Ecuador: viaggio nell’alleanza delle diversità / 2 - “Sono una trans femminista trisessuale – dichiara Elisabeth Vasquez - mi piacciono gli uomini, le donne e tutti gli altri generi. Ho sempre vissuto un’inquietudine legata alla diversità, che s
Angelucci Nadia Martedi, 21/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009
È una normale villetta a due piani in uno dei quartieri più tradizionali di Quito, proprio dietro la sede della Conferenza Episcopale; qualche traversa più in basso c’è l’Università Pubblica e un paio di isolati più su un liceo privato cattolico. Alle sette di sera quando arrivo è in corso una riunione; nella sala un divano e qualche poltrona, un angolo per i computer e tante foto alle pareti che raccontano la storia di Casa Trans, uno dei primi progetti al mondo di formazione politica specificatamente diretto a transessuali. L’esperienza, che nasce nel 2006, trae origine dal lavoro di Elisabeth Vasquez, avvocata, che già nel 2002, mentre frequentava l’Università comincia ad offrire assistenza legale ai trans ricorrendo la città di notte per contattarli: “Per molti mesi uscendo la sera dalla mia noiosissima lezione di diritto mercantile camminavo sul marciapiede destro della Mariscal[1] e riflettevo sui cinque metri di abisso che mi separavano dal marciapiede sinistro dove stavano le lavoratrici sessuali trans. Fino a che una sera ho dato ascolto al mio desiderio; ho attraversato la strada e ho chiamato una ragazza; siamo rimaste a parlare fino alle tre del mattino. Così sono entrata in questo mondo, ho conosciuto le tremende condizioni di vita delle persone che ne facevano parte e ho cominciato a fare consulenza legale, cosa che ancora oggi esercito con la Patrulla Legal che è attiva nelle notti di giovedì, venerdì e sabato”. Qualche tempo dopo nasce il Progetto Transgenero. Corpi distinti, diritti uguali che per rispondere al problema dell’esclusione e formare all’attivismo politico apre Casa Trans. Ana Almeida, attuale direttora, racconta che “in due anni sono passate nella casa 80 persone trans. Siamo un collettivo trans femminista, parliamo di intersessualità, non crediamo in identità statiche e tassative ma in identità nomadi, che si fermano in determinati momenti politici per nominarsi. Siamo in transito permanente. Attualmente abbiamo un programma rivolto in maniera specifica alle donne che stanno facendo un percorso trans verso l’identità maschile; vivono una discriminazione ancora più forte e per questo abbiamo riservato loro tre borse di studio.”La creatività e l’elevato grado di elaborazione culturale e sociale di questo progetto, non solo nel panorama ecuadoriano ma in quello mondiale, lo rendono ancora più interessante. Il programma di formazione e interscambio ‘Simmetrie soggiacenti. Cosa c’entra la diversità sessuale con me?’ mette in luce l’inventiva e l’intuito di questo gruppo: “Lavoriamo con le famiglie degli immigrati alle quali è negato il ricongiungimento e quindi il diritto di essere famiglia e facciamo notare come anche ai trans è negata la stessa cosa. Con i punk abbiamo trattato il tema dell’estetica alternativa perché anche loro, come noi, non possono mantenere nei documenti l’aspetto fisico che desiderano. Con le persone che hanno una invalidità fisica trattiamo il tema dei corpi distinti. Con i gruppi indigeni lavoriamo sulla discriminazione culturale. Insomma, cerchiamo di trovare ciò che unisce soggetti che sembrano non avere nulla in comune perché pensiamo che le battaglie per i diritti si devono fare insieme e ampliare un diritto è una vittoria per tutti”.Elisabeth Vasquez, che attualmente è responsabile della formazione, è l’artefice dei tanti successi a livello legale che hanno fatto storia nella giurisprudenza del paese: “sul tema dell’identità nei documenti ufficiali abbiamo vinto una delle nostre più grandi battaglie. E’ il caso della cittadina Luis Enrique Salazar di sesso maschile e di genere femminile: quando andava a fare un documento questa persona veniva obbligata a snaturarsi perché l’immagine di una donna non combaciava con il nome maschile. Dal 2007, invece, grazie al nostro lavoro legale, nei Registri Civili c’è l’obbligo di utilizzare una foto che rispetti l’identità dell’individuo, e questo vale anche per i punk”. Vasquez ha prestato la sua consulenza durante la fase di stesura della nuova Costituzione ed è riuscita a far inserire molte disposizioni a favore delle persone trans. La nuova Carta riconosce il diritto al cambio di nome e al cambio di sesso; “adesso bisogna lavorare sulle leggi ordinarie – continua - perché il tutto diventi un tramite amministrativo e non sia necessario affrontare un processo civile ogni volta”.
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