Roma papalina - La prostituzione, ieri come oggi, nella Capitale
Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
“Il 13 agosto 1512, Imperia stende il suo testamento e si dà la morte con il veleno. Dopo due giorni di straziante agonia, muore il 15 agosto, a ventisei anni o a trentuno, il giorno dell’Assunzione, mentre su Roma imperversava un tremendo temporale con fulmini, tuoni e grandine”. La storia di Imperia, donna vittima e protagonista al tempo stesso, a distanza di secoli ci parla attraverso Tommasina Soraci, con parole, riflessioni, commenti e considerazioni supportate da una raccolta di frammenti documentali dell’epoca. “Alla fine del XV secolo, si contavano nella città [di Roma, n.d.a.] 6.800 meretrici pubbliche, oltre quelle che lavoravano in segreto. I censimenti di quegli anni - ci dice Soraci - riportano con precisione il nome, il domicilio, le tariffe che variavano a seconda del grado di riconoscimento sociale, quello più alto era delle cortigiane che nel latino dei documenti vengono identificate col termine meretrices honestae; seguivano le ‘cortigiane di minor sorte’, quelle ‘de la candela’ o ‘da lume’ e così via fino ai gradini più bassi”.
In quell’epoca, per una cortigiana ‘privilegiata’ e ricca come Imperia, ‘mille vivevano sottoposte a ogni tipo di violenza’. Parole che non sembrano poi così lontane dall’oggi.
“La breve vita, densa e drammatica, di Imperia è sintesi esemplare dei percorsi predefiniti che la società patriarcale ha codificato per le donne allo scopo di autoalimentarsi” scrive Tiziana Bartolini nella postfazione, sottolineando come il riscatto della sua esistenza rappresenti un riscatto anche per tutte le altre ignote, di ieri e di oggi. Il caso d’Imperia, scrive Giovanna Casagrande in prefazione, ha “inevitabilmente ‘affascinato’ letterati e scrittori. […] Vi si trovano – si può ben dire – tutti gli ingredienti per un romanzo, per un racconto, per un film e/o quant’altro. Tommasina Soraci ha scelto la via del saggio storico, redatto con accuratezza, con gli opportuni riferimenti bibliografici e adeguate citazioni, fluido, di piacevole ed agile lettura”.
La ricerca (La meretrice onesta, Storia di Imperia, cortigiana di Roma, €10,00 pg 94 Ed Era Nuova) porta alla luce un segmento di storia che ci appartiene, intrecciando cultura e mondanità, arte e politica, religione e potere, virtù e vizi di papi, cardinali, intellettuali, uomini di potere, senza trascurare gustose pagine sull’amore, sulla bellezza e sui più arditi retroscena del ‘500, come le orge di Alessandro VI.
Da questo ritratto, con le sue contraddizioni e le tinte anche scure e dolorose, emerge però il genio femminile pronto a intervenire, ancora capace, dice Soraci, “come in ogni tempo e in ogni luogo, di progettare il futuro: a Lucrezia [la figlia di Imperia, n.d.a.] è garantita una vita diversa”. Un parallelo ‘capitolino’ mette in relazione le 6.800 meretrici per circa 60.000 abitanti nell’anno 1526 (elaborazioni wikipedia su fonti istat) con le circa 3500 donne che esercitano la prostituzione in strada (elaborazione dati del Comune di Roma – Parsec, Ricerca ed Interventi sociali) su 2.700.000 abitanti.
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