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Contrasto alla violenza a 360°

Contrasto alla violenza a 360°

Solidea - È una Istituzione che combatte la violenza contro le donne con interventi integrati. La Presidente di SOLIDEA, Maria Grazia Passuello, ci spiega in che modo

Bartolini Tiziana Domenica, 30/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2012

Maria Grazia Passuello, Presidente e motore di SOLIDEA, ci racconta la genesi di un’esperienza positiva e tutta al femminile avviata nel 2004 con la delibera della Provincia di Roma per la costituzione della prima e unica Istituzione di genere femminile e solidarietà attivata in Italia per contrastare la violenza contro le donne. “Le strutture di partenza erano due Centri a Roma e uno a Valmontone. Da lì abbiamo iniziato la costruzione di una rete operativa pronta all’accoglienza delle donne e a sostenere quelle che intendono intraprendere un percorso di uscita dalla dimensione del dolore. Solidea si è dotata di un piano di azione teso a prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere oltre che a dare sostegno nella fase critica, approccio che fa la differenza rispetto agli interventi centrati solo sulla riparazione del danno, per evitare un assistenzialismo fine a se stesso”. La forza di Solidea è nella capacità operativa quotidiana della rete. “La donna viene direttamente ai Centri antiviolenza oppure telefona: la disponibilità è 24 ore su 24. A volte le segnalazioni arrivano dal Pronto Soccorso, oppure attraverso le forze dell’ordine. NeI Centro la donna trova innanzitutto altre donne pronte all’ascolto: sono operatrici di associazioni di donne che non hanno un atteggiamento giudicante. Se lo richiede, può essere ospitata. L’accoglienza è importantissima: sono donne annientate, che hanno subito violenze fisiche, psicologiche, economiche e sessuali anche per anni (prevalentemente nelle mura domestiche) e che magari non riescono a parlare. Vivere in tale dimensione diventa per loro parte integrante della vita e, negando l’evidenza a se stesse, si negano anche la possibilità di chiedere aiuto a parenti e amici. Il comportamento violento non è più riconosciuto come tale e si pensa che la situazione potrà cambiare. Abituate a relazioni prevaricanti, da noi trovano rispetto per il loro dolore e anche per i loro silenzi, trovano disponibilità e sostegno. Questo in una prima fase, poi per ciascuna si costruisce un progetto individuale, ma è importante anche il gruppo per riacquistare fiducia: è molto salutare vedere che altre lavorano e che cominciano a progettare il loro futuro. Questo è un grande incoraggiamento, una spinta forte. Non obblighiamo le donne a denunciare l’uomo violento, diciamo che possono farlo, che c’è il gratuito patrocinio sostenuto da un pull di avvocate e che la Provincia con Solidea si costituisce parte civile. In questo modo la donna, se denuncia, non è lasciata sola”. Per tutto questo non bastano i Centri, ma occorrono sinergie larghe. “Elaborare il progetto di uscita dalla violenza presuppone l’esistenza di una rete con altre istituzioni (Municipi, Comuni, nidi, scuole ecc) con le quali c’è una corsia preferenziale, ad esempio per garantire l’inserimento scolastico dei bambini ospitati presso i nostri centri, oppure con la ASL per la tutela della salute della donna e dei figli. Per le straniere ci sono le Ambasciate… insomma abbiamo costruito molti legami. La forza di un Centro sta nella capacità di fare un lavoro individuale e di tenere relazioni con una rete di soggetti che concorrono, se necessario, ad entrare in azione per dare risposte ai bisogni specifici di ciascuna”. Il lavoro di tessitura è costante, quindi, e probabilmente non facile considerando le diversità di approccio di ciascun soggetto. “C’era persino chi negava che ci fossero donne vittime di violenza, poi con la formazione sono stati messi in grado di ‘leggerla’, molti operatori hanno ammesso che, semplicemente, non la ‘vedevano’. Poi ci sono diversi momenti di verifica: è una macchina collaudata e sempre rimessa a