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Cuore comune

Cuore comune

Poesia/Renata Morresi - Poesia che scava nelle radici familiari, nell’amore, nella maternità

Benassi Luca Lunedi, 02/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011

Ricercatrice universitaria alle prese con contratti a termine, traduttrice, critico letterario, poetessa, sperimentalista, affabile lettrice di se stessa, inesausta amante delle vecchie foto di famiglia, in bilico fra i continenti e le lingue, madre, marchigiana, infine comune, semplice donna. Come comune è il cuore che le batte in petto riverberando nei testi che impastano elegia e graffio, lirismo ed epica degli affetti (familiari in primis), ottenendo quello che lei ama definire “lirismo astratto”. Non è un caso che la prima raccolta organica di poesie di Renata Morresi, uscita per Pequod nel 2010, porti il titolo di “Cuore comune”. Un titolo icastico, forse rischioso dal momento che mette in copertina una delle parole più abusate in poesia, sicuramente perfetto per una scrittura che svela l’essenza di sé senza infingimenti o falsi stupori. Massimo Gezzi, nella quarta di copertina, parla di “un dettato teso, percussivo”, nel quale è riconoscibile, tuttavia, una naturale propensione al verso dispari, in particolare all’endecasillabo, il quale viene frequentemente spezzato in enjambement, fino a creare testi nei quali il discorso si spande in un’unica gittata, nonostante la divisione in strofe. In questa meccanica del testo vi si ravvisa quella tensione al ‘common speech’ anglosassone, a quel linguaggio piano al limite del colloquio (e dell’astrattezza lirica), dove “uno scarto minimo del significante spalanca voragini di significato” (Gezzi) e dove non sono infrequenti gli inserti della lingua inglese. Libro meditato, frutto di una paziente sedimentazione, “Cuore comune” scava, attraverso sei sezioni, nell’album di famiglia alla ricerca delle radici – fino a raggiungere la lontana Croazia – nelle native Marche, nell’amore, nella biologia della maternità, nella separazione. L’abilità di cesellare le forme della poesia si coniuga con la profondità di uno sguardo capace di incontrare e trasfigurare l’altro da sé, donandoci quel cuore comune nel quale, in fondo, ognuno di noi si riconosce.

Renata Morresi (Recanati, 1972) traduce e fa ricerca, si occupa di critica culturale e poesia, lavorando come contrattista di Letteratura Americana presso l’Università di Padova. Ha scritto vari saggi e traduzioni nell’ambito della letteratura anglo-americana, del 2007 è la sua prima monografia critica, “Nancy Cunard: America, modernismo, negritudine” (Quattroventi). Sue poesie sono incluse in varie antologie e riviste, cartacee e on-line. “Cuore comune” (Pequod) è la sua prima raccolta organica di poesie.



Ecografia



Venire a persona –

succede quando una incontro a

una sbatte e sfrega

e fa il suono suo

l’impronta in cui sa di accadere.



Quasi essere tutta una orecchia

una cava che amplifica gli echi,

gli attriti, distingue rintocchi



quasi a trasmettere

un alfabeto morse

di unghie e di nocche.



Pare che persona non comincia

fino a che non cominci a contare

lo spazio battuto da un’altra

e diventi contare il minuto,

il passo già umano sul monitor.



Dunque si esiste così,

come per ritmo e richiamo.



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Tre odori



uno è la tinta

che tingeva la madre sulle teste

come l’arte di coprire il tempo

di un colore astratto, idealista,

resta traccia nel tanfo

che consuma le dita



uno è l’officina

con la polvere metallica del tornio

che fa un cerchio intorno ai piedi

un’aureola, anche qui

l’odore grasso e ferroso

ha una sua vista

macchie sulle mani, sulla faccia



uno è l’odore della sveglia

in terza media, odore

di visione d’altopiano,

un nero remoto e caldo amaro,

parlava di partenze,

e diceva sempre

“a dopo” al dopo.

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