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Contro ogni violenza

Contro ogni violenza

Parità/ Torino - Letture, filmati ed una mostra a cura della Consigliera provinciale di Torino per celebrare la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”

Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2005

La Consigliera di Parità Provinciale di Torino, Laura Cima, in collaborazione con la Città di Torino, Amnesty International Sezione Piemonte, ed insieme al Coordinamento Cittadino Contro la Violenza alle Donne, ha celebrato il 25 novembre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Tale ricorrenza venne votata all’unanimità e resa ufficiale nel 1999 dall’Onu (risoluzione n° 54/134 del 17 dicembre).
La scelta di questa data è per ricordare il primo Encuentro Feminista de Latinoamérica y el Caribe, avvenuto a Bogotà nel luglio del 1981. Fu la Repubblica Dominicana a proporre quella giornata in onore di Patria, Minerva e Mate Mirabal, le tre sorelle domenicane uccise il 25 novembre del 1960 perché impegnate nella lotta di liberazione contro il generale Trujillo.
La Consigliera provinciale torinese, per promuovere un’iniziativa volta alla sensibilizzazione della cittadinanza rispetto al fenomeno della violenza di genere. Ha proposto la proiezione del lungometraggio di Mariano Barroso “La rivoluzione delle farfalle”, che racconta proprio la storia delle sorelle Mirabal, preceduta dalla lettura di brani “Una su tre. Non mi arrendo, non mi arrendo” a cura dell’attrice Mariella Fabbris, con contributi dal romanzo di Julia Alvarez “Il tempo delle farfalle”.
La violenza nei confronti delle donne si consuma su più fronti e in diversi ambiti. C’è il volto della guerra e dell'odio razziale, c’è la povertà ma anche una "cultura trasversale" a tempi e luoghi, poco propensa a valorizzare le donne quanto piuttosto a relegarle nel ruolo di vittime. Il problema è all'ordine del giorno nelle cronache dei giornali e anche nella quotidianità di molte donne che, proprio nell'ambiente familiare, vivono il loro inferno.
Scavando in una situazione sommersa, si scoprono dati allarmanti che sono la punta di un iceberg ancora tutto da sondare. L’‘Osservatorio criminologico e multidisciplinare sulla violenza di genere’, che dà assistenza alle vittime di violenza in Italia, ha condotto una ricerca i cui dati sono poi stati forniti al Consiglio d'Europa. Si tratta di dati inquietanti: le violenze subite dal partner, marito, fidanzato o padre è la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, in Europa.
Questo significa che prima del cancro, degli incidenti stradali e della guerra, ad uccidere le donne o a causarne l'invalidità permanente, è la violenza subita dall'uomo.
Il conflitto Urss-Afghanistan nell'arco di dieci anni ha mietuto 14 mila vittime, ma è niente se si paragona al fatto che in Russia, in un anno, sono morte 13mila donne, il 75% delle quali uccise dal marito. Anche in Paesi evoluti come gli Stati Uniti e la Svezia si registrano dati sulla violenza femminile molto alti, negli Usa ogni quattro minuti una donna viene violentata e in Svezia, dove l'emancipazione femminile ha raggiunto i massimi livelli, ogni dieci giorni una donna viene uccisa.
Il fenomeno ha profonde radici culturali, spiegano i criminologi e gli esperti dell'Osservatorio. I dati sono solo la punta di un iceberg, si basano sulle denunce di quelle donne che hanno trovato il coraggio di reagire. Moltissime invece non ci riescono e vivono nel silenzio il loro dramma. Ma attenzione, non si tratta di fenomeni legati a disagi socio-economici o alla religione islamica. La violenza alberga anche in famiglie cattoliche di professionisti benestanti.
Per questo motivo è importante agire a livello di sensibilizzazione, spiegando alle famiglie i rischi e le conseguenze a livello psicologico e sanitario cui vanno incontro le vittime delle violenze di genere. L'aspetto più difficile da affrontare per operatori e forze dell'ordine è la denuncia: "Le donne non hanno la consapevolezza di essere vittime – spiegano gli esperti dello studio - Non denunciano quindi per paura, ma per proteggere e difendere se stesse da una realtà che altrimenti le distruggerebbe. Si tratta della sindrome di adattamento, che agisce nella stessa maniera di quella della sindrome di Stoccolma, riscontrata nelle vittime dei sequestri di persona".
La Consigliera provinciale di Torino, raccogliendo le sollecitazioni dell’Assemblea delle Donne del Primo Forum Sociale del Mediterraneo, riunitasi a Barcellona il 17 giugno 2005, ha dedicato la serata – tutta ad ingresso gratuito - in particolare alle donne irachene, arbitrariamente imprigionate, per le quali si chiede la liberazione immediata.
Per l’occasione è stata allestita, presso il cinema Fratelli Marx di Torino, la mostra, curata da Amnesty International, sulla campagna internazionale “Mai più violenza sulle donne”.

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