Colanicchia Ingrid Lunedi, 12/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2010
L’Emilia Romagna è da sempre protagonista della storia dell’Udi. Nel pieno della Campagna ‘Immagini Amiche’ e a un anno dal suo XV Congresso, abbiamo intervistato alcune delle referenti delle sedi di Modena, Ravenna, Ferrara e Bologna.
Ecco le domande che abbiamo rivolto loro.
1. 50E50, Staffetta di donne contro la violenza sulle donne, Immagini amiche. Cosa pensi rappresenti, nel tessuto socio-politico italiano, la prassi politica dell’Udi?
2. La Staffetta è stata un’occasione privilegiata di incontro con donne delle istituzioni e non e con altre associazioni di donne. Che impressioni ne hai tratto? Cosa distingue l’Udi? E quali rapporti avete mantenuto?
3. Quali iniziative sono previste per la campagna Immagini Amiche e quali sono già state realizzate?
4. L’anno prossimo si aprirà il XV Congresso dell’Udi. Quali aspettative? Quali i temi che ritieni debbano essere all’ordine del giorno?
Bologna. “Far camminare tutte le nostre sinergie”
Katia Graziosi, pensionata di 63 anni, iscritta all’Udi dopo il XIV Congresso
1. Queste campagne sono fra loro strettamente correlate: questioni irrisolte che fanno parte della storia dell’Udi e che abbiamo riproposto con modalità che hanno saputo guardare oltre la nostra prassi politica, dimostrando di poter unire generazioni diverse e orientamenti politici, partitici e sindacali diversi.
Con il 50e50 si è aperta la ricerca di nuove sensibilità, riflessioni, alleanze, al di fuori delle consuete aree di riferimento. Ho vivo il ricordo di quando io e Marta Tricarico (avvocata, all’Udi dal 2002, ndr) siamo entrate al Palazzo della Borsa per presentare la proposta di legge al Comitato della Camera di Commercio per l’imprenditoria femminile. Momenti difficilmente cancellabili di un ambiente, quello della contrattazione borsistica, con zero presenze femminili.
2. La Staffetta è stata una ventata di aria fresca: un’occasione privilegiata di incontro con le istituzioni anche se la vera rivelazione è stata la collaborazione con nuove realtà di donne. L’impressione è che su obiettivi comuni e parole condivise le barriere si possono superare e i percorsi si possono fare insieme. Io e Marta Tricarico non saremmo approdate all’Onu se grazie alla Staffetta non avessimo incrociato le donne di Trenitalia e dell’associazionismo sportivo (v. articolo su Noi Donne dicembre 2009, ndr). E non sarebbe nato il progetto nelle scuole con la collaborazione dei coordinamenti donna dei tre sindacati e successivamente con gli archivi sindacali.
Sul contrasto alla violenza continuiamo ad incontrare i partner della Staffetta ma anche soggetti nuovi chiedendo la formazione continua e qualificata di forze dell'ordine, operatori sociali, medici, magistrati, avvocati. In città vogliamo pervenire, fra le associazioni, ad un protocollo condiviso per un percorso comune in cui ognuno porti la sua specificità e competenza.
3. Il primo obiettivo significativo è stato l’adesione del Comune di Bologna alla campagna “Città libere” dalla pubblicità offensiva nei riguardi delle donne.
Tutti gli incontri e le iniziative promosse sul territorio per l’8 marzo hanno avuto al centro la Campagna ‘Immagini amiche’. Il lavoro più interessante è stato portato avanti nelle scuole dove gli studenti hanno lavorato con una partecipazione superiore al previsto che ci ha persuaso a continuare questo lavoro, coinvolgendo altri istituti superiori della città.
Abbiamo inoltre in programma incontri con responsabili scolastici e pari opportunità per avviare laboratori anche con studenti delle scuole medie inferiori a partire dal prossimo anno scolastico.
