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Corpi di donne

Corpi di donne

Nodi e snodi/4 - Dall’intervento a Siena (9 e 10 luglio 2011) di Francesca Comencini (scrittrice e regista) e Fabrizia Giuliani (filosofa del linguaggio)

Lunedi, 26/09/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2011

“Il 13 febbraio è stata un’esperienza fisica prima che verbale. Lo hanno riconosciuto in molti e in molte. La centralità del corpo era già presente nel nesso tra dignità e cittadinanza attorno al quale ruotava l’appello, e nelle adesioni a quell’appello, a cominciare dalle parole pesanti sulla bellezza cancellata pronunciate da suor Rita Giarretta.

Questa centralità, riecheggiava, amplificata, nelle decine di migliaia di mail che arrivavano al nostro blog. In ognuna di esse donne di ogni età e condizione raccontavano come la dignità offesa non fosse certo una questione di morale e decoro ma piuttosto il sigillo che sanciva il loro non essere riconosciute pienamente cittadine di questo paese.

Ma è stato solo l’impatto fisico con le altre a rompere l’argine, in una esplosione urgente e necessaria. I nostri corpi si sono riconosciuti, nel qui ed ora di ogni piazza, hanno ritrovato agio, sintonia e padronanza. L’esperienza di quel pomeriggio ha mostrato quanto essi sapessero che le brutte immagini sui muri delle piazze di cui occupavano per una volta il centro, disegnavano in realtà un perimetro al quale era loro impossibile adattarsi. Moderne guardiane di un ordine immutabile, fatto di tempi e forme che non prevedono la nostra libertà.

Se dunque sono i nostri corpi – la nostra libertà – ad essere allontanati dalla sfera pubblica, occorre ripartire da qui per ribaltare il quadro: dalla consapevolezza che due temi spesso tenuti distinti nelle riflessioni politiche tradizionali, da una parte la dimensione culturale, dall’altra quello economico sociale - siano in realtà due aspetti della stessa questione.

Solo tenendo stretto questo nesso è possibile comprenderne a fondo le singole articolazioni e combatterne adeguatamente le implicazioni. Ogni rivendicazione, che sia di un osservatorio sulla pubblicità, una legge sulle dimissioni in bianco, sulla rappresentanza, rischia di essere una scatola vuota se non è riempita dalla consapevolezza pratica e simbolica del rifiuto di cui il corpo delle donne è oggetto nella polis. Questo rifiuto diffuso si arrocca su due punti: maternità e desiderio. E’ il corpo in gravidanza cacciato dalle fabbriche, dalle università, dai call center, dagli uffici, dalla sfera pubblica, è il corpo rappresentato nudo e a pezzi per significare di sé solo la sua disponibilità. E’ un corpo fissato in una staticità che non può essere attraversata dal tempo - e dunque dalla vita. La vita, le forme della vita che il tempo scandisce, sono contraddette dall’immobilità di quel fermo immagine, funzionale ad un immaginario erotico e un modello produttivo anch’essi fuori dal tempo della storia. Ma è proprio la fissità di quei corpi a preservare quest’ordine da qualunque cambiamento, sia sul piano economico e sociale che su quello simbolico. L’incompatibilità delle donne con l’ethos della sfera pubblica viene segnalata continuamente da immagini che le rappresentano chiuse in una corporeità ‘al di qua’ del linguaggio, ‘naturalmente’ estranee all’esercizio pieno della cittadinanza; il tempo che non scorre e non cambia i loro corpi è funzionale anche a garantire l’illusione di immortalità di tutti – donne e uomini –, a costituire un riparo dalla paura di essere attraversati dal tempo fino a morire.

Ma è impossibile descrivere il corpo al di fuori del suo andamento temporale e dalle trasformazioni che lo segnano: dal succedersi delle età e dei cambiamenti che questo porta con sé, al ritmo della gravidanza, segnata dal ‘conto’ delle settimane e dei mesi, il tempo iscritto nel corpo è il segno della sua vita e della sua libertà…”



Testo a cura di Tiziana Bartolini



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STOP AGLI STEREOTIPI. PER LEGGE

Garantire parità di accesso ai mezzi di comunicazione e di istituire un’Agenzia per la tutela della dignità della donna nell’ambito della pubblicità e della comunicazione. Sono gli obiettivi della proposta di legge n.4424 presentata lo scorso luglio dall’On Susanna Cenni (PD) e sottoscritta anche da altre/i deputate/i volti a tutelare la dignità della donna e dell’uomo nell’ambito della comunicazione mediatica e pubblicitaria attraverso un sistema che consenta ad associazioni, istituzioni, cittadine e cittadini di segnalare trasmissioni televisive e pubblicità ritenute lesive della dignità femminile o proponenti stereotipi di genere e garantire la parità di accesso a tutti i mezzi di comunicazione, con particolare attenzione alle campagne elettorali per le competizioni politiche: “La legge sulla disciplina delle campagne elettorali (la cosiddetta “par condicio”) - ha spiegato Susanna Cenni - ha introdotto il principio di un’equa ripartizione degli spazi tra tutte le forze concorrenti, ma questa norma non aiuta le donne. Per questo motivo la proposta di legge contiene anche delle modificazioni alla legge 22 febbraio 2000, n. 28. Nel testo normativo viene infatti previsto che non solo sia esplicitato il vincolo generale contenuto nell’articolo 51, comma 1 della Costituzione per la promozione delle pari opportunità fra generi, ma anche che i tempi dedicati ai partiti siano equamente ripartiti tra i due generi, sia durante le campagne elettorali, che nel corso di programmi di approfondimento politico fuori dai periodi di elezioni e che la garanzia delle pari opportunità fra i candidati sia estesa alle emittenti locali”.



Maggiori informazioni su: http://www.noidonne.org/blog.php?ID=02010





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