Bilanci negativi - Dal festino dell'On Mele alla delibera del Sindaco di Montalto di Castro, dalla laurea in casalinghità in Texas al fotomontaggio delle cugine della povera Chiara. E le donne stanno a guadare...
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
Anche le donne debbono fare i propri bilanci. Sarebbe bene farli preventivi, per non fare constatazioni deprimenti quando il tempo è scaduto.
Le notizie ricevute dai media durante l’estate non sono grandi novità, ma significative se messe a consuntivo e da non dimenticare.
Si sa che i parlamentari non sono “per grazia di Stato” degli stinchi di santo, ma non si era mai sentito che un deputato, dopo essersi portato donne (due) e cocaina in una camera d’albergo, tirasse fuori “come diritto” la necessità della presenza della moglie per poter sopravvivere allo stress di Montecitorio. Anche il vecchio Engels accusava la società borghese di rendere la moglie simile alla prostituta, ma non ci aspettavamo che fosse il cattolico Mele a farcelo ricordare. L’umiliazione va all’intero nostro genere, in particolare all’infelice signora che ha dovuto perdonare un simile padre dei suoi figli (il cui dono del brillante citato urbi et orbi conferma la citazione di cui sopra) nonostante l’approvazione dell’on. Binetti, secondo la quale “per salvare il matrimonio si fa tutto”.
Per par condicio una menzione triste va al Sindaco di Montalto di Castro, uomo di centro-sinistra, e alla sua bella pensata di finanziare a spese pubbliche la difesa di giovani stupratori di una sedicenne. Della serie “non abbiamo parole”.
Tragica la notizia del sondaggio Istat su un campione di 25.000 donne fra i 16 e i 70 anni: in Italia una donna su tre ha subito violenza senza denunciare il reato e moltissime non hanno neppure rivelato a qualcuno l’accaduto. La stampa e i media ormai danno largo (ed, ahimé, continuo) spazio ai crimini perpetrati contro le donne; ma è così grande il “rumore” scandalistico che non serve a far prendere coscienza – anche a scopi terapeutici – ad una società così malata.
In Norvegia si sono ripensate le “pari opportunità”. Qualcuna di noi si era preoccupata quando la titolazione fu riferita a pari opportunità “fra uomini e donne”. Sono passati alcuni anni e le P.O. riguardano anche gli immigrati. La ministra Karita Bekkemellen ha accolto l’appello di maschi che hanno denunciato la discriminazione che li vede soccombenti di fronte alle femmine a scuola, nelle cause di divorzio, nelle relazioni sociali ed ha creato un comitato di 32 maschi per avanzare proposte di P.O. a favore del sesso tradizionalmente forte.
Negli Usa fa moda la castità e sono uscite catene di abbigliamento “non provocante” o diversamente provocante. A Fort Worth, in Texas, un’università battista ha aperto un corso di laurea in casalinghità (homemaking) per contrastare la crescita dei divorzi dovuti al fatto che le donne non sanno più tenere una casa, non curano i mariti con una buona cucina, fanno educare i bambini negli asili.
In Giappone, invece, un gruppo di scienziati ha prodotto un utero artificiale che garantisce la sopravvivenza dell’embrione. Sembra scioccante, ma l’inquietudine prodotta basta a rimuovere la notizia letta solo in un breve box sull’Unità. In realtà non c’è nulla di nuovo, perché la ricerca in materia ha almeno vent’anni e non c’è paese in cui i centri per lo studio della procreazione non ci stiano lavorando. Naturalmente si tratta di una questione di enorme rilevanza per la vita delle donne, ma nessuno pensa ad informare dell’ignota possibilità reale del progetto e tanto meno ad aprire un dibattito tempestivo: “dopo” le commissioni bioetiche si stracceranno le vesti, il Papa emetterà la scomunica e il Parlamento rinvierà ogni decisione a tempi migliori.
Tutte queste non sembra, ma sono notizie politiche.
Come italiane, permetteteci di non parlare della Brambilla. Non per un disconoscimento preconcetto, ma per un preconcetto riconoscimento: Berlusconi nella parte di Pigmalione è un po’ difficile da rappresentare, ma l’uomo è furbo e farà in ogni caso il suo mestiere sentendo il pericolo che Veltroni rappresenta per la destra.
Tuttavia impressiona il numero di ragazze che aspirano al velinato e non sentono ripugnanza per l’isola di “questi” famosi (non voglio pensare alla follia di costruire un fotomontaggio per lanciare sui giornali la propria immagine cogliendo l’occasione dell’assassinio della cugina). E impressiona che nessuna di noi abbia raccolto 1500 firme per una donna da presentare, anche simbolicamente, alle candidature regionali per il Partito Democratico: in che democrazia vogliamo abitare?
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