4. Ci accingiamo ad affrontare la scadenza congressuale con un’Udi in buona salute e con l’autorevolezza derivatale dalla sostanza del lavoro prodotto. Credo che dovremo riflettere su come far camminare tutte le nostre sinergie. I vecchi schemi centro/periferia o vertice/base sono superati nei fatti. Ora si tratta di riconoscere che siamo una pluralità unita negli intenti ma con diverse ed autonome modalità di esecuzione. Ciò che deve continuare a distinguerci è la nostra autonomia, un’ampia apertura nei riguardi delle altre donne sia organizzate, sia singole, saper ascoltare e ricercare il confronto a tutto campo, ed il reciproco riconoscimento.
Parlando di questi temi mi viene in mente il pancione di mia nuora che partorirà a giorni e in lei osservo come in uno specchio le tantissime della sua generazione cui non sfuggono le storture del mondo che pesano su di loro quotidianamente ma che decidono di non rinunciare al desiderio di maternità e si inventano una conciliazione per essere madri, lavoratrici, precarie, disoccupate. Riusciremo a parlare a queste donne?
Ferrara. L’importanza del lavoro capillare
Liviana Zagagnoni, 57 anni, iscritta dal 1975 e Stefania Guglielmi, 44 anni, avvocata, iscritta dal 2003.
1. Le campagne politiche nazionali di questi anni avevano come filo conduttore la 'democrazia incompiuta'. Questo concetto è entrato nel linguaggio comune attraverso il lavoro capillare svolto, anche insieme a donne e uomini delle istituzioni, donne di altre associazioni, gruppi e singole, senza mediazione o contrattazione, esprimendo così il forte valore delle nostre proposte. Alcuni mutamenti si sono già registrati anche nella politica mista ma talvolta non dichiaratamente esplicitata (basti vedere per esempio i regolamenti interni che alcuni partiti si sono dati sulle candidature paritarie).
2. Le donne – singole, in associazioni, delle istituzioni, delle università, delle scuole, delle città e delle province – hanno trovato nella Staffetta uno strumento per esprimere l’orgoglio di scendere in piazza, parlare con la gente, esprimere la propria creatività, mostrando grande riconoscimento nei confronti dell’Udi che ha lanciato l’iniziativa. In quei giorni si sono creati rapporti nuovi e rinsaldati rapporti antichi o superato antiche fratture.
3. Il 25 novembre 2009, giornata contro la violenza e chiusura della “Staffetta”, abbiamo inviato una lettera ai 26 Comuni della Provincia. Alcuni hanno aderito immediatamente alla nostra proposta, che allora era la 'Moratoria contro la Pubblicità lesiva della dignità della donna'. L’8 marzo abbiamo riproposto il progetto come 'Immagini amiche': molti Comuni, assessorati alle Pari Opportunità, Commissioni donne elette, hanno organizzato dibattiti istituzionali o pubblici, richiedendo audizioni all’Udi (ad esempio il Comune di Ferrara). L’attenzione da parte istituzionale è quindi evidente ma necessita di una rinnovata sollecitazione anche in altri luoghi non istituzionali (luoghi delle donne, luoghi politici, mezzi di informazione) in vista del 25 novembre prossimo.
4. Aver riacquistato, con il XIV Congresso, una dimensione nazionale, ha consentito all’Udi di esprimere maggiore visibilità, credibilità, forza politica e contrattuale con le donne delle forze politiche e istituzionali e delle altre associazioni. I gruppi e le sedi locali ne sono usciti rafforzati e più motivati, così come tantissime donne nuove hanno scelto di partecipare attivamente nell’Udi.
Il XV Congresso si apre, pertanto, con una Udi più moderna, più ampia e con aspettative nuove: esserci ed esserci in tante, con un’organizzazione capillare sul territorio nazionale, necessaria per creare o rinsaldare un contatto forte con le donne delle città e delle province. La valorizzazione della relazione tra i gruppi/sedi ‘locali’, lo scambio e la condivisione, aperto e senza filtri, di informazioni ed esperienze, sarà, pertanto, non solo una priorità ma una necessità, così come la costruzione di un organismo collegiale nazionale in cui le varie realtà territoriali possano trovare un punto di riferimento e di valorizzazione.
