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Criminalità e corruzione, nemiche delle donne

Criminalità e corruzione, nemiche delle donne

Mafie e Antimafie - Un convegno del sindacato dei giornalisti (ASR) ha valorizzato il ruolo femminile nell'antimafia

Bartolini Tiziana Domenica, 24/07/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2011

C'è un protagonismo femminile nella lotta alle organizzazioni mafiose che il convegno organizzato a Roma dall'Associazione Stampa Romana (ASR) lo scorso 9 giugno ha inteso valorizzare dando la parola a molte donne impegnate a vario titolo contro le mafie, a partire dal Lazio ma estendendo lo sguardo ben oltre la dimensione regionale. 'Donne dell'Antimafia' - è il titolo della giornata in cui si è parlato anche delle donne che nelle organizzazioni criminali rivestono ruoli di primo piano - ha avuto anche il pregio di affrontare un tema così impegnativo non sull'onda emotiva di un qualche fatto dell'ultima ora ma per ribadire la necessità civile di affrontare argomenti scomodi per la politica e per il sistema mediatico. "Noi giornalisti sappiamo che è difficile parlare di mafia perchè non fa audience. Ricordiamo però che la lotta alla mafia è passata anche attraverso l'informazione e non a caso sono stati uccisi giornalisti così come magistrati e rappresentanti delle forze dell'ordine". Ha sottolineato Rita Mattei, Presidente di ASR, che ha coordinato i lavori. Il compito, importantissimo, dell'informazione è stato sottolineato anche dall'On. Angela Napoli, una carriera politica all'insegna della lotta alla 'ndrangheta e iniziata a Taurianova, primo comune sciolto per infiltrazioni mafiose perchè "la mancanza di audience nei media diventa audience per le mafie". Ed è proprio dalle donne che Angela Napoli è partita citando l'esperienza tutta al femminile di Platì, dove è emerso con nettezza che il loro ruolo nell'organizzazione degli affari criminali è ormai "di gestione effettiva e non più solo familiare". Questa evoluzione apre nuovi scenari perchè "di fronte alla determinazione che contraddistingue le donne insieme alla loro capacità organizzativa non c'è repressione che tenga". Paradossalmente, dunque, il fatto che alcune caratteristiche femminili siano investite nel crimine diventa un ulteriore fattore di difficoltà nella lotta alle mafie, che "non hanno più confini poiché è stata sottovalutata la loro capacità di espansione". La crescita dell'autorevolezza delle donne di mafia non trova riscontro nel supporto dato alle donne che, invece, contrastano il fenomeno. "Le donne dell'antimafia non sono state adeguatamente incoraggiate - ha sottolineato anche ricordando il caso della collaboratrice di giustizia Lea Garofalo, uccisa e sciolta nell'acido - e questo è un segnale molto concreto della reale volontà di fare la lotta al crimine organizzato. Occorre comprendere che la presenza delle mafie spesso è un alibi per quella politica che non vuole legalità e trasparenza e occorre ricordare che la corruzione rafforza la criminalità organizzata. Non è un caso che nessun parlamentare abbia firmato una mia proposta di legge che chiede la confisca dei patrimoni illeciti dei politici". Anna Maria Giorgione Imposimato, cognata di Franco Imposimato assassinato nel 1983, per anni ha avuto una vita blindata e da quaranta anni è al servizio della Magistratura. Dal suo punto di vista è proprio nella corruzione che va ricercata l'origine di tanti guasti perché "è diffusa a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, è causa di uno sperpero inaudito di risorse pubbliche che ha come effetto di procurare danni enormi che incidono nella vita dei cittadini". Il suo è stato un appello quasi accorato. "Non si può tollerare che in Italia ci sia un tasso di evasione fiscale introno al 50%, le donne si devono indignare per questo e pretendere chiarezza e incisività dai partiti. Oltretutto - ha sottolineato -, il contrasto alla corruzione è inadeguato perchè le pene previste sono irrisorie e inoltre alcune normative europee non sono recepite nel nostro ordinamento o non sono applicate". Un affondo in questo senso lo ha fornito la giornalista Alessia Marani, citando alcuni esempi di lobby e comitati d'affari "in cui sono presenti anche donne" operanti nel Lazio nel campo della sanità, dell'edilizia e nelle nuove energie e sottolineando che "non bisogna essere per forza criminali per sporcarsi le mani". Barbara Sargenti, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma e per anni componente della DDA Napoli, ha spiegato perchè la presenza delle donne nel contrasto alle mafie "fa bene alle istituzioni e va incrementata", a partire dal fatto che "le donne nelle mafie non hanno più ruoli ancillari. Non sono solo madri, mogli o figlie che assistono la latitanza o presidiano attività secondarie come l'usura, la prostituzione o lo spaccio. Ormai partecipano in prima persona ai summit e decidono punizioni e morti". Lo sguardo e la sensibilità femminile secondo Sargenti sono decisive nel contrasto alla criminalità organizzata "per la capacità di visione univoca delle pluralità di situazioni che si presentano e perchè la fantasia è una caratteristica che aiuta molto, sia nel lavoro di investigazione sia nell'individuazione di latitanti". Il ruolo della società civile nel combattere le mafie rimane fondamentale e a sottolinearlo c'è stato l'appassionato contributo di Pino Masciari, testimone di giustizia, e di Gabriella Stramaccioni, Coordinatrice nazionale di 'Libera'. Quest'ultima, portando il saluto di Don Ciotti, ha ricordato i nomi e i gesti di tante donne coraggiose e ha insistito sul valore dell'impegno femminile nell'educazione alla legalità nelle oltre 4500 scuole aderenti alla rete dell'associazione. Di rete ha parlato anche Francesca Monaldi, funzionaria di consolidata esperienza nella Polizia, sottolineando l'importanza della circolazione delle informazioni e del consolidamento delle specializzazioni - soprattutto in una città grande e complessa come Roma - anche per costruire competenze sulle emergenti mafie straniere.

