Costituzione e scuola pubblica: le 100 piazze del 12 marzo - di Bruna Baldassarre
La grande mobilitazione del 12 marzo "A difesa della Costituzione, se non ora quando?" ha visto una partecipazione massiccia di donne, uomini e giovani
A Roma, il bagno di folla che riempie Piazza del Popolo, partendo in corteo da Piazza della Repubblica, rappresenta veramente un campione esaustivo del popolo allergico alla menzogna, all’impunità organizzata e al tentativo di sgretolare i valori più importanti che permettono alla democrazia di sopravvivere. Donne, soprattutto giovani, tra le grandi organizzatrici della manifestazione, il Comitato ”A difesa della Costituzione, se non ora quando?”, di cui fanno parte molte associazioni, tra le quali, Articolo 21, Anpi, Farefuturo, Libertà e Giustizia, Popolo Viola, Valigia Blu, Libera, Unione degli Universitari per la Costituzione, nonché gente comune, tra la folla che bagna la grande piazza, studenti, lavoratori, intellettuali, artisti, giornalisti, magistrati, anziani, bambini, genitori e insegnanti, politici, un po’ tutti pronti ad adottare un articolo a testa della nostra Costituzione. Toccante il sentimento di appartenenza e gratitudine verso il nostro Paese, rappresentato da una lunghissima bandiera di 60 metri, sollevata e fatta passare di mano in mano dalle persone sottostanti, come a voler sostenere ciò che essa rappresenta per tutti, un’identità da contrapporre ai continui attentati di un potere cieco e distruttivo, costretti a subire nostro malgrado. Un pomeriggio con interventi di alto livello culturale e sociale, contro le vessazioni quotidiane che minano la nostra dignità, inascoltabili, insopportabili, ma comunque costretti a subirle senza poter reagire adeguatamente: tra le altre –fin troppe - “Gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie…”. Nessuno tra i presenti ha potuto dimenticare tali parole, eppure le intenzioni sono ancora delle migliori, che la coscienza e la verità trionfino sulle forze occulte della non coscienza e della menzogna strategica, puerile, perpetuata con beffa contro l’intelligenza comune delle persone. Tutti infastiditi dalla menzogna e dall’impunità: una signora sfoggia uno slogan: “Buffone, ma levati quella pecetta dalla faccia che non hai niente! Giù le mani dalla Costituzione - e commenta -, ho fatto anch’io lo stesso intervento! Quel cerotto copre solo una bugia! Qualsiasi chirurgo sarebbe intervenuto dall’interno, altrimenti esternamente avrebbe causato danni irreversibili”. Questo è ciò che circola tra la gente che pensa ancora con un minimo di senso critico, ma il valore mediatico di quel cerotto-pecetta è esplicativo di un modus operandi ormai indefinibile, che caratterizza un potere malato, inconsciamente -e non- desideroso di mostrarlo senza vergogna.
