Il Palazzo del Quirinale si apre per la prima volta all’arte contemporanea ospitando, dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017, la mostra «Da io a noi. La città senza confini», una riflessione sulle odierne metropoli, mondi complessi e vari
Mercoledi, 25/10/2017 - "Da io a noi. La città senza confini", curata da Anna Mattirolo, è una mostra sulle periferie (e su ciò che sta ai margini) ospitata nelle sale sontuose del piano nobile del Palazzo del Quirinale, uno dei palazzi più importanti della città di Roma.
Centro simbolico del Paese, nel corso dei secoli il Palazzo del Quirinale ha accolto una trentina di pontefici, dal 1870 è divenuto residenza ufficiale dei re d’Italia e dal 1946 sede del presidente della Repubblica. In questo luogo “centrale” per eccellenza, ricco di storia e di tesori d’arte, l’incontro con la “periferia” non potrebbe apparire più estremo e spiazzante, specchio dello spaesamento e delle tensioni che agitano i nostri tempi travagliati.
L’esposizione è infatti giocata sui forti contrasti visivi che il visitatore sperimenta in continuazione, ad esempio, davanti alla selva di bagni chimici coronati da antenne di Sislej Xhafa; oppure di fronte alla vasta e disordinata costruzione in tubi innocenti di Eugenio Tibaldi; alle luminarie dismesse di Flavio Favelli; ai sei manichini vestiti dal collettivo Claire Fontaine come i membri delle bande della banlieu parigina; al video di Botto & Bruno che ha per protagonista un bambino rom; alla storia toccante narrata da Rasha Miech, profuga siriana di origini palestinesi che ha perso la vista a causa di un bombardamento, ripresa nel video di Adrian Paci; oppure alla scritta al neon rossa di Alfredo Jaar, che citando Gramsci recita “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri”. Tutti questi lavori, che fanno a pugni con gli arredi barocchi, appaiono come dei clandestini negli ambienti dorati delle sale seicentesche affrescate da Pietro da Cortona e Carlo Maratta, e la loro presenza risulta inquietante.
La scelta di allestire (ed è la prima volta) una mostra di opere d’arte contemporanee, proprio negli spazi fastosi del Palazzo del Quirinale, corrisponde però a una precisa volontà di accoglienza e di apertura già espressa dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando ha dichiarato che “Il Quirinale è un Palazzo vivo e vitale per la nostra democrazia […] e come tale costituisce a pieno titolo la Casa degli italiani”. Uno degli obiettivi dell’esposizione, infatti, è suggerire al cittadino “un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni” - spiega l’architetta Federica Galloni, direttrice generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee e le Periferie Urbane, l’ufficio del MiBACT che, fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini, ha ideato e promosso il progetto insieme al Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.
All’inizio del percorso espositivo le parole dello scrittore Carlo Cassola, “Amo la periferia più della città. Amo tutte le cose che stanno ai margini”, ricordate nella videoinstallazione intitolata "Margine" (2017) di Francesco Jodice, realizzata per l’occasione con spezzoni di film ambientati nelle periferie romane, introducono idealmente alla mostra, che rappresenta un’occasione unica per riflettere sulle periferie e immaginare un loro possibile rilancio attraverso la cultura e la creatività.
FOTO qui sotto 'Mona Hatoum_Undercurrent (Red) 2008'
L’esposizione, aperta gratuitamente su prenotazione fino al 17 dicembre 2017 (call center 06.39.96.75.57; http://palazzo.quirinale.it/), presenta le opere di 22 artisti italiani e internazionali, residenti o comunque attivi nel nostro Paese. Questo l’elenco completo degli artisti coinvolti: Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa e Tobias Zielony. Accompagna la mostra un catalogo (il progetto grafico è firmato da Nero) con testi di Federica Galloni, Anna Mattirolo, Luca Molinari, Chiara Parisi e Cristina Mazzantini, alla quale si deve il progetto dell’allestimento.
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