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Consultori familiari a Trieste / Il comunicato del Comitato di partecipazione e di NUDM

Consultori familiari a Trieste / Il comunicato del Comitato di partecipazione e di NUDM

Chiusura Consultori a Trieste: un anno dopo. A che punto siamo?

Sabato, 01/02/2025 -

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del
COMITATO DI PARTECIPAZIONE PER I CONSULTORI FAMILIARI E DI NON UNA DI MENO DI TRIESTE
Chiusura Consultori a Trieste: un anno dopo. A che punto siamo?

Come Comitato di partecipazione per i Consultori familiari e Non Una di Meno Trieste siamo qui ad un anno dalla chiusura di 2 sedi di Consultorio familiare avvenuto il 24 gennaio 2024.
Ci dispiace contraddire quanto detto dal direttore generale di ASUGI nell’intervista apparsa su Il Piccolo del 22 gennaio ma se la legge n.34/1996 indica precisamente 1 sede ogni 20 mila abitanti e lo stesso standard è stato ribadito dal DM n.77/2022 e persino dalla Regione FVG nella delibera della giunta regionale n.2042 del 29 dicembre 2022 pag.39 (collegata al predetto decreto e al PNRR) allora proprio di chiusura di sedi di Consultorio familiare si tratta.

Singolare l’affermazione che “a Trieste non serve 1 consultorio ogni 20 mila abitanti” non suffragata da ulteriori spiegazioni.  Vogliamo inoltre precisare che la sede di via Sai citata nell’intervista non è una sede di accesso per tutti gli interventi consultoriali ma appunto svolge un’attività specialistica, peraltro già esistente in altra sede, verso minori vittime di abuso e maltrattamento.
Le motivazioni date dall’Azienda Sanitarie erano basate sull’assunto che bisognava cambiare in nome di un futuro, e a loro dire, sicuro miglioramento dei servizi resi alle cittadine e ai cittadini, derivante dall’accorpamento del personale in 2 sole sedi nel territorio cittadino ovvero:
• Sostituzione garantita del personale (pensionamenti, dimissioni, trasferimenti).
• Servizi migliori per l’utenza, ad esempio potenziamento dell’assistenza domiciliare
• Garanzia all’utenza di scegliere a suo piacimento la sede a cui rivolgersi, al di là della propria residenza
• Spazi più adeguati per poter operare con la presenza garantita di una équipe multidisciplinare in una fascia oraria più estesa
• Open day nelle sedi

Oltre a queste promesse non ci risulta che ASUGI abbia mai reso pubblico uno o più atti che spiegassero in modo trasparente e oggettivo quali erano stati i problemi e le criticità che hanno reso necessaria una riorganizzazione così radicale di un servizio apprezzato dall’utenza e frequentato in tutte le 4 sedi cittadine. Nella recente intervista il Direttore afferma che una criticità era un “servizio frammentato”. Su quali dati si è basata questa valutazione? Se ci sono perché non sono stati mai resi noti?

Il Consultorio familiare prima era riconoscibile nell’organigramma e nell’atto aziendale come una struttura organizzativa definita, prevista dalle leggi che così lo denominano. Oggi una struttura organizzativa che si chiami “Consultorio Familiare” non esiste più in ASUGI. In tutto l’atto aziendale il termine “Consultorio Familiare” non compare mai, pur essendo un servizio normato con leggi nazionali e regionali, e con compiti specifici previsti nelle medesime leggi. Compare solo a pag. 46 una dicitura generica, peraltro tra parentesi, in cui si fa riferimento a “funzioni consultoriali”. Di conseguenza anche la segnaletica nelle sedi ha seguito la stessa sorte e solo dopo nostra segnalazione e dopo aver portato concretamente nelle sedi dei cartelli con il nome Consultorio familiare la segnaletica è stata reintegrata. Sconcerta che il direttore generale di ASUGI si rivolga a questi importanti e riconosciuti servizi come “i cosidetti Consultori” come se non fossero servizi denominati e normati per legge da decenni. “Cosiddetta” sarebbe più appropriato definire la struttura complessa frutto di questa riorganizzazione, con un nome di fantasia e difficile da ricordare per la popolazione, mai citata da leggi nazionali o regionali e di cui la cittadinanza non dispone attualmente una spiegazione dettagliata e chiara del suo funzionamento e dei servizi che eroga in modo da poterli esigere.


