Lunedi, 26/12/2011 - Nate durante la crisi economico-finanziaria del 2001-2002, le cooperative in Argentina sono diventate un rapido strumento per la partecipazione delle donne in settori considerati tradizionalmente maschili, come il campo edilizio, nonostante all’inizio non sia stato facile per gli uomini avere delle colleghe donne. adesso la loro presenza è vista come una cosa normale, le persone hanno capito che le donne imparano velocemente il mestiere, non solo quello di lavoratore edile, ma anche di elettricista, idraulico, piastrellista e qualsiasi altra cosa che sia necessaria
Le Cooperative di lavoro sono state promosse dal governo argentino nel 2003 in risposta ai crescenti livelli di povertà e disoccupazione, conseguenza della profonda crisi sociale ed economica scoppiata nel 2001 e seguita a tre anni di recessione. All’inizio, lo stato favorì la formazione di 50 cooperative composte da 16 soci ciascuna, che offrivano ai disoccupati formazione e lavoro. Ma molti degli uomini che si univano a questi gruppi non avevano esperienza, perciò cominciarono a imparare il mestiere al fianco delle donne. Oggi nelle 3mila cooperative appartenenti alla Confederazione Nazionale delle Cooperative di Lavoro (CNCT), tra il 35 e il 40 per cento dei soci sono donne, e hanno un ruolo sempre più da protagoniste. Esistono anche cooperative formate esclusivamente da donne in almeno quattro province del paese, ma per la maggioranza sono miste, anche in settori considerati storicamente maschili, come nel caso dell’edilizia. Le cooperative si dedicano anche alla tessitura, gastronomia, orticultura, produzione di materiale per l’edilizia, alimentazione e stampa; il reddito minimo mensile di ogni socio è di circa 300 dollari. I soci hanno anche diritto a percepire assegni familiari, di 64 dollari per ogni figlio al di sotto dei 18 anni che studia, oltre all’assistenza sanitaria e al versamento dei contributi previdenziali per la futura pensione. Il movimento delle cooperative ha poi offerto nuove opportunità di lavoro alle minoranze sessuali tradizionalmente discriminate, come travestiti e transessuali, che incontravano enorme difficoltà a trovare un impiego a causa della discriminazione e della marginalizzazione. Adesso invece, i travestiti e i transessuali che lavorano nelle cooperative posso dimostrare che, oltre a non accettare come lavoro la prostituzione, vogliono instaurare un dialogo con lo stato e la società e dimostrare di poter avere un lavoro vero.
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