Emilia Romagna - La Regione cerca soluzioni contro la violenza nei confronti delle donne
Gabriella Ercolini e Laura Salsi Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006
Due tentati stupri in dieci giorni nella sola Bologna, che si aggiungono ai numerosi, inquietanti episodi di cronaca di violenze e abusi perpetrati nei confronti delle donne. In questa estate che volge al termine l’Emilia-Romagna si è scoperta più che mai vulnerabile sul fronte della tutela della sicurezza, della dignità e della libertà femminili, in particolare per quanto riguarda le immigrate. Si moltiplicano, dunque, incontri e dibattiti e gli amministratori si interrogano sulle soluzioni per arrestare questa preoccupante escalation.
Il Comune di Bologna, ad esempio, ha promosso un vertice che ha coinvolto anche Procura, Azienda sanitaria e dipartimento di Medicina legale dell’Università cittadina per fare il punto sulla situazione.
Ma intanto anche la politica non sta certo a guardare. Attivissima in materia è la consigliera regionale del gruppo Ulivo-Ds Gabriella Ercolini, che nella sua veste di coordinatrice delle Democratiche di Sinistra della Federazione di Bologna si sente più che mai sollecitata a cambiare le regole nella società per garantire il pieno rispetto dei diritti delle donne.
«La battaglia – sostiene la consigliera, che ha interessato anche l’Assemblea legislativa della Regione al problema con una risoluzione - è soprattutto culturale. Molti episodi hanno visto vittime di terribili episodi di violenza donne extracomunitarie. Non possiamo massificare gli stranieri e sappiamo bene che ogni comunità ha le sue caratteristiche, il suo codice etico e comportamentale e, per convivere, dobbiamo capirci e rispettarci. Penso dunque che la cosa più utile in questo caso sia quella di costruire patti di relazione con quella parte delle comunità straniere disponibile a dialogare con la nostra, concorde nella condanna a comportamenti mortificanti per la libertà, per l’autodeterminazione delle donne e per le libertà femminili in generale. Servono al contempo politiche di lungo e medio periodo: da un lato educazione dei giovani e formazione per gli operatori che entrano in contatto con situazioni di violenza, dall’altro provvedimenti concreti, per far fronte alla paura e al bisogno di sicurezza, ad esempio aumentando i presidi delle forze dell’ordine e migliorando l’illuminazione nelle aree poco frequentate. E le pene per i reati di violenza non devono solo mirare a fronteggiare la contingenza, ma devono essere inasprite e temute».
Prevenzione e repressione sono le due linee guida indicate dalla consigliera Ercolini, che invita anche a non cercare risposte semplici per un problema che si presenta complesso. «Il pacchetto di proposte da mettere a punto – aggiunge infatti – è enorme, non si può pensare di risolvere tutto con la repressione o con la prevenzione. Accanto a questi due concetti stanno elementi come la politica, la cultura, la società, l’informazione, che non possono essere elusi nell’affrontare temi così complessi».
Sulla stessa lunghezza d’onda è l’altra consigliera regionale Ds, la reggiana Laura Salsi, che sottolinea quanto sia importante in materia l’azione dell’amministrazione.
«A Reggio Emilia – dice - il Comune ha voluto dare un segnale forte di attenzione contro la violenza sulle donne annunciando di voler costituirsi parte civile in un processo per tentato stupro. Un modo per testimoniare che tutta la comunità civile si sente “parte lesa” di fronte a questi episodi. Anche la Regione può fare molto, ad esempio aumentando i finanziamenti ai Centri antiviolenza, che hanno dimostrato di funzionare e di poter essere davvero punti di riferimento per le donne che subiscono violenza».
Un altro ruolo chiave, poi, è quello della politica: le donne Ds di Reggio sono più che mai impegnate a promuovere momenti di confronto e di dibattito perché, anche Laura Salsi ne è convinta, «il problema è decisamente culturale».
«Abbiamo un ritardo da colmare in questo campo – prosegue -. Un segnale di questo “nodo culturale” da sciogliere è il modo in cui i media danno notizia di uno stupro o di casi di violenze in ambito familiare. Non si può continuare a parlare di generici problemi in famiglia: le cose vanno chiamate con il loro nome, uno stupro è uno stupro, è un reato contro la persona, come tale da perseguire e punire. Anche su questo versante bisogna aprire una riflessione».
Un altro campo sul quale si lavora, infine, riguarda il superamento della paura, che troppe volte costringe le vittime di violenza, a maggior ragione se in ambito familiare, al silenzio.
«Ci stiamo interrogando molto sugli strumenti idonei per entrare in contatto con queste donne – conclude la consigliera Salsi -, l’ascolto è un aspetto importante e non si deve pensare che il problema violenza riguardi solo le straniere. Tutt’altro: molti episodi recenti dimostrano che la violenza in famiglia riguarda allo stesso modo molte italiane».
* Consigliere regionali del gruppo Uniti dell'Ulivo Ds
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