delle attrici più popolari ed esilaranti del momento. Dopo la Laurea in Filosofia, da Palermo, si trasferisce, per amore, a Milano. Comincia a studiare Teatro e approda al cabaret del locale milanese Zelig, vetrina di comici interessanti, farà la conduttrice del notturno Zelig-Off, facendosi meritata strada per la prima serata di Zelig Circus, coi suoi personaggi reali e semplici. Il suo Teatro-Cabaret mette ai raggi X la normalità, la quotidianità, in modo intelligente e non scontato. La sua maschera è un omaggio al pensiero critico quotidiano.
Come approdi dalla laurea in Filosofia a Zelig? Il teatro è sempre stato una tua passione?
Quando ero a Palermo non mi facevano fare neanche le recite a scuola. Per questo, amo Milano che mi ha dato grandi possibilità. Io mi sono trasferita per amore e lì ho cominciato a fare dei lavori riguardanti la mia laurea in Filosofia, per esempio la selezione del personale, ma la sera studiavo Teatro che piano piano è diventato la mia passione, anzi è diventato la mia vita. In realtà nella comicità c'è un rapporto con la filosofia. L'attenzione sui pregi, difetti, manie, tic dell'uomo è concreta con la comicità e teorica con la filosofia. È l'attenzione nei confronti dell'uomo.
Cosa vuol dire fare ridere gli altri?
Fare ridere è un dono, un talento. C'è una parte tecnica, di costruzione del pezzo, di scrittura che acquisisci col tempo. Il tempo comico è avere molta attenzione nei confronti degli altri. Il comico si definisce monologhista, tuttavia anche se parli da sola sul palco, in realtà non è mai un monologo, è un dialogo. Devi stare attentissima al respiro del pubblico. Io credo che tra il comico e la poesia ci siano delle similitudini. Nel linguaggio comico l’attenzione alle pause, alla parola giusta nel momento giusto. È un dialogo, devi stare con l'altro. Nel sentire ridere non c'è cosa più grande, niente di più che possa riempirmi di energia, è un momento magico, è come innamorarsi. Ogni volta che c'è la risata è come se tu ti innamorassi del pubblico e lui di te.
In fondo tu fai ridere con personaggi presi dalla quotidianità, dalla vita normale. Sicuramente la Filosofia ti ha aiutata in questo adattamento.
In fondo io osservo e metto in ridicolo le cose normali. Ciò permette alla gente di identificarsi. Magari non ci ha riflettuto prima, ma poi si rende conto che quello che sente dire a me, capita anche a loro. Si identifica. Io sono solo stata più attenta alle cose normali che sono di tutti e lo faccio ricordare agli altri.
Tu oggi sei considerata tra le attrici più popolari e intelligenti, fuori dagli schemi dell'apparenza televisiva. Come vivi il successo, ne sei consapevole?
In parte ne sono consapevole, ma del successo così come viene inteso di solito, non me ne frega niente. Essere famosa non mi interessa. Invece mi sta a cuore il pubblico. Il fatto di mettere in atto la mia potenza, di riuscire al meglio della realizzazione di me stessa, quello sì, mi interessa. Di essere riconosciuta per strada non me ne frega niente, cioè della famosia, così la chiama il mio fidanzato. Per esempio, oggi è il momento di famosia, devo fare le foto, ecco questo non mi interessa. Diciamo che faccio una vita normalissima. Io dico che sono una che non fa televisione. Sono piuttosto una che ogni tanto va in televisione e invece di parlare coi vicini parla con tante persone contemporaneamente. Ma non sono una persona della televisione. Sono una normalissima.
Vuoi intervenire sul dibattito attuale sul corpo delle donne, alla stregua di una merce di scambio per ottenere riconoscimenti?
Secondo me prima di tutto dobbiamo essere noi donne ad uscire dallo stereotipo. Per esempio ci sono delle donne che si rifanno per piacere agli altri. Non devo piacere agli altri, mi devo piacere io. Io, per esempio non ho il seno. Ma non me lo rifarei mai. Non è che ce l'ho piccolo, io non ce l'ho proprio. Sarebbe quasi giusto rifarlo, come una terapia, ma non me ne frega niente. Così come il mio naso. Mi debbo piacere io e queste caratteristiche mi danno bellezza e forza. Ricevo tanti complimenti da tanti uomini. Se mi guardo intorno io sono una racchia, ma passo per figa perchè gli altri hanno la possibilità di vedere il mio carattere, il mio modo di fare. Quindi finché le donne si sottomettono agli stereotipi, al maschilismo e all'ignoranza dell'uomo, cioè se non parte dalle donne questa rivoluzione, non abbiamo speranza che gli uomini ci diano più spazio e abbiano uno sguardo diverso su di noi.