Riprendendo gli annunci e le promesse fatte un anno fa:
Sostituzione garantita del personale (pensionamenti, dimissioni, trasferimenti): nel 2023 si sono verificate nuove assenze di personale che hanno riguardato 1 ginecologa , 1 assistente sociale e 2 ostetriche a tempo pieno. Non ci risulta siano state sostituite. Ad oggi la situazione si è ulteriormente aggravata, si sono aggiunte alle assenze altre 2 ginecologhe, 1 assistente sociale e 2 psicologi a tempo pieno che si sono licenziati. Nell’intervista di due giorni fa il DG ha detto che “il turn over è stato garantito” citando nel dettaglio le varie acquisizioni. Ma da quanto riferito dai sindacati nella stessa pagina del quotidiano ciò non risulterebbe, si citano criticità non coperte ad oggi e che sono emerse in assemblea sindacale. Pensiamo inoltre che la ginecologa che sarà assunta a tempio pieno non coprirà comunque tutte le ore perse dal 2023.
Servizi migliori per l’utenza, potenziamento dell’attività domiciliare: e infatti già dallo scorso anno non è più possibile per le donne adulte avere un appuntamento con la ginecologa, come avveniva prima della riorganizzazione. Gli appuntamenti vengono dati in Consultorio solo se richieste visite per contraccezione, gravidanza, interruzione volontaria di gravidanza, menopausa. Quindi alla carenza di personale si risponde con la riduzione degli interventi? Perché non è più erogata da mesi una visita che rappresenta nella maggioranza dei casi il primo punto di accesso universale per le donne e che era l’occasione di promuoverne e tutelarne la salute qualunque sia l’orientamento sessuale, identitario e di scelte riproduttive? La tutela della salute della donna, prevenzione e terapia delle malattie sessualmente trasmissibili ecc. è un livello essenziale di assistenza (LEA art.24 lettera d) e dove può essere svolta se non in Consultorio? La visita ginecologica in Consultorio è ben di più di prestazione specialistica, è anche l’occasione per dare voce ad altri bisogni, uno spazio dedicato e delicato in cui il collegamento con il resto dell’équipe diventa più facile e immediato. Ci risulta che queste richieste vengono dirottate nell’attività della specialistica ambulatoriale distrettuale con pagamento del ticket (in Consultorio la visita era gratuita) e, non essendo state aumentate le ore di attività di quelle specialiste, la lista d’attesa, prima contenuta, si è allungata in modo considerevole. Quando è stato promesso il potenziamento dell’assistenza domiciliare ci era parso di capire che fosse stato rilevato un bisogno che con la precedente organizzazione non sarebbe stato soddisfatto. Oggi scopriamo invece che non c’è bisogno di potenziarla. È davvero così? Delle due qual è quella giusta?
Garanzia all’utenza di scegliere a suo piacimento la sede a cui rivolgersi, al di là della propria residenza: non sembra che sia proprio così. Infatti ci risulta, da più segnalazioni che la libera scelta sulla sede a cui rivolgersi si è rivelata solo per alcuni interventi, quelli ginecologici principalmente, e non per tutti. In più casi non è stata la donna a scegliere dove fare la visita ginecologica ma è stata mandata dove c’era effettivamente la possibilità di farla, anche nei comuni limitrofi. Inoltre viene segnalato che non c’è più la continuità con la stessa ginecologa, cosa prima garantita. Questi aspetti si acuiranno con le ulteriori carenze di personale di ginecologia.
Spazi più adeguati per poter operare con la presenza garantita di una équipe multidisciplinare in una fascia oraria più estesa: L’orario di attività nelle due sedi cittadine è stato effettivamente ampliato dalle 8 alle 20, ma non risulta che nelle 12 ore sia sempre presente l’équipe multidisciplinare al completo come prospettato. E come poteva essere vista la carenza di personale fin dall’inizio e ancor di più oggi che è peggiorata? Rispetto agli spazi segnaliamo come nota critica la scelta di raggruppare il personale sanitario e quello psicosociale in spazi separati, non contigui cosa che non favorisce il lavoro d’équipe, anzi. In via Stock addirittura su due piani diversi! Si segnala inoltre che nelle sedi di Duino Aurisina, San Dorligo-Dolina e Muggia non è mai presente l’équipe multidisciplinare completa, neanche a giornate, come da diverso tempo. Questo è uno dei miglioramenti che ci si aspettava e che non è avvenuto, per cui in queste sedi sono presenti a giornata solo ginecologa e ostetrica mentre se si ha bisogno dell’assistente sociale o della psicologa bisogna andare a Trieste, in via Stock o in via Valmaura. Diversamente da quanto affermato nell’intervista dal Direttore Poggiana non abbiamo 5 Consultori Familiare, perché solo nelle due sedi cittadine è presente l’équipe multidisciplinare completa.
gli Open day annunciati in cui la cittadinanza tutta avrebbe avuto modo di visitare le sedi e conoscere l’organizzazione e le attività non sono stati organizzati in quanto dichiarati nell’intervista “non necessari”. Ci pare una valutazione alquanto singolare, gli open day non sono giornate con ingresso libero per tutti, durante le quale le istituzioni aprono le porte ai visitatori o a coloro che vogliono ottenere informazioni? Su quali basi sono stati considerati non necessari vista anche l’importante riorganizzazione dei servizi? Li aspettiamo!

