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Coppia allo specchio / ... la spesa...

Coppia allo specchio / ... la spesa...

dirsi le stesse cose con parole diverse: "la spesa"

Venerdi, 10/05/2013 - LEI



Ecco, lo sapevo che appena mi usciva la parola "spesa", Gino cominciava a fare grandi, inutili discorsi. Ormai sono anni che ci siamo messi d'accordo: una volta al mese, andiamo al discount e compriamo detersivi e prodotti base come zucchero farina latte. In casa siamo in cinque e ci vogliono un bel po' di soldi, comunque ormai sono le stesse cose da anni e io non riesco proprio a capire perché dovrei fare la lista. Che cosa devo scrivere: che beviamo un litro di latte al giorno per cui ci vogliono trenta litri in un mese, che compero l'uht perché non voglio stare attenta alla scadenza, che se non lo faccio io non lo fa nessuno? D'altra parte, se lui si sente più bravo di me, visto che non ci vuole inventiva e nemmeno un'approfondita conoscenza tecnica, potrebbe andarci da solo mentre io vado dal parrucchiere. Ma no, a lui non piace! Preferisce venire e criticare: perché comperi quello che costa sei centesimi di più al litro? E io a spiegare ogni volta che lo compero perché è di produzione italiana e che è una scelta di bandiera che ho fatto tanto tempo fa. E lui a ribattere che ormai c'è l'Europa e che il latte tedesco è buono lo stesso e costa di meno. Insomma: una sofferenza che mi scappa la voglia di dirglielo e quasi quasi ci vado di nascosto. Secondo me fa così sperando proprio che lo lasci a casa così dopo farà anche finta di essere offeso, mentre sotto sotto ci gode! Eppure a me non dispiacerebbe se, invece di polemizzare per circa due ore, approfittassimo dell'occasione per fare quattro chiacchiere e mangiare un gelato, già che siamo lì al centro commerciale, e magari ricordarci che ci vogliamo bene.



LUI



Che giorno siamo oggi? Ecco, proprio così. Ci scommetto che 'sta sera mi dice sbuffando: "Gino, domani dobbiamo andare al discount." e, se tento di tergiversare – perché domani? Possiamo andare la settimana prossima? - perché ho un altro programma, lei va fuori di testa e comincia a polemizzare: "ecco, della casa non ti frega niente, se non ci fossi io, mangereste i mobili..." e via dicendo. Neanche fossimo a mille chilomemetri dal negozio più vicino che non si può fare una corsa a comprare un litro di latte. Ma lei è così, se la dispensa non è piena, pare che le manchi la terra sotto ai piedi. Sono diciotto anni che abitiamo qui, sono diciassette anni che una volta al mese devo accompagnarla a fare la spesa. Una volta andavamo al supermercato, adesso a venti chilometri hanno aperto un discount, che sconta solo di nome ma è inutile dirglielo, e spendiamo esattamente lo stesso, più la benzina. Però, se glielo faccio, notare mi risponde che dico così perché non la voglio accompagnare. Dovrei stare zitto, ma non ci riesco. Io penso: se uno fa venti chilometri per fare la spesa, sarà perché vuole risparmiare. Invece no, visto che potrebbe, però compera il prodotto che costa di più. Pagherei per capire. E poi penso anche: se uno va così lontano, perché non si fa una bella lista, da spuntare man mano che mette la roba nel carrello, così non dimentica niente e non si trova a dover comprare la roba sotto casa, che pare d'andare dall'orefice? Invece no, la lista non serve perché – dice lei – non dimentica niente. Amen. Quasi quasi le propongo un baratto: la spesa la fa lei e io la porto a mangiare la pizza, che è così tanto tempo che non parliamo un po' di noi due e ci diciamo che ci vogliamo bene.

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