Un altro tuo amore è la radio. Hai dimostrato di essere molto brava. Su Radio2 Rai ha avuto molto successo lo sceneggiato Mi chiamano Brù, in onda nel 2009, adesso va in onda Isole incomprese, tutti i sabati, in cui scovi personaggi e luoghi autentici, lontani dai riflettori.
Mi chiamano Brù l'ho scritto con Sabrina Tinelli, su una traccia scritta da due gialliste, che noi stravolgevamo divertendoci. È stato uno dei momenti più creativi per me. Scrivere novanta copioni e inventarsi ogni volta una storia diversa e il finale è stato un esercizio di scrittura notevole, rispettando la brevità, avevamo dieci minuti. Ci siamo divertite tanto. Quando ero bambina, mia zia mi chiamava la radio. È un destino. È davvero un momento in cui sono me stessa, senza maschera più che in televisione. In televisione c'è un minimo di dislivello tra me e Teresa sul palco. In radio no, sono pericolosa. Ogni tanto mi devono tagliare perchè sono troppo me stessa, destabilizzante.
Vuoi parlarci della tua esperienza di mamma?
È stato un po' difficile pensare di diventare mamma perchè un figlio è un'esperienza totalizzante che ti cambia la percezione degli altri, dai sentimenti alla visione e alla percezione del mondo, sia emotiva che psichica. Quando ero più giovane pensavo che un figlio, col mio lavoro, fosse impossibile farlo. Col mio nuovo compagno è stato invece naturale pensarlo. Abbiamo deciso subito di fare un figlio e siamo stati fortunati. Ho una figlia. Con lei rido in continuazione, è una buffona. Poi come tutti i bambini, le tecniche comiche ce le ha innate, naturali. È il mio amore più grande.
Nei tuoi monologhi sono sempre presenti i milanesi e i siciliani. Cosa vorresti che la Sicilia avesse di Milano e Milano della Sicilia?
La democrazia. Penso che Milano sia una delle poche città democratiche d'Italia, dove chi ha delle potenzialità, delle capacità può attuarle, cioè può fare quello che sa fare senza compromessi o sotterfugi, senza percorsi strani che solo noi siciliani siamo in grado di creare. Il merito, la capacità o la professionalità che in Sicilia sembrano incomprensibili da accettare. Siamo davvero strani in Sicilia! Se ci fosse più democrazia, in questo senso, io potrei pensare anche di tornare qua. Ma oggi faccio fatica a pensarlo pur amando questa terra e piangendo ogni volta che atterro e vedo le montagne. È come se si sprecasse la vita, in Sicilia, ed è una cosa che dipende solo da noi. Ma non si sa perchè siamo così. Siamo incastrati in noi stessi. Abbiamo perso la cultura contadina e quella marinara senza acquisirne un'altra metropolitana. Tuttavia qualche volta vedi delle cose meravigliose. C'è una luce improvvisa che ti fa restare innamorato. Purtroppo io vedo tanta decadenza e noi siciliani non ce lo vogliamo sentire dire, e questa è la cosa più brutta. L'incapacità di criticarsi non fa crescere. Invece Milano, a parte il sole, il mare, i profumi, i colori, dovrebbe avere l'elasticità dei siciliani, la sensibilità e l'intelligenza. Perchè secondo me abbiamo comunque una marcia in più e quando qualcuno ce ne da la possibilità lo dimostriamo in tutti i campi. La difficoltà di vivere in Sicilia ci forma bene e qualsiasi altra situazione ci sembra facile da vivere.
Per il futuro hai qualche nuovo progetto?
Un progetto bello nel quale credo perchè mi darà la possibilità di incontrare il pubblico in teatro è l'allestimento del mio nuovo spettacolo di cabaret che porterò nei teatri in giro per l'Italia del nord. Verrò in Sicilia solo quando mi sentirò abbastanza forte per affrontare la mia terra. A gennaio partirà la tournè, sarò... terribilmente divagante.
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