Imprenditrici - Presentato il Rapporto sull’imprenditorialità delle donne in Emilia Romagna
Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
Nell’anno che si sta per concludere, pur tra mille difficoltà soprattutto di tipo economico, ci siamo occupate spesso del lavoro delle donne e, dalla recente presentazione del Rapporto Emilia Romagna, registriamo ancora una volta che sono le donne a resistere, in particolare quelle che fanno impresa nel territorio emiliano romagnolo, ma sicuramente non le uniche.
Dal 2003 al 2007 sono cresciute del 5,3% concentrandosi nei settori tradizionalmente femminili, commercio, comparto agricolo, servizi nel settore immobiliare, attività manifatturiere, informatica e ricerca, facendo registrate anche una interessante variazione nei settori cosiddetti maschili.
Le imprese di maggiore dimensioni si concentrano soprattutto nei settori della meccanica e del commercio all’ingrosso, mentre i ricavi maggiori si trovano nelle imprese del tessile e del comparto alimentare.
Se si valutano da un punto di vista economico e patrimoniale, si evince che le imprese femminili presentano indici di redditività positivi per tutte le dimensioni.
La forma giuridica più diffusa continua ad essere l’impresa individuale anche se il trend delle società di capitali è in aumento.
Più del 40% delle imprese femminili hanno meno di sette anni di attività e poco più del 30% sono quelle che hanno meno di diciassette anni.
Permangono comunque ancora molte criticità a cominciare dalla rappresentanza femminile agli apici delle aziende partecipate dove, in particolare fra quelle di età compresa tra i 18 e i 29 anni l’incidenza cala dal 7,8% al 5,4%.
Lusinghiera è la performance delle professioniste che, sia dal punto di vista della partecipazione che del reddito stanno invertendo la tendenza in quei settori ad esclusivo retaggio maschile come ad esempio il medico, notaio, commercialista, giornalista, ingegnere in particolare nelle classi inferiori a 35 anni. Sia chiaro però che la disparità reddituale rimane ancora marcata a svantaggio delle donne, ivi compreso le lavoratrici parasubordinate.
In entrambi i casi è da segnalare l’aumento dell’età anagrafica che nelle professioniste passa a 40 anni e nelle collaboratrici a 38,7.
Per le professioniste si può ipotizzare che la scelta di “fare in proprio” sia frutto di un periodo di affiancamento e di esperienza maturata all’interno di contesti più strutturati ma, per le collaboratrici o parasubordinate, viene spontaneo pensare che si trovino di fronte a scelte “obbligate”, conseguenza di condizioni produttive instabili.
Il Rapporto “Imprenditorialità femminile in Emilia Romagna: anni 2006-2007” è stato realizzato dall’Assessorato Attività Produttive in collaborazione con l’ Università di Bologna-Dipartimento di statistica e, afferma Morena Diazzi, Direttore Generale dell’Assessorato, “la crescita dell’imprenditorialità femminile emiliano romagnola, seppur lieve, è costante e superiore al livello nazionale. E’ necessario affrontare la crisi mettendo in campo strumenti locali ma soprattutto nazionali, identificando quale punto di forza della Regione proprio la messa in campo di strumenti e sostegni”.
“Nello specifico - prosegue Diazzi - è stata data continuità alle azioni intraprese ed è stato redatto e attuato il programma per l’imprenditorialità femminile all’interno del quale l’attenzione maggiore è stata rivolta al credito, al supporto alla stabilizzazione delle imprese, alla promozione attraverso l’istituzione di premi per valorizzare l’esistente. Inoltre, abbiamo creduto nel sostegno alle Associazioni temporanee d’impresa con la convinzione della necessità e dell’importanza di lavorare in rete con i soggetti preposti a cominciare dalle Associazioni. Infine una attenzione particolare deve essere rivolta alla Responsabilità Sociale d’Impresa con particolare riferimento alla conciliazione vita-lavoro che necessariamente deve essere declinata a livello regionale”.
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