Modena. La lunga strada verso la cittadinanza reale
1. Laura Piretti, 61 anni, iscritta all'Udi dal 1978
Queste campagne rappresentano lo sforzo più efficace, fatto dalle donne di questo Paese negli ultimi anni, per incidere sulla cultura maschilista e discriminatoria che ancora lo caratterizza. È uno sforzo culturale indispensabile perché le leggi che ci sono e quelle che chiediamo (Norme di Democrazia Paritaria, una diversa legge che meglio definisca ed affronti la violenza sessuata) siano davvero attuate. A Modena abbiamo verificato il positivo impatto della Staffetta e degli interventi sui consigli di amministrazione e gli organismi dirigenti in fase di rinnovo per il rispetto del “50E50 ovunque si decide”, sul rafforzamento del ruolo delle donne. La prassi politica dell'Udi, nel complesso, rappresenta una vera forza contrattuale nel tessuto socio-politico del nostro Paese. Verso le nuove generazioni significa mostrare nel concreto perché e come cambiare modelli di comportamento e di riferimento.
2. Rosanna Galli, 71 anni, pensionata attiva, iscritta all’Udi dal 1952 a partire dall’ARI - Associazione Ragazze Italiane (UDI)
La Staffetta di donne contro la violenza sulle donne è la scelta di pratica politica più riuscita degli ultimi anni. Tutte ci siamo sentite partecipi di una relazione forte e unite, da Niscemi a Brescia, su un tema che suscita attenzione e voglia di fare. Basta entrare nel sito web dell’Udi per capire che non solo ciò che abbiamo tessuto è di grande impatto ma che, insieme, possiamo aprire nuovi spazi di libertà contro la cultura violenta e gli stereotipi che la generano. Le giovani donne sono state protagoniste nel fissare immagini, nel costruire pensieri e i passaggi dell’anfora di mano in mano sono stati sempre commoventi. Tutti questi momenti d’intensa passione che hanno attraversato la mia città e l’intero Paese, sono profondamente scolpiti nel mio immaginario.
3. Serena Ballista, 24 anni, consigliera comunale delegata alle PO a Bastiglia (MO), iscritta all’Udi dal 2008
L’Udi di Modena ha scelto di declinare localmente la Campagna nazionale ‘Immagini Amiche’ in attività laboratoriali rivolte alle/ai ragazze/i delle scuole superiori. L’obiettivo è fornire alle/ai cittadine/i del domani gli strumenti conoscitivi necessari ad una decostruzione progressiva degli stereotipi femminili veicolati attraverso pubblicità, dei modelli che mirano a banalizzare la complessità identitaria delle donne in quanto esseri umani. Le/gli studentesse/i sono chiamati a “catalogare” le pubblicità che favoriscono una convivenza rispettosa tra i generi e quelle che la ostacolano, analizzandole una ad una secondo una prospettiva di genere. L’insieme delle pubblicità raccolte e catalogate saranno allestite in una mostra itinerante e costituiranno il contenuto dei Quaderni Bianchi destinati al Parlamento Europeo, a testimonianza delle consapevolezze acquisite dalle/dai ragazze/i contro una socializzazione forzata nei confronti di una cultura discriminatoria delle donne.
4. Rosanna Galli
Dare continuità e respiro nazionale al percorso politico, sociale e culturale avviato negli ultimi anni. Darci una struttura che sappia gestire novità e aspettative delle giovani con strumenti, metodologie e pratiche nuove. Costruire visibilità e contrattualità per conquistare diritti di cittadinanza reali, comprese le risorse. Dobbiamo continuare a fare storia come donne e a farci interrogare sul patrimonio di lotte e di idee di ben 65 anni.