Il Comitato il 15 gennaio 2024 ha inviato ad ASUGI una richiesta formale con PEC di dare corso all’attuazione dell’art. 4 della legge regionale n.81/78 che riguarda i Consultori Familiari, che prevede forme di partecipazione dell’utenza e del personale alla promozione delle attività e all’organizzazione di questi servizi. Anche altre organizzazioni associative hanno avanzato questa richiesta. Non è mai pervenuta una risposta.
Concordiamo solo su un concetto espresso dal DG, che migliorare si può sempre e che quindi anche i Consultori familiari si potevano migliorare in particolare in quelle aree che non fossero già un’eccellenza. Ma l’unico modo era questo? Senza sentire il personale che vi lavora? Senza neanche dedicare un’analisi tecnica approfondita?
Servivano forse quelle sedi (via Sai 7 e via San Marco 10) per collocarvi altri servizi anche questi accorpati?
Citiamo qui anche la riorganizzazione dei servizi dedicati ai minori (ex UOBA). Ci risulta che attualmente esiste un’unica struttura organizzativa e anche qui sono scomparse le sedi territoriali con le relative équipes multidisciplinare che sono state smistate in più sedi. In via Vespucci e in via San Marco (nei locali dove c’era il Consultorio) dove operano psicologi, logopedisti e l’équipe per i minori di lingua slovena; in via Sai 7 dove operano i fisioterapisti; il servizio infermieristico domiciliare, ex UOBA anch’esso, è stato accorpato al Servizio infermieristico distrettuale ed è allocato presso l’Ospedale maggiore. Riprendendo segnalazioni apparse sul quotidiano locale in questi mesi questa nuova organizzazione ha davvero migliorato il servizio per le famiglie che hanno figli minori fragili, con malattie oncologiche, cronico degenerative, disabilità di varia natura? Perché devono fare il giro delle sette chiese per avere interventi che prima richiedevano in un unico luogo? Esiste solo questa modalità per migliorare i servizi?
Attendiamo delle risposte e continueremo ad essere presenti e a vigilare, domani sabato 25 gennaio al mattino faremo un volantinaggio per le vie della città, informando e sensibilizzando la popolazione.
Inoltre entro la fine di febbraio presenteremo in un evento pubblico i risultati di un questionario sui Consultori familiari, distribuito tra maggio e dicembre 2024, a cui hanno aderito 1660 soggetti

Il depotenziamento dei Consultori non riguarda solo in territorio di Trieste! Ci risulta una generale sofferenza in tutta la regione e fuori regione, quindi siamo di fronte ad una politica sanitaria che riduce di fatto l’intervento pubblico.
Riportiamo solo a titolo di esempio fra gli altri: nella sede del Consultorio di Monfalcone non vengono più offerti i gruppi di pre e post partum in quella sede. Le donne devono andare a Gorizia nella nuova struttura, tanto decantata alla sua inaugurazione, che non è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e quindi se non sei automunita, resti a Monfalcone e non accedi ad un servizio che sarebbe universale oltre che un livello essenziale. Il personale sanitario dei Consultori è stato trasferito nella nuova struttura e il personale psicologico e sociale è rimasto nelle vecchie sedi, quindi l’équipe multidisciplinare è stata “spaccata” e ha responsabili diversi. Ci risulterebbe che l’attività di Spazio Giovani non venga svolta né a Gorizia né a Monfalcone. Ci risulta inoltre che una sede di Consultorio familiare chiuderebbe a Cividale. Saremmo molto contente di essere smentite da queste nefaste notizie!
L’attuale riorganizzazione riduce la presenza a Trieste come altrove di presidi socio sanitari vicini alle persone, con la conseguenza di snaturare la particolare qualità dei Consultori Familiari. Quella frutto delle riflessioni, proposte ed esperienze dei movimenti delle donne che avevano lottato per un luogo di cura della salute di tuttÉ™, caratterizzato dall'approccio multidisciplinare e globale, accolto nella legge nazionale e regionale, che ora viene calpestato e cancellato impunemente.

Trieste 24 gennaio 2024
Comitato di partecipazione per i Consultori Familiari Non Una di Meno Trieste


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