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Contro la violenza alle donne in tutte le sue forme

Contro la violenza alle donne in tutte le sue forme

Emilia Romagna -

Marco Monari Lunedi, 18/10/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2010

Sakineh, la battaglia continua

di Marco Monari*



Abbiamo accolto con sollievo la notizia giunta lo scorso 8 settembre che la pena capitale per Sakineh era stata sospesa. Si è trattato di una novità importante della quale siamo molto soddisfatti, pur non illudendoci – come ha suggerito il figlio della donna – che la battaglia sia da considerarsi finita.

Ognuno, in questa vicenda, ha svolto la propria parte: le personalità della cultura, la politica, i rappresentanti dei movimenti per la pace e per i diritti delle donne. Come maggioranza di centrosinistra in Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna il 3 settembre abbiamo presentato una Risoluzione che “Impegna la Giunta ed invita i parlamentari eletti sul territorio regionale ad aderire con convinzione all’appello per la salvezza e la liberazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani.

A far pervenire al governo iraniano la propria convinta opposizione verso l’applicazione di pene in contrasto coi diritti inviolabili di ogni persona.

A sostenere in ogni sede e circostanza la moratoria contro la pena di morte.

A promuovere apposite iniziative politiche di sensibilizzazione sulla vicenda”.

La Risoluzione è stata firmata da tutti i gruppi di maggioranza ma ha raccolto consensi anche fra le forze di opposizione. Questa iniziativa ha registrato l’adesione convinta del Presidente della Regione Vasco Errani e del Presidente dell’Assemblea Legislativa Matteo Richetti.

Purtroppo, come anticipavo, la battaglia è tutt’altro che esaurita. Sakineh Mohammadi Ashtiani è una donna iraniana di 43 anni, madre di due figli. Condannata per adulterio nel 2006 e sottoposta a fustigazione, è stata trasferita nel braccio della morte del carcere di Tabriz in attesa di essere lapidata, dopo aver subìto un processo arbitrario e in contrasto con i più elementari diritti della persona. La notizia della sospensione della pena di morte è un risultato importante, ma solo parziale.

Continueremo a seguire questa vicenda anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: ci sembra un dovere verso i principi di civiltà e di rispetto della vita umana – in questo caso quella di una giovane donna e madre – ai quali crediamo nessuno debba derogare. Crediamo infatti che se Sakineh dovesse essere colpita ognuno di noi dovrebbe sentirsi colpito.



*Presidente del Gruppo PD in Regione Emilia-Romagna



 



Contro la violenza alle donne:

prevenzione, sostegno e risorse



di Roberta Mori*



Ci sono casi estremi che richiedono un intervento internazionale di mobilitazione come è stato per Sakineh, emblema e vittima di un sistema brutale, ancora vigente in molti Paesi, che non riconosce i diritti personali. E ci sono le tante violenze che colpiscono soprattutto le donne anche nelle nazioni cosiddette “civili”, dove il sistema di protezione si scontra con una barriera culturale dura da abbattere.

Il 31,9% delle donne italiane ha subìto violenza nel corso della vita e nella maggior parte dei casi a compierla sono i loro partner. Circa il 70% delle vittime di omicidi compiuti tra le mura domestiche sono donne e la violenza in famiglia resta la prima causa di morte non accidentale delle donne tra i 16 e i 44 anni. Questi sono solo alcuni dati che delineano un fenomeno drammatico, presente in tutta Italia e anche in una comunità avanzata come l’Emilia-Romagna, dove ad esempio quasi 1.500 donne ogni anno vengono accolte dai Centri antiviolenza diffusi sul territorio.

Per rilanciare le azioni di contrasto a questa piaga sociale abbiamo presentato una Risoluzione in Assemblea Legislativa, firmata dai gruppi di centrosinistra e poi condivisa con una parte dell’opposizione, con cui impegniamo la Giunta della Regione a realizzare alcune precise iniziative: maggiore prevenzione, un più stretto raccordo fra scuola, servizi territoriali, consultori per adolescenti e per le famiglie, l’avvio di una articolata campagna regionale di sensibilizzazione rivolta a tutti, con al centro il tema della libertà e del rispetto delle differenze; non da ultimo, un rinnovato sostegno ai 13 centri antiviolenza presenti in Emilia-Romagna e ai servizi di assistenza, per scongiurare l’indebolimento degli strumenti di tutela a seguito dei tagli governativi previsti nel 2011 a carico di Regioni, Province e Comuni.

La violenza contro le donne è sintomo di una fragilità culturale enorme, aggravata da un contesto mediatico che mercifica l’immagine femminile. E’ giunto il momento di “rifondare” la relazione tra uomo e donna al di là di stereotipi e contro-stereotipi che ci propinano mass media e nostalgici. Solo una piena assunzione di responsabilità “innovatrice” sui temi di genere e dell’evoluzione dei rapporti tra le persone potrà abbattere la barriera che ancora ci separa da una reale convivenza civile.



*Consigliera PD Regione Emilia Romagna (Commissioni Welfare e Territorio)



 



Tratto dal testo della Risoluzione presentata all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna il 20 luglio scorso.




....... Rilevato in particolare che

 

come ci riportano quotidianamente le cronache più recenti, la violenza sulle donne, portata fino alle estreme conseguenze, è un fenomeno in crescita e presente in tutti gli ambienti e strati sociali;



esso appare fondato sulla negazione dei diritti umani e delle pari opportunità, sulla appropriazione o soppressione del corpo femminile, complice una concezione possessiva e consumista della sessualità diffusa ulteriormente dai media;



questa situazione, che attiene alla garanzia di libertà e diritti fondamentali, richiede dunque un’attenzione particolare e rinnovata da parte delle Istituzioni, con iniziative capaci anche di incidere sul retroterra culturale e valoriale che la genera;



il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita con la risoluzione n. 54/134 dalle Nazioni Unite nel 1999 al fine di sensibilizzare governi, istituzioni e società civile e che costituisce un’importante occasione di riflessione attiva e di contrasto al fenomeno;


Considerato che

 



in Emilia-Romagna esistono 13 centri antiviolenza (di cui 11 coordinati in ambito regionale), 8 dei quali dotati di case-rifugio che ospitano donne maltrattate, nonché diversi centri di assistenza anche legale sul territorio;



Invita la Giunta Regionale



 

- A rafforzare l’impegno della Regione nel sostenere, anche dal punto di vista finanziario, i centri antiviolenza e di assistenza, al fine di rispondere alle tante richieste di accoglienza da parte di donne che subiscono maltrattamenti o atti coercitivi, accompagnando tale impegno con una nuova campagna informativa;



- Ad attivarsi sul fronte educativo e della promozione culturale, vale a dire della prevenzione rispetto alla violenza sulle donne, a cominciare da un sempre maggiore raccordo fra scuola, servizi territoriali, consultori per adolescenti e per le famiglie per intervenire direttamente nelle politiche educative volte all’uguaglianza e al rispetto delle differenze;



- A mettere in campo una articolata campagna di sensibilizzazione, con momenti di confronto promossi anche dalle istituzioni locali, che coniughi il tema della libertà delle donne e il ruolo dell’uomo e della donna nella società contemporanea, evitando che la violenza di genere rimanga un “problema delle donne”, ma diventi una questione che coinvolge prioritariamente gli uomini con piena assunzione di responsabilità da parte dell’intera Comunità.



(1 ottobre 2010)



(REDAZIONALI)

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