Leggi amiche - Cosa sono i contratti collettivi di lavoro e da dove vengono?
Natalia Maramotti Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
Di questi tempi si fa un gran parlare di contrattazione integrativa aziendale; pare che qualcuno, diverso dai/dalle protagonisti/e, abbia scoperto la perdita del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi. Si immaginano strategie per correggere questa situazione, che alla fine penalizza il sistema produttivo complessivo. Le aziende nazionali infatti assistono all’incremento della quota dell’esportazione dei beni prodotti nel nostro paese, ma vedono languente, se non ridotta, la quota delle vendite nel mercato interno. Dal cilindro delle soluzioni escono varie ipotesi tra cui quella di legare salari e stipendi alla produttività e dunque allo strumento della contrattazione integrativa aziendale.
Bene, parliamone e parliamo anche di come, attraverso lo stesso strumento, si possa favorire il rinnovamento dell’organizzazione del lavoro per garantire un miglior bilancio temporale alle lavoratrici ed ai lavoratori.
Tuttavia, quando si aprono nuovi orizzonti, è sempre bene fare il punto sull’esistente e possibilmente sulla sua genesi ed evoluzione.
In poche parole nessuno pensa di poter fare a meno dei contratti collettivi di lavoro, vediamo perché.
Cosa sono i contratti collettivi di lavoro e da dove vengono?
Durante il regime fascista venne istituito l’ordinamento corporativo che riconosceva, per ciascuna categoria di lavoratori o datori di lavoro, soltanto una organizzazione professionale, con una personalità giuridica pubblica e con la rappresentanza legale di una categoria, quindi la conseguente esclusiva legittimazione alla conclusione dei contratti collettivi corporativi; questi avevano un ‘efficacia generale nei confronti di tutti.
Dopo la caduta del fascismo il sistema venne prorogato per evitare un vuoto di regolazione, finché l’assemblea Costituente, con l’art 39, intese disciplinare la materia prevedendo la possibilità per i sindacati registrati di stipulare contratti collettivi con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisse.
L’art. 39 della Costituzione è, a tutt’oggi, inattuato; infatti non è stata mai emanata una legge di esecuzione, sicché il tipo di contratto collettivo disegnato dalla Costituzione è, a sua volta, inattuabile. Nel nostro ordinamento si possono realizzare contratti collettivi di diritto comune; si definiscono così perché si applicano anche ad essi le norme valide in materia contrattuale, che si trovano nel Codice Civile .
I contratti collettivi quindi vincolano solo gli associati alle organizzazioni sindacali che lo hanno sottoscritto. Invece, se una parte o tutte e due le parti del contratto di lavoro non sono iscritte alle associazioni firmatarie del contratto collettivo, è possibile applicarlo di fatto se il datore di lavoro ha aderito al contratto collettivo oppure se c’è un rinvio nel contratto individuale di lavoro alla disciplina contenuta in uno specifico contratto collettivo o alla stessa contrattazione.
Il contratto collettivo è inderogabile dal contratto individuale di lavoro, se questo contiene clausole peggiorative, in questo caso le stesse sono nulle e si ritengono sostituite automaticamente da quelle previste dal contratto collettivo. E’ invece possibile la deroga migliorativa, quella cioè che prevede condizioni più favorevoli alla lavoratrice o al lavoratore.
Il contratto collettivo può essere nazionale e riguardare una categoria di lavoratrici e lavoratori (ad esempio: chimici, metalmeccanici ecc.) oppure può essere aziendale.
Il contratto integrativo aziendale è un accordo valido per i lavoratori e le lavoratrici di una determinata azienda ed i suoi contenuti sono in genere migliorativi rispetto a quelli del contratto collettivo nazionale.
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