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Cultura dello Stupro: non minimizzare per non incitare alla violenza sulle donne

Cultura dello Stupro: non minimizzare per non incitare alla violenza sulle donne

La campagna di Amnesty International Italia “Rape Culture” per difendere gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e proteggere la dignità e la libertà delle donne

Martedi, 11/05/2021 - Riceviamo e pubblichiamo
“Rape Culture”: gli atteggiamenti che minimizzano e incitano alla violenza sulle donne
Amnesty International Italia invita a donare il 5x1000 per difendere gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e proteggere la dignità e la libertà delle donne.


La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani, quali il diritto alla libertà, all’integrità fisica e psichica, all’autonomia sessuale, alla salute e alla sicurezza. Amnesty Iternational Italia invita a donare il 5x1000 contro la violazione di tali diritti.

Ancora oggi il concetto di stupro è influenzato da alcuni stereotipi culturali, legati alla violenza sessuale e all’aggressività fisica. Si parla sempre più spesso di Rape Culture (Cultura dello Stupro), introdotta per la prima volta negli anni ’70 e nata per combattere la concezione che lega gli abusi sessuali ai soli casi conclamati e straordinari. Contrariamente la cultura dello stupro si perpetua anche attraverso l'oggettivazione del corpo femminile, l'annebbiamento della violenza sessuale e l'uso di un linguaggio misogino e offensivo, facendo emergere così una società che ignora i diritti e la sicurezza delle donne.

La cultura dello stupro colpisce tutte le donne, che si trovano spesso a dover limitare i propri comportamenti per paura: di dover tornare a casa da sole, di aver indossato l’abito sbagliato, di aver incitato inconsciamente comportamenti o commenti sessisti. Lo stupro funziona ancora oggi come un potente mezzo con cui le donne vengono tenute in una posizione subordinata rispetti agli uomini.
Commenti non richiesti, fischi e apprezzamenti non sono complimenti ma violenze verbali.
Il catcalling, ovvero la molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene in strada, pone spesso la vittima nella condizione di subire un commento.

Secondo alcuni dati di una ricerca Ipsos, condotta nel 2019 in collaborazione con la Cornell University e L’Oreal Paris, Il 78% delle donne ha subito molestie sessuali in spazi pubblici, mentre solo il 25% delle vittime dichiara di aver ricevuto aiuto. In generale l'86% non sa cosa fare quando si verificano episodi di questo tipo.

Secondo l’ISTAT (rilevazione del 2019), persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita:
• il 39,3% della popolazione ritiene che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole
• il 23,9% pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire
• il 15,1% è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile
• per il 10,3% spesso le accuse di violenza sessuale sono false (più uomini, 12,7%, che donne, 7,9%)
• per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì”

Amnesty International Italia chiede che la lotta allo stupro non riguardi solo i cambiamenti legislativi, ma azioni concrete per denunciare profondi atteggiamenti sociali strutturali basati sulla discriminazione di genere e sulle relazioni di potere di genere.

Fai una dichiarazione che sia universale. Dona il tuo 5x1000 ad Amnesty International - C.F 03031110582
Con il tuo aiuto Amnesty combatte ogni giorno contro le ingiustizie in Italia e nel mondo per difendere gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e proteggere la dignità e la libertà delle donne.


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