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Coriandoli di Welfare State sotto l’albero

Coriandoli di Welfare State sotto l’albero

Finanziaria/ Addio allo Stato sociale - Annunciata come una “Rivoluzione epocale” la nuova Finanziaria sta demolendo il sistema di garanzie sociali, senza creare nuove alternative

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2004

Tagliato, sminuzzato, assottigliato, camuffato, delegato. Il welfare state, lo stato sociale che nonostante difficoltà e disservizi ha comunque fatto dormire sonni tranquilli a milioni di italiani, si avvia, come una languida dama sospirante, sul viale del tramonto. Scuola e sanità pubblica, assistenza sociale e tutele per le fasce deboli sono sempre più compressi in nome di una invocata ma non meglio definita efficienza. Il Paese, attonito, segue i dibattiti televisivi cercando di capire cosa lo aspetta nel prossimo futuro e di scoprire la ‘magia’ che permetterebbe al governo di diminuire le tasse mantenendo contemporaneamente intatti i servizi. Esperti, deputati e ministri snocciolano macro cifre e assicurano che questa finanziaria è una ‘rivoluzione epocale’. Le parole, purtroppo, non hanno più valore e sono usate a sproposito se l’obiettivo reale è demolire la sostanza, annullare i concetti e fare propaganda. Che in realtà lo stato sociale sia da tempo oggetto di ridimensionamenti lo abbiamo capito tutti e lo verifichiamo ogni volta che ci troviamo, direttamente o indirettamente, in una situazione di bisogno. La questione vera è capire fino a che punto il welfare state potrà essere eroso, così come è avvenuto in questi anni, in modo carsico e indiretto. Affidare tante competenze alle Regioni e agli Enti Locali senza distribuire le necessarie risorse determina, inevitabilmente, che siano gli amministratori locali a decidere ciò che non viene attuato a livello nazionale: cioè scegliere tra il taglio dei servizi o l’aumento delle tasse. Non a caso sindaci e governatori di destra e di sinistra si sono trovati insieme a battere i pugni sui tavoli di Palazzo Chigi. Quello che davvero non è più accettabile è il modo subdolo e strisciante con cui la destra sta attuando le sue politiche sociali, sia a livello nazionale che al governo delle Regioni. Mentre tagliano fondi cospicui all’assistenza, inondano le città di manifesti in cui sono propagandati assegni alle famiglie, cioè la beneficenza al posto dei diritti. Impossibilitati a conciliare ciò che non è conciliabile, cioè gli obiettivi di una destra sociale con le aspirazioni di quella liberale e liberista, hanno scelto una via intermedia che di fatto demolisce il sistema, erodendolo e impoverendolo. Se manca uno slancio innovativo reale e profondo, la deriva è assicurata, con tutto quello che ne consegue in termine di nuovi malesseri e povertà. Il rischio reale è ormai percepito in modo diffuso e per questo associazioni e sindacati si sono mobilitati e hanno lanciato messaggi di forte preoccupazione al Paese. I tagli alla sanità, alla scuola, al pubblico impiego, all’assistenza – che arrivino da Roma o da Milano – sono accomunati da un impatto negativo il cui effetto non è solo di tipo economico, con il costo a carico dell’utente, o qualitativo, con la riduzione dei servizi. Ci sono anche altri elementi, molto importanti, che entrano in gioco e che vanno considerati. In un contesto caratterizzato da una costante destabilizzazione di tutte le certezze –lavoro, assistenza, pensione - l’insicurezza diviene fattore dominante e determina un costante, sottile e profondo malessere sociale diffuso. Uno stare-male-di-per-sé, in cui le persone sentono di vivere in una condizione border line, ad alto rischio costante. Le donne sono le prime vittime di questo non-sistema che sta affermandosi, sono i soggetti sociali più esposti e vulnerabili sui quali si ripercuote la precarietà del lavoro, la carenza di servizi e di assistenza. Allora è proprio dalle donne che dovrebbe venire una reazione, positiva e propositiva, perché non si abbassi la qualità della vita. E’ dalle donne, dal loro coraggio e dalla loro capacità di guardare avanti, che dovrebbe essere inferta una sferzata ad un Paese che deve essere riformato e ad un centrosinistra che deve mettere in campo tutta la sua capacità progettuale.

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