Giovedi, 13/10/2011 - Lo spazio della magnolia della Casa Internazionale delle Donne ieri era un fermento a cielo aperto, sotto un’inaspettata nuova giornata di fine primavera. I festeggiamenti per il Nobel per la Pace alle tre donne coincidevano, infatti, con l’incontro tra le rappresentanti delle associazioni sostenitrici dell’iniziativa END-FGM (www.endfgm.eu), campagna che si batte per l’abolizione delle mutilazioni genitali femminili (MGF).
La felice soluzione trovata per incontrare tante persone, donne ma non solo, è stata questo aperitivo-incontro, durante il quale, nello spazio aperto, persone provenienti da Cipro, Bruxelles e molti altri luoghi del mondo, camminavano, parlavano, s’incontravano.
Il problema delle mutilazioni femminili si sta ponendo sempre più forte anche per il nuovo e recente incremento dell’immigrazione, che porta naturalmente con sé usi, costumi e problemi di culture che non conosciamo abbastanza.
Vietare la pratica non basta ad eliminarla, è necessario informare adeguatamente le donne che intendono praticarla, e rendere partecipi anche gli uomini. Come Abdi-Noor Mohamed, regista, scrittore e poeta di origine somala, rifugiatosi in Svezia, il quale afferma che “In Somalia gli uomini sono parte del problema delle mutilazioni. Io voglio essere parte della soluzione.” Gli ospiti sono presentati da Cristiana Scoppa di AIDOS che si è occupata così capillarmente dell’organizzazione.
Tra gli altri, Christine Loudes, avvocatessa e direttrice della campagna, si dice convinta che un’importante tappa sia stata il raggiungimento della visibilità a livello europeo, soprattutto nell’auspicio e nella prospettiva di realizzare legislativamente degli obiettivi. Il progetto ha bisogno di tempo per realizzarsi, e del coinvolgimento delle persone. La campagna è nata tre anni fa a Lisbona durante un incontro nel quale si è diventati consapevoli di quanto fosse necessario coinvolgere le istituzioni europee per agire concretamente contro le mutilazioni genitali femminili. Sottolinea la dottoressa Loudes: “Volevamo che questo tema fosse preso effettivamente in considerazione dall’Unione Europea tutta e nelle sue relazioni con Paesi dove questa pratica viene fatta. Poi abbiamo capito che per raggiungere questo scopo era fondamentale mobilitare il pubblico. Perciò l’anno scorso abbiamo creato una campagna per raccogliere firme che aveva come simbolo i petali di rosa (http://www.aidos.it/ita/news/index.php?idPagina=846). Grazie a questa raccolta abbiamo avuto visibilità presso istituzioni europee e presso media, facendo così capire la dimensione europea di questo fenomeno”.
Uno dei risultati ottenuti vi è l'affermazione della necessità di uno strumento legale che sia vincolante presso i Paesi al fine di bloccare anche la medicalizzazione delle MGF.
Il 6 Febbraio 2011, Giornata internazionale per l'abolizione delle mutilazioni genitali femminili, saranno presentati i petali di rose (e quindi la campagna) al Parlamento ed alla Commissione Europea. La richiesta avanzata alle istituzioni europee è di affrontare il problema MFG secondo una prospettiva olistica e basata su un approccio fondato sui diritti umani. La campagna vanta ben quattordici organizzazioni che vi lavorano, unitamente a persone che nella loro vita hanno fatto cammino d’impegno contro le MGF ed hanno incontrato alcune delle associazioni in questione. Come Leyla Hussein, psicoterapeuta, il cui impegno nasce da circa otto-nove anni perché “sono una madre e volevo proteggere mia figlia da tutto questo”. Il lavoro di Leyla coinvolge le donne per parlare di temi che abbiano a che fare con la sessualità e la salute. L’azione concreta è dunque contro le mutilazioni genitali femminili a favore di una nuova consapevolezza del proprio corpo nella sua splendida interezza.
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