"Le mafie sono il nemico principale delle donne" ha dichiarato la giornalista e scrittrice Bianca Stancanelli, spiegandone le ragioni. "Le mafie non sono organizzazioni criminali, ma organizzazioni militari con una incredibile capacità di penetrazione nei territori. Mafia, sacra corona unita, 'ndrangheta, camorra sono organizzazioni maschiliste che coltivano una cultura della soppressione e dell'oppressione che si alimenta con la miseria. Il Censis ha dimostrato come la presenza delle mafie è più forte nelle aree dove l'economia è più debole e che il 22% degli italiani vive in zone occupate dalle mafie. E c'è un rapporto - ha continuato Stancanelli - tra la disoccupazione femminile e la potenza di queste organizzazioni criminali, che sono tra le forze più retrive e conservatrici del nostro Paese. Poiché la cultura della conservazione è trasversale a tutti i partiti è interesse specifico delle donne italiane reagire".



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Rita Borsellino da Strasburgo

Video messaggio di Rita Borsellino. "Dopo la morte di mio fratello è iniziato il mio impegno contro la mafia andando nelle scuole. Dalla testimonianza sono passata alla progettualità per dare più forza all'azione e poi ho capito che erano le istituzioni i luoghi dove il contrasto poteva avere effetto fin alla radice del problema. Ora dal Parlamento Europeo riesco a porre l'attenzione sul fenomeno mafioso e qualche passo avanti si è fatto visto che si comincia a scrivere la parola 'mafia' nei documenti ufficiali".



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Paolo Butturini, segretario di ASR

"Questo appuntamento, insieme al convegno "Yes credibility"dello scorso 6 giugno sul tema dell'equilibrio tra i cittadini e il mondo dell'informazione, sono la conferma del nostro impegno di sindacato al servizio di una crescita della coscienza civile e di un sistema dell'informazione corretto e adeguato ai bisogni dei cittadini. Un ringraziamento particolare a Giovanna Gueci, Rosa Maria Serrao, Laura Turriziani e Roberta Balzotti, le colleghe del Dipartimento Cultura Etica e Qualità dell'Informazione che hanno generosamente contributo alla riuscita delle iniziative".

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