Lunedi, 19/03/2018 - In Costa d’Avorio quattromila lavoratrici del settore agricolo, amministrativo e informatico hanno deciso di organizzarsi in un sindacato tutto al femminile, per difendere i loro diritti con una forma diretta di rappresentanza.
È la “Rete delle Sindacaliste” che non accettano più di veder messe in secondo piano le loro istanze, trascurate, misconosciute: “Dall’indipendenza (1960) abbiamo ottenuto nel sindacato solo due ‘strapuntini’, nessuna donna ha mai rivestito incarichi di direzione”.
Provengono dalle cinque centrali sindacali del Paese e sono stanche dello strapotere degli uomini: “Siamo ben consapevoli di dover combattere il maschilismo, il sessismo, la fallocrazia. Vogliamo conciliare l’impegno sindacale con la realtà della nostra vita familiare”.
Un primo obiettivo è certamente la conquista della copertura sanitaria e assistenziale universale, di cui non godono le lavoratrici. Quando le lavoratici agricole e le artigiane si ammalano, non solo non hanno diritto alle cure necessarie, ma restano prive di qualsiasi entrata: giorni di malattia=assenza dal lavoro=nessuna entrata. Il problema è particolarmente grave per le donne impegnate nel settore informatico, sono infatti le più scolarizzate ma anche quelle che svolgono da sole il ruolo di capofamiglia con a carico i figli e le famiglie di provenienza.
La prima reazione delle istituzioni del Paese a questa scelta delle donne è venuta dalla Ministra per le Donne MariatouKonè, ed è stata positiva: “il nuovo sindacato sarà un’occasione di promozione sociale delle donne e uno strumento per il negoziato sociale che favorisce il dialogo e rifiuta la violenza”.
Si tratta di un esperimento certamente interessante in un Paese giovane e dinamico con mille contraddizioni e troppe disparità. Dalla Costa d’Avorio partono ogni anno migliaia di ragazzi e ragazze in cerca di un futuro verso l’Europa.
Mediterranea (newsletter dell'Udi di Catania) a cura carlapecis@tiscali.it - 18 marzo 2018
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