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Credito  alle donne: ora c’è!

Credito alle donne: ora c’è!

Note ai margini - Nella quasi totale assenza di buone notizie all’orizzonte vale la pena di valorizzare quelle poche che si profilano

Castelli Alida Domenica, 14/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

Nella quasi totale assenza di buone notizie all’orizzonte vale la pena di valorizzare quelle poche che si profilano. Con una premessa: bisogna essere inguaribili ottimiste, e nel contempo, in possesso di tempo libero e di uno spirito di osservazione da ricercatori specializzati in particelle microscopiche.

Parlo della notizia dell’apertura di una linea di credito appositamente destinata alle donne imprenditrici che, garantendo con la copertura da parte dello Stato le garanzie richieste e la previsione di tassi d’interesse fortemente agevolati, è stata varata dai ministri Fornero e Passera il 14 marzo scorso.

Per le non addette ai lavori va spiegato come questo fondo di 20 milioni di euro equamente messi a disposizione dai due dicasteri costituisce una sezione speciale del Fondo centrale di Garanzia dello Stato. In altre parole: le imprenditrici, a prescindere dalle garanzie che possono mettere a disposizione, possono accedere al fondo messo a disposizione per le imprese italiane di 300 milioni di euro.

Fino ad oggi, e lo sanno bene tutte e tutti quelli che si sono dovuti rivolgere alle banche, ma anche a Confidi dell’associazione di categoria alla quale le imprese possono essere iscritte, chi chiede un prestito per avviare, migliorare, rinnovare un’impresa deve portare una garanzia, di solito la proprietà della propria casa, proprietà che non sempre le donne possono dimostrare. E così, per accedere al credito, le imprenditrici si sono dovute far avvallare la richiesta da mariti, padri ecc.

Ora con questo intervento sarà lo Stato a garantire per le imprenditrici attraverso questa dotazione finanziaria.

Buona notizia dicevo, certo, che magari va comunicata come si deve e con una vigilanza sui reali tassi d’interesse effettivamente praticati.

Sulla comunicazione: il sito di Unioncamere, soggetto che dovrebbe essere il facilitatore e il garante dell’operazione, a distanza di sei giorni dalla sottoscrizione dell’accordo (cioè mentre scriviamo questo articolo) non ne parla ancora (http://www.unioncamere.gov.it/P43K630O0/imprenditoria-femminile.htm), è apparso quindi solo qualche spot sparso in articoli di riviste specializzate e una paginetta, criptica, sui siti dei due Ministeri interessati, quello di Fornero (Ministero del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità) e quello dello Sviluppo economico guidato da Passera.

Quindi aspettiamo, fiduciose, che qualcosa avvenga: che la buona notizia diventi realtà, che ci venga comunicata in maniera chiara, che la burocrazia per accedervi non sia troppo gravosa. È chiedere troppo? Per chi ha tentato la difficile strada del lavoro imprenditoriale sa che non è così, anzi se ci vedono come un segmento più florido di altri in questo momento nero, allora meritiamo anche di più. Magari in tempi brevi e certi: i tempi che sono chiesti alle imprenditrici dal mercato.



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