punto. Recentemente abbiamo stipulato un protocollo con il Tribunale ordinario di Roma, il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Penale, la Questura di Roma, la Prefettura di Roma, il Comune di Roma , l’Associazione Differenza Donna ed alcune realtà ospedaliere, proprio per avere la possibilità di intervene al meglio. Del resto se in questi anni il numero delle donne che si sono rivolte ai centri di Solidea è aumentato del 51%, non vuol dire che è cresciuta la violenza ma è il segno che le donne hanno acquisito fiducia in noi, che gli operatori sono credibili, che siamo sulla strada giusta. Segnalo che in un incontro pubblico rappresentanti delle Nazioni Unite hanno sottolineato che il nostro modello organizzativo è esportabile poiché è quello che dovrebbero fare gli Stati per contrastare la violenza di genere”. In questa sua lunga esperienza che idea si è fatta degli uomini violenti, come si percepiscono? “L’uomo violento non ha la consapevolezza di esserlo, pensa che sia normale picchiare la donna perché non ha un altro modo di relazionarsi. È una modalità che passa in famiglia e che contagia i figli”. Prevenzione, dunque, è la parola chiave che può costruire nuove modalità di relazione e anche salvare tante donne. “È fondamentale partire dalle scuole, dove facciamo un lavoro sulle emozioni e sulle relazioni. Abbiamo riscontrato che tra le maggiori cause scatenanti della violenza ci sono le difficoltà a gestire i conflitti, l’incapacità a riconoscere le ragioni dell’altro, c’è un’idea distorta nei rapporti tra i sessi, basata sul possesso. Ma se si dialoga, i ragazzi acquisiscono consapevolezza dei comportamenti violenti. Lo abbiamo verificato anche con questionari in entrata e in uscita. Riscontriamo tra i giovani una grande solitudine e, purtroppo, l’assenza della famiglia si aggiunge all’inadeguatezza della scuola nel suo ruolo educativo”. L’Osservatorio provinciale è l’ultima ‘creatura’ di Solidea, attivato nel 2006 in collaborazione con la facoltà di Scienze Statistiche dell’Università La Sapienza di Roma per misurare i risultati di questo complesso e delicato lavoro, per monitorare nuovi bisogni e calibrare gli interventi rispetto alle mutate espressioni della violenza, come è il caso delle donne vittime di tratta, delle violenze sulle lesbiche o dello stalking. Infatti le richieste di ricovero e assistenza aumentano - arrivano anche da altre regioni - perché le strutture sono poche rispetto alle necessità. “Le donne nei Centri possono essere ospitate 5 o 6 mesi , oppure completano l’anno se i bambini vanno a scuola. In questo periodo facciamo orientamento al lavoro ma non sempre le donne riescono a raggiungere rapidamente una piena autonomia. Per consentire un altro spazio di passaggio abbiamo aperto una casa della semi-autonomia nel Comune di Ariccia, dove possono rimanere per altri 5 o 6 mesi con una condivisione delle spese con Solidea e il Comune che pagano l’affitto e le utenze. Molte volte succede che le donne si organizzano attività insieme, continuano il loro percorso aiutandosi a vicenda. Nel VII Municipio stiamo per aprire un’altra casa della semi-autonomia”. Quante sono, in questo momento le donne e i bambini presso le strutture di Solidea? “Sono circa 50 tra donne e bambini. Ma c’è una lista di attesa perché la situazione è davvero drammatica e mentre aumenta la richiesta diminuiscono i fondi stanziati e i Centri chiudono. A proposito di bambini, vorrei sottolineare che nei Centri ci sono laboratori ludico-pedagogici in cui si punta a far elaborare ai piccoli le situazioni di violenza che hanno visto e vissuto e a ricostruire la relazione tra madre e figlio”. Quante donne ha visto riprendersi la propria vita? “L’85% delle donne che passano dai Centri ce la fa. Se lo vogliono davvero, ci riescono. Ma bisogna rispettare i tempi di ciascuna, alcune tornano due o tre volte. Le porte devono rimanere aperte: non ci si rende conto che con pochi fondi e con tanta passione si possono dare risposte decisive per la salute e la libertà. E per salvare, davvero, tante vite umane”.

