Martedì 9 luglio a Roma conferenza stampa di Disarmisti Esigenti
Martedì 9 luglio a Roma si tiene la conferenza stampa di Disarmisti Esigenti ed Altri (ore 11:00, Libreria D’Amico, via Silvio D’Amico 1) che ha l’obiettivo di illustrare il presidio che terremo davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo, dal 16 al 19 luglio per rimarcare un impegno preciso: contrastare l’uso della retorica della pace di chi poi vota a presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. E l’abitudine di votare solo per motivi di schieramento partitico, andando poi ad appoggiare con il voto gli aiuti militari a Zelensky.
Segue il mio intervento alla conferenza di Roma.
Ho sofferto come molti italiani gli effetti disumanizzanti delle guerre in atto, ed economicamente gli effetti di quasi due anni e mezzo di guerra in Ucraina. Li ho sentiti in un paese che partecipa con gli armamenti e le sovvenzioni economiche e militari. Il denaro speso per rimpiazzare le risorse perse con la distruzione degli accordi internazionali precedentemente fatti con la Russia, e quello destinato alla Ucraina in spese militari, hanno deprivato enormemente la popolazione Italiana sia nelle prospettive di investimenti per il riequilibrio ambientale dei territori che in quelli destinati al clima; e ancora nell’economia quotidiana dei cittadini. In particolare, la vita degli anziani ne è stata devastata.
I prezzi dei generi alimentari - che continuano ad essere pieni di inquinanti - sono enormemente saliti; così ogni altra cosa necessaria. Le persone non benestanti non riescono a curarsi perché, soprattutto se anziani, le cure del sistema sanitario sono state enormemente dilazionate e i controlli di malattie croniche vengono dati ad intervalli di un anno, anche sigià molto primaqualche cosa muta, ci sono sofferenze, si vorrebbe controllare; se non lo fai a pagamento aspetti il tuo turno, è disumano. Il fatto è che il sistema sanitario ha visto diminuire i suoi finanziamenti negli anni, invece di vederli adeguare alla aumentata vita delle persone. Si vive di più ed aumentano le patologie, si rimane dunque abbandonati a se stessi, da molto anziani.
Non ci sono più soldi per la comunità ora anche a causa di queste scelte di guerra. Vediamo però salva e vegeta la vita della popolazione dell’extralusso, come ci fosse un’Italia di cui noi siamo solo i servitori.
Inesistenti sono ormai le terapie fisiche, se le vuoi con il servizio nazionale; inesistenti gli accompagnamenti alla deambulazione e alla ricreazione.
I ceti benestanti investono i loro soldi per far fronte a questa situazione e sono ormai abituati a considerare normale spendere in visite private e cure, anche convenzionate con assicurazioni per sopperire alla miseria pubblica. Questo finisce per scavalcare le code dei più poveri nelle stesse strutture pubbliche.
Anche la formazione politica alla cittadinanza così si perde, si dimentica l’agio che può dare la comune solidarietà; il consumo in sanità tende sempre di più a divenire un lusso.
Anche l’assistenza domestica non è alla portata degli ottantenni che non siano ricchi o che non abbiano figli ricchi, le morti per abbandono e povertà dovrebbero ricevere visibilità almeno, per divenire una testimonianza politica attiva.
Non ci sono mai stati i soldi perla metà dei bambini piccoli, non hanno trovato posto negli asili nido né ricevuto pasti gratuiti - e meno male che sono in calo le nascite -. Non ci sono soldi per le scuole, e neppure per raddoppiare il numero dei professori, così che possano dare una formazione sostanziale agli studenti – pochi, nel lamento del potere - che però neppure agli esistenti riesce a fornire classi numericamente contenute per poter essere seguiti ed imparare le materie loro assegnate. Non è reale l’apertura della scuola a tutti, anche per il tempo delle lezioni, o per i tempi del lavoro, a causa di entrambi molti bambini e ragazzi sono soli in casa per ore, senza aiuti familiari possono essere rimandati e bocciati, come succedeva molti decenni fa, o a volte promossi per distrazione o per nascondere la realtà.
È una abitudine comperarsi da se le cure e l’istruzione anche per quei ceti che si indebitano per farlo, in un ritorno al passato privo di consapevolezza della possibilità di fare comunità pubblica. Si sente una enorme distanza ormai dal ceto del lusso, per quello soltanto sembra esistere la scelta economica dei ceti politici.
Ci vuole un referente politico per gli italiani che sia responsabile e appassionato alla popolazione anziché alla frequentazione delle élites mondiali. Sono quelle a volere le guerre e le distruzioni militari, agiscono sulla popolazione il ricatto ideologico liberale del diritto e della giustizia, in un mondo fatto di masse di diseredati ma anche di qualificati privi di parola e di forza politica. Il conflitto è in ciascun paese, a veder bene, senza armi, a parte i media, la censura delle informazioni, l’assenza di dialogo politico tra la popolazione e con la rappresentanza.
È questo conflitto della impotenza e dell’assenza di contrattazione quello di cui sarebbe bello occuparci, al posto di quello distruttivo delle lotte economiche per la supremazia territoriale. Facciamo più giustizia all’interno del nostro paese e cerchiamo la pace con gli altri paesi invece della guerra. Tutto il mondo reale ha le stesse priorità: trovare equilibrio tra popolazione, acqua potabile e alimenti. Procurare cure fisiche ed istruzione che abbassino la paura e l’odio, la violenza.
Antonella Nappi
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