Contro versa - Genealogie impreviste di nate negli anni '70 e dintorni
"contro versa", primo titolo di una nuova collana editoriale (Genealogie) della casa ed. sabbiarossa, che vuole valorizzare narrazioni, scritture e voci di donne
Giovedi, 06/06/2013 - Dieci “nate negli anni ’70 (e dintorni: una di loro è degli anni ’80) raccontano le proprie genealogie impreviste. In direzione ostinata e contraria, le autrici sperimentano se stesse in relazione al circostante mettendo a tema il valore simbolico, politico e personale delle genealogie. La collettanea è composta da narrazioni e mappe concettuali che si dipanano in tre parti.
Il viaggio inizia dalla Calabria con La figura rimane di Doriana Righini, che ripercorre i passi di Lea Garofalo, raccontati in punta di penna e mediati dagli occhi della sorella Marisa. Un lucido e complesso scenario sulla genealogia del ricordo che segna. La prima parte, Pensarsi donne tra privato e pubblico, prosegue con Madre in Calabria, Calabria madre. Gestazioni del possibile, di Denise Celentano, alla scoperta e riappropriazione cosciente di due identità personali/politiche, quella calabrese e femminile. Chiude La passione del capire. La trasmissione generazionale in Università di Giovanna Vingelli, narrazione nella quale le genealogie non sfuggono alla metafora del tessere ma anche del disfarsi al momento opportuno dei ruoli assegnati.
La seconda parte, Un nuovo corso di relazioni politiche, è aperta da Lucia Cardone e Ivana Pintadu con Nell’isola e fuori. Cartografia genealogica di collettiva_femminista, il racconto della creazione e condivisione di un luogo di pensiero politico di donne, segnato dalla sua mappa geografica d’affetti. Loredana De Vitis, con Dall’essere me all’essere bellissima, prende avvio dall’esperienza nell'Udi e dalla sua relazione con altre donne, per riconoscersi e ad andare oltre sé, fino alla realizzazione di un progetto approdato in Vietnam. Prosegue Angela Ammirati che con Genealogie Materne. I nodi del conflitto analizza nuovi linguaggi e pratiche assunti dal suo personale modo di leggere e agire la pratica femminista, interrogandosi sulla deriva autoritaria di un’altra parte. Chiude Monia Andreani con Pensarsi figlie alla ricerca della madre: la genealogia che fa problema nella filosofia delle donne, in cui i chiarimenti teorico-pratici che lei per prima ha voluto concedere a se stessa, oggi la fanno sperare in un femminismo che sia anzitutto un processo democratico pluralista in continua evoluzione.
L’incontro tra scrittura, arte e femminismo anima la terza e ultima parte. Alessandra Pigliaru affronta se stessa attraverso figure letterarie di donne: Natalia, Camilla e Daniela. Dal nome alla genealogia nelle personagge di Fausta Cialente, scrittrice che ha consegnato appassionati ritratti femminili, portatori di luoghi concettuali cari alla politica delle donne e capaci di far riflettere sul modo di stare al mondo dicendosi al plurale. Infine, Federica Timeto ne Il sospetto dell’appartenenza, affronta una lucida riflessione sulle condizioni di possibilità dell’incontro fra arte e femminismo in Italia, approdando agli scritti di Carla Lonzi, come testimonianza unica per comprendere il fallimento di questo incontro in ambito italiano.
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