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Da Birkenau l'orchestra di pace

Da Birkenau l'orchestra di pace

Intervista a Esther Bejarano - È stata la musica dell'orchestra femminile di Auschwitz-Birkenau a salvarla dalla morte nel campo di concentramento

Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2007

Oltre una decina di anni fa su richiesta del Comune di Nonantola produssi per l’ Italia due concerti di un’artista d’eccezione Esther Bejarano superstite dell’orchestra femminile di Auschwitz-Birkenau, cantante della pace, scrittrice autrice tra l’altro del famoso “Viviamo comunque”, fondatrice dell’Associazione vittime dal nazifascismo – federazione degli Antifascisti (VVN – BdA) -, straordinaria militante dell’antifascismo e della pace, medaglia “Carl-von-Ossietzky” della lega Internazionale dei diritti umani- che da anni col progetto “Coincidence” propone concerti di canti della disapora, dell’antifascismo e della resistenza internazionale dall'intrigante titolo “Canti per la vita”. Nuovamente in Italia in gennaio, a Reggio Emilia per il concerto per la “Giornata della memoria”, lo stesso giorno, a pochi chilometri, a Carpi, città del campo di Fossoli, Maria Grazia Cucinotta voce recitante dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, le dedica l’esibizione. I suoi impegni non le hanno permesso di trasmetterci il suo saluto per il numero di Marzo, ma forse per Aprile potrebbe anche essere più opportuno, forse perché il suo concerto si conclude con quella canzone italiana che è “Bella Ciao”.

Dopo l'istituzione della giornata della memoria che cosa rappresenta e che cosa significa quella data e proprio il 27 dare un concerto?
È stata una grande gioia poter partecipare con le nostre canzoni alla commemorazione del 27 gennaio, data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz.
Vorrei che in quest’occasione non si dimenticasse che il 27 gennaio 1945 fu sì liberato il campo di Auschwitz, ma non i suoi prigionieri, i quali – coloro che erano in grado di farlo!- dovettero incamminarsi verso la “marcia della morte”, andare cioè a piedi in altri campi, dove poi continuarono ad essere tormentati ed anche torturati. Ciò non toglie alla ricorrenza la sua fondamentale importanza: mai e poi mai deve cadere l’oblio su quei fatti. Le giovani generazioni devono sapere degli efferati crimini nazisti, perché solo chi conosce la storia inenarrabile può impedire che essa si ripeta.

Perché la musica?
La musica ha sempre fatto parte di me. L’ho, per così dire, succhiata col latte materno, e ho sempre desiderato diventare cantante o attrice. Ad Auschwitz fu proprio la mia musicalità a salvarmi la vita e grazie ad essa entrai nell’orchestra femminile di Birkenau.
Dopo la mia liberazione ho studiato da soprano leggero in Israele. Sono contenta d’aver trovato il coraggio dopo Auschwitz di dedicarmi alla musica: essa mi ha consentito di far conoscere a tante persone le atrocità del nostro passato, e la mia storia personale si riflette nelle canzoni che interpreto coi miei figli e un paio di altri musicisti.
Assieme a loro lotto per la pace e per l’amicizia fra i popoli, ed anche per una maggiore giustizia fra gli uomini.

Care Amiche, dopo queste parole diventa difficile trovare altre domande proprio perché a volte esse, riappropriandosi del loro significato autentico, ci dicono molto di più di quanto nel nostro linguaggio quotidiano vogliamo intendere noi.
(17 aprile 2007)

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