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Coppia allo specchio

Coppia allo specchio

Libera intervista a lei e a lui sul medesimo argomento

Mercoledi, 03/04/2013 - Lei

Bello! Ci sono cinque giorni di ponte con solo due di ferie. A pensarci bene, neanche so se li voglio prendere quei due: lasciare l'ufficio così, senza nessuno, mi pare brutto. Se qualche cliente chiama, di sicuro pensa chissà quanto guadagniamo sulla sua pelle...

Lui insiste, perché – dice – vuole sapere in anticipo, vuole organizzarsi. Organizzarsi per che cosa, poi? Magari per telefonare a qualche suo amico e andarci a pescare? Piove, piove, piove. Non ha smesso un minuto, questo sul lato meteo. Sul lato portafoglio, anche peggio. Siamo a metà aprile e ancora non ha preso lo stipendio di marzo e il mio, si sa, fra mutuo e bollette, rimane ben poco.

Ho provato a dire che sarebbe meglio se restiamo a casa e così ne approfitta per mettere a posto e pitturare il garage che fa schifo. C'è di tutto, la maggior parte per la differenziata: chissà che cosa tiene quella roba lì a fare. Può servire, dice. A chi? A chi possono servire cento bottiglie vuote che non compriamo più il vino sfuso dal '96? Ieri ho contato: a chi possono servire ventitré tipi diversi di cacciavite?

Ho provato a suggerire: magari qualche ragazzo ha bisogno un attrezzo per ripararsi la bicicletta, chissà mai che gli regali un po' di quella roba lì. Sai che cosa mi ha risposto? Si è girato a guardarmi come se avesse parlato una marziana: ma sei matta! E quando servono a me, chi me li presta? Avrei voluto rispondere che uno, la bicicletta lui non ce l'ha da vent'anni quindi non si può rompere, due, se gli si rompe qualcosa lo porta ad aggiustare, tre quando ho bisogno di piantare un chiodo, lui è stanco e io chiamo il signor Paolo che è così gentile e non mi fa aspettare, gli do dieci euro e lui si piega in due a ringraziarmi.

Poi ho pensato: è meglio che sto zitta, così evito una discussione inutile, tanto lui fa lo stesso quello che vuole e io continuo a pensare che, della casa, lui se ne frega. E poi ci avveleniamo quel poco tempo che stiamo insieme. E mi dispiace, perché io, al Gino, gli voglio ancora bene.



Lui

Splendido! Cinque giorni di riposo assoluto, a casa a non fare niente. Se non fosse per Elvira che di sicuro comincia: c'è il garage da mettere a posto, quand'è che lo fai? Approfittiamo di questi giorni per imbiancare la cucina? C'è questo c'è quello..

E' una brava donna, gentile, carina, sempre disponibile. Ma non capisce. No, non la sfiora neanche il pensiero che io, durante i giorni di riposo, voglio riposare. Alzarmi quando mi sveglio e magari fare qualche giochino... peccato che quando io mi sveglio, lei è già alzata da un pezzo. Se la chiamo "Dai Elvira, vieni qui!", lei arriva con l'aria attiva e qualche utensile in mano e mi fa sentire colpevole come se fossi un sibarita. Sembra che non sappia che lavoro faccio, in piedi nove ore al giorno, e che ormai ho passato i cinquanta e che, alla sera, sono stanco. Non solo stanco con il fisico, ho proprio una specie di fatica dentro, che non riesco a spiegare, che non mi passa neanche davanti alla televisione, per quello mi addormento sul divano e salto per aria quando lei mi scuote per andare a letto. Che sia l'andropausa? E poi, quando guardo lei, bella come un fiore, sempre sveglia che va in giro per la casa, piena di progetti e di voglia di fare, mi sento un vecchio, un novantenne. Delle volte penso che se mi dà un calcio nel sedere ha anche ragione. Cinque giorni: magari riesco a dirle che sono ancora innamorato di lei come ventidue anni fa. Se mi sta a sentire.

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