In Egitto non è come in Italia o in Occidente. Qui la Giornata internazionale per la Donna non ha un valore particolare. Non si vendono mimose per le strade della capitale. E tanto meno ci sono pubblicità che la ricordano. A parlarcene &egra
Il Cairo. “Cosa dobbiamo festeggiare l'8 marzo? Dimmelo perché ancora non lo so. Ogni giorno ci troviamo a dover affrontare gli ostacoli che la società ci pone. Poco lavoro, e tanti obblighi" ci dice Nermin.
Attivista da soli quattro mesi di “Ba7bik Bint”, un’associazione in attesa di registrazione presso il Ministero della Salute egiziano, Nermin ha però le idee ben chiare.
“Non penso che le donne siano sottomesse solo in Egitto o in questa parte di mondo. Le donne subiscono diverse forme di sottomissione in ogni e dove. Voi credete che una donna musulmana sia sottomessa solo perché indossa il velo. Ma che ne è invece delle donne occidentali che si conformano al canone di bellezza della magrezza e della perfezione?” chiede e continua “chi stabilisce cosa sia giusto o sbagliato? Prima di tutto penso che bisogna considerare la donna una persona libera con la capacità di decidere da sola cosa vuole o non vuole essere. Cosa vuole o non vuole indossare” ci dice.
Nermin sa bene che il discorso non può ridursi all’argomentazione della libera scelta perché anche laddove questa c’è ed esiste in Egitto, in realtà si va a scontrare con le consuetudini sociali e culturali che sono ben radicate nella società egiziana. E quanto detto vale tanto più per le donne e le ragazze.
“Mi hai chiesto cosa significa per me questo giorno. Rispondo onestamente e seriamente. Oggi come tutti gli altri giorni desidero essere apprezzata come donna. Oggi come gli altri giorni voglio ricordare a me stessa l’impegno quotidiano che metto ad essere la donna che si prende cura di se stessa e si concentra per raggiungere e realizzare i suoi sogni ed i suoi desideri. Ma a volte, mi trovo imbrigliata nel soddisfare i desideri della mia famiglia e della società che mi circonda” dice.
Nermin si riferisce a tutta ad una serie di doveri che una ragazza porta sulle spalle, quasi si trattasse di un dato di fatto ed incontrovertibile.
Nella società egiziana una ragazza è libera di studiare, ma deve anche avere ben chiaro che prima o poi si dovrà sposare. “Si può sognare di tutto, ma poi arriva il momento del matrimonio. Fin da piccola una ragazza viene educata alle faccende domestiche perché solo in questo modo, una volta sposata, sarà in grado di prendersi cura del marito e della casa. Se non lavora dovrà essere una brava domestica, ma dovrà esserlo doppiamente se lavora” continua.
Non è un segreto che nella società egiziana ci sono ruoli e compiti pre-stabiliti per le donne e per gli uomini, e non è un segreto che questi ruoli debbano essere rispettati. Ma in tutto questo dove si collocano i diritti femminili? Ce lo spiega Nermin quando ci dice che “i diritti ci sono. Ma sono solo scritti sulla carta. Sono scritti nella Costituzione egiziana. La realtà però è un’altra cosa. Rispetto all’uomo, la donna è chiamata a dover dimostrare sempre quanto vale. Deve continuamente combattere per quello che le spetta. Guai ad abbassare la guardia per le nostre richieste. Sarebbe solo un errore” conclude. Le parole di questa giovane ragazza, ventidue anni appena compiuti, con mille sogni da realizzare, raccontano delle difficoltà che le donne egiziane sono chiamate a fronteggiare ogni giorno nel Paese.
Le sue parole parlano di quelle difficoltà tutte declinate al femminile. Le sue parole sono rivolte proprio a quell’elemento femminile che continua a fare i conti con le richieste di una società ancorata al patriarcato. Le parole di Nermin si riferiscono a quelle che sono delle vere e proprie piaghe sociali, come le mutilazioni genitali femminili. Oltre l’80% delle donne egiziane tra i 15 e i 49 anni ha subito una mutilazione genitale nell’ultimo decennio. Le sue parole affrontano il problema delle molestie sessuali. Nel rapporto pubblicato nel 2014 dalle Nazioni Unite, il 99,3% delle donne intervistate, 3000 per la precisione, hanno subito molestie sessuali. Ed è lei a trattare del problema della violenza domestica. Nel 2014 più del 36% violenza fisica da parte dei mariti. Il 19% ha subito violenza psicologica durante il matrimonio.
E forse proprio per tutto quello che Nermin ci ha detto che l’8 marzo può assumere un significato ancora più profondo per le donne di questo Paese. Perché, se questa giornata vuole ricordare il valore delle donne in tutto il mondo, allora non c’è data migliore per tenere a mente le battaglie che le egiziane si trovano a combattere oggi, e quelle che combatteranno domani per le donne che nasceranno.
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