Dal palco si propone un minuto di silenzio per l’Apocalisse che ha colpito il Giappone, poi vengono letti gli articoli più importanti della Costituzione e proprio una ragazza giapponese ricorda quanto sia fondamentale per ogni Paese la Costituzione. Un giornalista libico si augura di avere presto anche in Libia una Costituzione, e ci esorta a tenerla sempre nella testa e nel cuore, senza farcela distruggere! Parla Santo della Volpe ricordando i pesanti tagli alla scuola pubblica e il maestro di strada Marco Rossi Doria cita Calamandrei, che consigliava di urlare l’art. 3 della Costituzione! E’ sul palco la figlia di Calamandrei e una rappresentanza di bambini delle scuole Montessori di Roma con le orecchie d’asino, “come vorrebbero farci diventare”! Marina D’Altri, rappresentante del coordinamento delle scuole di Bologna, contro la scuola povera e umiliata dai tagli. Intervengono il pm Antonio Ingroia e Giancarlo De Cataldo offrendo un contributo di speranza e pulizia morale. “La costituzione è mia sorella”, afferma Ottavia Piccolo, ed è una sorella maggiore di due anni, studiosa e istruita! Ammette, con la sua scherzosa metafora, di averla trascurata per anni, ma ora ne riscopre tutta la saggezza! Una metafora adattabile all'esperienza di tutti noi, su cui pesa la responsabilità di non averla difesa in tempo per evitare che oggi fosse così in pericolo. Continua Ascanio Celestini, il quale introduce l’orchestra che intona il Dies Irae, scritto per festeggiare la morte dell’imperatore austriaco, anche se a noi basterebbe soltanto che l’impero finisse! Dopo di lui Monica Guerritore recita, da uno scritto sulla legge di Gustavo Zabrebelsky -il quale utilizza Soflocle e l’antinomia tra Antigone e Creonte- per riflettere sul senso della giustizia, del diritto contro la legge temporanea e spietata. Antigone, sorella di Polinice, fatto uccidere dallo zio Creonte per il potere, si ribella ad una legge dello stesso, che vietava di dare degna sepoltura ai cadaveri. Antigone, che assicura al fratello la sepoltura evitando di farlo divorare dagli animali, viene così a sua volta fatta uccidere dalla ferocia di un potere cieco e crudele. Il testo è impegnativo, ma il senso è chiaro: Antigone rappresenta l'opposizione della legge-verità che pulsa nel cuore dei giusti, cioè nella coscienza umana, come legge morale voluta dagli dei, contrapposta alla legge ingiusta pretesa dal tiranno. Il coro che segue con “Va pensiero”, simbolo di un giusto orgoglio italiano che scavalca qualsiasi tendenza partitica, viene sovrapposto da un rumore crescente proveniente da una gran massa di studenti con petardi, maschere e slogan urlati con rabbia e disperazione: “i veri precari siamo noi”, “Non ci rappresenta nessuno”. La massa studentesca scende dalla scalinata dal Pincio verso la piazza. A sorridere e raccogliere firme c’è Marco Ferrando, del PCL, che propone di “fare come in Tunisia ed Egitto: una grande marcia nazionale su palazzo Chigi per imporre a Berlusconi le dimissioni”. Propone anche un “assedio prolungato e di massa dei palazzi del potere, sino alla caduta del governo. Una grande marcia nazionale dei lavoratori, giovani, donne, su palazzo Chigi”. Lo spirito di protesta sembrerebbe simile a quello di chi è senza speranza, come i nostri giovani, con un futuro incerto e compromesso, e in un certo senso come tutti coloro che si sentono impotenti rispetto alla tracotanza del potere, ma la differenza è che un adulto dovrebbe accogliere il senso della nostra Costituzione fondata su principi democratici, comprendendo che con un certo tipo di lotta simile alla guerriglia, si rafforzerebbe solo la violenza di un potere già fin troppo autoritario! Osservando bene l’espressione nei volti dei giovani giustamente arrabbiati e in quelli dei politici “giovanili” si comprende bene dove l’idealità avrà un seguito, in senso evolutivo, e dove invece la problematica adolescenziale ha già impresso l’ultima parola edificandone una fortezza!
Roberto Vecchioni commuove la piazza cantando “Sogna ragazzo” e “Chiamami ancora amore”, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo, dedicandola agli studenti e agli operai, “Perché la scuola è il posto dove si impara ad amare e a crescere”. La sua idealità è partecipata da tutti, perché è un’armonica congiunzione tra pensiero e cuore.
La chiusura è con Giulio Scarpati, presidente del sindacato attori italiano, che sale sul palco e “fa appello a tutte le forze sociali, le associazioni, le istituzioni, la società civile affinché tutti insieme si manifesti contro i tagli effettuati da questo governo alla cultura, allo spettacolo ed ai beni culturali in Italia.” La mobilitazione è permanente, con lo sciopero generale del mondo dello spettacolo, affinché tale mobilitazione rappresenti un momento forte per far sentire il peso di questo settore.
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