Ravenna. Con lo sguardo rivolto al futuro
Lorenza Bartolotti, pensionata di 61 anni, iscritta all'Udi dal 1972
1. L'Udi ha potenzialità e risorse di cui non tutte le associazioni dispongono: una storia cui attingere, una lunga esperienza di politica delle donne, un radicamento nel territorio nazionale. Questo è un patrimonio comune da conservare e trasmettere: le campagne sono un'occasione importante per farlo, ma non bastano. Dobbiamo riuscire a dare motivazioni e senso generale alla nostra politica.
Io mi sono avvicinata all'Udi ancora adolescente leggendo Noi donne: lì trovavo risposte al mio desiderio di cambiamento e di libertà e gli strumenti per pensare a quale donna volevo diventare. Credo che molte cose siano cambiate nelle giovani donne di oggi, ma ritengo che i bisogni di riconoscimento e di costruzione dell'identità personale non siano molto diversi da ieri e penso che l'Udi potrebbe porsi l'obiettivo di essere punto di riferimento per molte attraverso un maggiore impegno a leggere l'oggi e ad intercettare desideri e aspettative delle donne e delle ragazze.
2. Il tema della violenza si è dimostrato un tema unificante e centrale per moltissime donne: su di esso le donne hanno saputo condividere pensiero ed azioni, coniugando politica, solidarietà, lavoro sul campo. La Staffetta nasce in una realtà che da decenni vede impegnate quotidianamente tante donne nei centri e nelle associazioni antiviolenza in tutta Italia. L'Udi ha saputo cogliere e dare forza alla politica delle donne contro la violenza: credo sia stato questo il segreto del successo della Staffetta.
Quanto alle relazioni stabilite durante e per la Staffetta, queste ci stanno permettendo di affrontare insieme la trentennale questione di una “Casa delle donne” nella nostra città e provincia. Non è poco!
3. La Campagna ‘Immagini Amiche’ ha già ottenuto i primi risultati: molti Comuni della Provincia di Ravenna si sono impegnati a liberare i propri territori dalla pubblicità offensiva della dignità delle donne e i Sindaci insieme all'Udi di Ravenna e a Federpubblicità/Confesercenti hanno invitato gli operatori pubblicitari a fare altrettanto. Abbiamo inoltre avuto notizia che si stanno verificando controlli supplementari sulle pubblicità prodotte dagli Enti Locali, con risultati positivi.
4. Mi aspetto meno burocrazia e autoreferenzialità e più politica. I temi non ci mancano e neppure buone elaborazioni: i documenti prodotti sui temi della democrazia duale, della violenza contro le donne, della dignità e libertà femminile, della procreazione e maternità, del lavoro, della inviolabilità del corpo delle donne sono tutti lì e aspettano di diventare materiali congressuali. Quello che andrebbe approfondito è lo “sfondo”, cioè uno sguardo alla vita e al futuro delle donne, in particolare giovani, e a come si ricostruisce speranza e politica di libertà femminile. Anche questo può fare l'Udi, non da sola ma aprendosi al confronto e al contributo di tutte le donne femministe, studiose, intellettuali che hanno a cuore la libertà delle donne. Quale migliore occasione per farlo di questa fase precongressuale?
Ma per predisporci a questa fatica, dobbiamo trovare una modalità di relazione politica tra di noi che ce lo consenta: se saremo tutte impegnate in conflitti interni all'associazione, pensando che si possano risolvere a colpi di statuto o di regolamenti, cioè burocraticamente, non potremo fare altro che essere ripiegate su noi stesse e autocelebrarci per sentirci forti
Se invece troveremo il modo di affrontare anche i conflitti interni a partire dalla riflessione politica su cosa siamo e possiamo essere oggi e dove vogliamo andare, allora potremo fare un Congresso importante per noi e per le donne in Italia.
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