 


Carta dei Servizi (estratto)

Solidea opera su tre diversi piani:

> Gestisce la complessità degli interventi che la Provincia di Roma attua per dare risposte concrete al fenomeno della violenza alle donne, ai problemi di emarginazione, di contrazione dei servizi e di difficoltà nel lavoro;

> Valorizza la cultura di parità maturata in anni di impegno sociale in cui ha sviluppato un patrimonio di capacità e di saperi da raccogliere, promuovere e ampliare;

> Interviene per tessere rapporti internazionali fra donne di paesi e continenti diversi; nel villaggio globale nessuno può più pensare che sia sufficiente una stanza tutta per sé.

Più in particolare Solidea è impegnata a:

- Svolgere campagne di prevenzione attraverso informazione, formazione, seminari, convegni, incontri internazionali, interventi nelle scuole per sensibilizzare alla parità fra uomo e donna;

- Agevolare il reinserimento sociale e lavorativo delle donne in difficoltà attraverso una politica che metta insieme bisogni e risorse;

- Attivare una rete “rosa” in collaborazione con i Comuni e la Regione con l’obiettivo di mettere in relazione tutte le realtà delle donne del territorio;

- Dare vita ad una rete interna alla Provincia per implementare i servizi necessari al benessere femminile e promuovere i luoghi delle donne valorizzandone le attività.



Sede: Via Angelo Bargoni, 8 - scala B - piano 7 - int 14 (00153 Roma) - solidea@provincia.roma.it - tel 06 67664830 - www.solideadonne.it



A SCUOLA DI GENERE

Esperienze di prevenzione della violenza di genere realizzate nelle scuole superiori (a cura di Maria Grazia Passuello e Valeria Longo Ed FrancoAngeli)

Il libro riporta gli esiti del progetto che ha interessato alcune scuole medie superiori di Roma e Provincia dal 2005 al 2009, coinvolgendo le/i ragazze/i, il corpo insegnanti, i genitori e gli Enti Locali. All’esperienza sul campo (calibrata in base alle specificità territoriali) e alla stesura del libro hanno collaborato varie associazioni somministrando questionari e organizzando incontri di avvio e seminari conclusivi per la restituzione dei risultati del progetto. Nelle considerazioni finali si rileva che l’ampio spazio dato ai protagonisti/ragazze/i e alle loro emozioni ha lasciato emergere “l’ambivalente desiderio di sperimentarsi in un rapporto a due” accanto alla “voglia, spesso mascherata e contraddittoria, degli adolescenti di sentirsi accolti con un atteggiamento non giudicante e la sorpresa di poter essere interamente se stessi anche a scuola”.



CONTRO LA VIOLENZA

Rapporto dell’Osservatorio sulle vittime di violenza e i loro bambini della Provincia di Roma (a cura di Francesca Deriu, Ed FrancoAngeli)

Dal 2008 al 2010 le donne seguite dai Centri Solidea sono raddoppiate, oltre 6000 sono stati i contatti telefonici, si conferma la prevalenza della violenza domestica associata a violenze sui minori che sono testimoni involontari. Questi sono alcuni dei dati riportati nel primo Rapporto redatto dall’Osservatorio promosso da Solidea, studio che non si ferma alla descrizione statistica del fenomeno, ma “allarga l’orizzonte a una riflessione più ampia sul quotidiano lavoro di accompagnamento, sostegno e promozione delle vittime di violenza dei Centri della rete Solidea, sui nodi normativi, sullo stalking, sulle buone prassi di fronteggiamento della violenza sui minori”. Il nodo della prevenzione è affrontato attraverso la discussione di un modello di intervento sui comportamenti aggressivi degli adolescenti in alcune scuole di Roma e provincia.

 


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