Uomini, come? - Il pensiero no è mai neutro e per gli uomini “è tempo di uscire dalla caverna, smettere di usare il coltello e pensare con il cervello”
Giancarla Codrignani Venerdi, 06/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
Fu grande la soddisfazione quando venne cancellata la "giusta causa" nei casi di separazione e divorzio: fra consenzienti non ci debbono essere colpevolizzazioni, soprattutto perché due che si sono amati e hanno avuto figli insieme dovrebbero poter restare amici. Per esserci "colpa", infatti, occorre un reato, come nel caso di stalking, maltrattamenti e violenze che inducono all'allontanamento obbligato del coniuge denunciato. Tuttavia un fenomeno nuovissimo mi ha così irritata da ripensare all'antica giusta causa, anche se appare una fattispecie della violenza psicologica. Comunque, io un marito che mi facesse una richiesta così lo caccerei di casa sui due piedi.
Mi spiego: da qualche tempo le inquietudini - perenni e rimosse - dei maschi sulla paternità possono trovare (relativo) acquietamento nella ricerca sul Dna. Sembra che non siano poche le sorprese ma la pubblicistica è scarsa e non fa conoscere quasi nulla delle conseguenze. D'altra parte, da trent'anni si conosceva il dato presunto di eventuali "infedeltà" femminili, stimato, con l'approssimazione dei fenomeni clandestini, sul 20 %.
Tutte ricordiamo lo slogan dei tempi della legge sull'aborto "se fosse il maschio a concepire, l'aborto sarebbe un sacramento". Un po' blasfemo, ma stiamo sempre a fare riferimento ai "corpi di genere": i corpi degli uomini fanno quello che vogliono senza conseguenze, quelli delle donne debbono essere controllati. Il tradimento del marito è, al massimo, un problema per un altro, marito o compagno dell'amante, mentre la donna non dovrebbe permettersi di tradire. Non si capisce perché l'uomo non è responsabile se "semina" in famiglie non sue, mentre la "sua signora" diventa una sgualdrina se commette le stesse (possiamo anche riconoscere "non belle") cose. È la cosiddetta "natura" che ha dato alla donna il privilegio di essere certa della maternità, mentre la paternità è occasionale. Una che abbia rapporti con più uomini (il comportamento parallelo dell'altro genere comporta che molti maschi si vantino di avere più storie contemporaneamente), può perfino ignorare chi è il padre dell'embrione che è sicuramente suo al sicuro nel suo grembo.
Di solito si fa conto di nulla e ognuno/a sta nel suo ruolo di comodo. Così si esalta, senza conoscerla, la famiglia, cellula della società e pessimo esempio sociale se è luogo di violenze, di scontri di potere e di disparità scandalose. Gli uomini non sanno ancora, sembra. come nascono i bambini e non si scandalizzano se hanno relazioni occasionali "senza importanza". Senza importanza per chi?
Un medico e un cardinale hanno pubblicato recentemente un libro di discussione sui problemi della conoscenza in relazione alla fede religiosa (Ignazio Marino e Carlo Maria Martini, "Credere e conoscere", Einaudi, 2012) e si sono soffermati sul tema della sessualità. Martini e Marino sono uomini di grande sensibilità e senza falsi pudori sui problemi della più delicata tra le relazioni umane. Il medico ricorda che il sesso "dal punto di vista biologico rappresenta un aspetto fondamentale della vita, come lo sono il dormire e il mangiare. Molto è dovuto alla produzione di ormoni da parte di organi come le gonadi, l'ipofisi, la corteccia surrenalica e l'ipotalamo che sollecitano e regolano l'attività sessuale". Proprio come bere un bicchiere d'acqua? Ovviamente no, dato che Marino si occupa anche della sfera cognitiva, culturale, etica per affrontare i problemi che non sono soltanto dei mammiferi, ma umani e relazionali, mentre il cardinale parla di una sessualità che "tende sia alla generazione sia alla comunione di persone" e che, anche quando genera bambini in provetta, "è sempre una tendenza naturale al dono di sé". Certo che i problemi sono numerosi e sempre più complessi (le malattie e l'aids, l'omosessualità, la contraccezione, le concezioni religiose, la durata del sentimento, l'educazione....). Ma il ragionare sui problemi non abbandona mai il pensiero neutro: come per l'aborto l'uomo ne parla come se la donna concepisse per partenogenesi, così per la paternità dei figli fonda sospetti e torti sul limite alla libertà sessuale solo per la donna che deve essere solo sua, mentre anche solo mentalmente lui è di tutte. È tempo di uscire dalla caverna, smettere di usare il coltello e pensare con il cervello.
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